Roberto Baggio. Il compleanno di un’Artista

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Roberto Baggio
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Gianni Agnelli una volta disse, parlando di Roberto Baggio: “E’ Raffaello”. L’Avvocato Agnelli era un grande intenditore di calcio, le sue frasi, le sue definizioni potevano essere leggere come una piuma o indigeste come un sasso. Con lo stesso Baggio ha avuto un rapporto ondivago, tra l’esaltazione di un grande talento e la tiratina d’orecchi per ciò che era in grado di fare e non sempre faceva. Ma quella sua frase in cui paragona il talento di Caldogno al genio di Urbino, è essa stessa un capolavoro. Di verità. Il 18 febbraio Roberto Baggio compirà 54 anni, essendo nato a Caldogno, in provincia di Vicenza, nel 1967.


Roberto Baggio, patrimonio italiano

Nel calcio italiano vi sono stati tanti grandi campioni che si sono identificati con una città ed una maglia, creando dei connubi indissolubili. Gigi Riva ed il Cagliari, Gianni Rivera ed il Milan, Sandro Mazzola e l’Inter e, per avvicinarci di più ai giorni nostri, Alessandro Del Piero e la Juventus e Francesco Totti e la Roma. Roberto Baggio no. Roberto Baggio è stato diverso. Ha donato a piene mani calcio e sogni a tante squadre, di tante città diverse; in ordine sparso Vicenza, Fiorentina, Juventus, Milan, Inter, Brescia, Bologna. Ovunque ha lasciato ricordi indelebili ed emozioni incancellabili.

Roberto Baggio e Alex Del Piero
Eccoli insieme Raffaello Baggio e Pinturicchio Del Piero come li definì l’Avvocato Agnelli

Roberto Baggio, patrimonio mondiale

Roberto Baggio deve essere sicuramente annoverato tra i più grandi campioni del calcio di tutti tempi. Sicuramente è stato il più grande talento del calcio italiano degli ultimi 50 anni. La sua fama ha raggiunto tutti i continenti. Di Diego Armando Maradona si narra sempre come sia stato l’unico calciatore a vincere un Mondiale di calcio giocando praticamente da solo, non avendo compagni di alto livello al suo fianco; Roberto Baggio è stato uno dei pochi giocatori che potevano eguagliarlo in quella titanica impresa.

Nel Mondiale 1994, giocato negli Stati Uniti, con commissario tecnico Arrigo Sacchi, Baggio ci trascinò con le sue reti fino alla finale persa ai rigori contro il Brasile. Baggio sbagliò il tiro dal dischetto, un errore che non si è mai perdonato. Quell’errore non può e non deve far dimenticare ciò che di straordinario Baggio fu capace di realizzare nell’intero torneo e, comunque, quel mondiale lo consacrò, con tutti i crismi, fuoriclasse universalmente riconosciuto.

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Roberto Baggio

Roberto Baggio, poco amato dagli allenatori

Per questa sua incommensurabile diversità tecnica e tattica, non ha mai legato profondamente con i tecnici che lo hanno guidato. Eppure lo hanno allenato i più grandi tecnici della sua epoca, da Sacchi a Capello, fino a Lippi. Era indefinibile ed incollocabile in mezzo al campo, era un numero dieci oppure cosa? Michel Platini lo definì un 9 e mezzo. Baggio era soltanto un genio a cui occorreva consegnare il pallone, poi. al resto, ci pensava lui ed erano problemi seri solo per gli avversari. Per questo non era amato dai grandi tecnici, lui andava oltre ogni disposizione tattica, la frantumava con la sua classe e consegnava vittoria e spettacolo su un piatto d’argento ai suoi allenatori. I quali, però, non la prendevano bene, perché spesso, quelle vittorie, portavano in calce la firma di Roberto Baggio e non la loro.

Roberto Baggio come Raffaello

Roberto Baggio quelle emozioni incancellabili l’ha dipinte con i suoi piedi. Destro, sinistro, slalom ubriacanti e punizioni all’incrocio, il suo repertorio era illimitato come il timore di ogni difensore di fare una brutta figura quando gli si parava dinanzi. Baggio è stato per il Calcio quello che Michael Jordan è stato per il Basket o John McEnroe per il Tennis. L’essenza del gioco, dove il talento, la fantasia, l’essere sempre e costantemente fuori dagli schemi, anche tattici, sono stati messi a disposizione dello spettacolo. Quello puro. Quello che amano gli esteti. 

Raffaello amava vivere, era gioioso e questa gioia la si ritrovava nella straordinaria spontaneità dei suoi lavori; Roberto Baggio in campo era gioioso e questa gioia la si ritrovava nella straordinaria spontaneità del suo calcio.

Roberto Baggio ha rappresentato l’esatta antitesi alla noiosa banalità del calcio attuale.

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