Come ciclicamente succede entriamo a contatto con discipline di cui conosciamo la forma, l’espressione, ma non ne comprendiamo a pieno la sostanza, soprattutto se si parla di sport invernali.
Ne diamo una valutazione sommaria, superficiale, esclusivamente estetica priva di contenuti che possano descriverne la preparazione, il lavoro necessario per giungere alla prestazione.
Il Pattinaggio artistico, o meglio pattinaggio di figura, è una di queste.
Mi sono imbattuto nelle prove olimpiche e ogni volta la reazione è sempre la stessa.
Da una calma apparente prima dell’esercizio cresce secondo dopo secondo la tensione e l’ansia tra passi, prese, sollevamenti e salti lanciati.
Sei totalmente coinvolto dal gesto atletico, dalla coreografia, dal sincronismo sapendo che l’errore può costare l’intera gara.
Diventi elettrico.
La tensione ti stringe al limite del trattenere il respiro che esplode liberatorio con un grande soffio al termine della musica.
E questo è solo l’effetto di colui che assiste.
Immediatamente dopo, a mente fredda, ne elabori le difficoltà ma soprattutto la complessità.
Un pattinatore è 3 uomini/donne messi insieme. Una sorta di supereroe che deve fondere 3 personalità e caratteristiche che lo facciano andare più veloce, più in alto, più leggiardo, che non lo facciano mai cadere.
È un calcolatore, un matematico con i pattini che si deve distinguere per precisione ed equilibrio con appoggi precari dipendendo dalla prestazione dell’altro e contando non solo sui propri calcoli. Uno studioso del suo corpo e di quello del proprio partner che ripone la propria fiducia, la propria storia nelle mani di qualcun altro.
È una ginnasta che vive l’acrobazia a temperature sfavorevoli alla mente ed ai muscoli, che si esprime su una trave scivolosa ed in movimento e per la quale dovrà lavorare in forza, elasticità,
È un ballerino che mescola il ritmo all’agonismo, la musica ai punti, l’espressione al risultato.
3 personalità in un atleta.
3 lavori da fare divisi e contemporanei.
Già questa descrizione appena la si scrive, appena la si legge, mette tensione.
Poi, proprio come quando finisce la gara, ragioni sulle qualità e sul lavoro necessario per arrivare ad alto livello e ti rendi conto che tutto questo potrebbe essere messo a rischio in un centesimo di secondo.
La tensione diventa elettricità. L’elettricità si trasforma in ansia.
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