Buongiorno,
sto con un ragazzo, più piccolo di due anni, da due anni ormai, innamorati felici, sicuramente ci sono state crisi ma non ci hanno mai impedito di andare avanti. Io sono una ragazza diciamo comune, laureata, avvio il mio lavoro ho le miei amiche e la mia famiglia, non ho un carattere facile, sono molto forte anzi delle volte tendo a schiacciare, tant’è che Andrea (il mio ragazzo) mi ha confessato che delle volte fa “quello che voglio” per non sentire lamentele o io che mi arrabbio.
A parte questo piccolissimo dettaglio sono una ragazza solare molto disponibile e vengo definita la persona su cui contare sempre.
Questa premessa l’ho fatta per distinguere il fatto che, in contrapposizione, Andrea è una persona molto chiusa, estroversa socialmente ma non comunica quasi mai i suoi problemi o gli stati d’animo negativi, lui ha ripreso i suoi studi dopo anni di lavoro e ha alle spalle una famiglia non molto facile che forse più di me lo schiaccia e non gli permette di vivere la sua vita tranquillamente.
Lui non ha tanti amici e quelli che ha non li trovo vere amicizie ma solo compagni di birra una o due volte al mese, anche con loro lui non si esprime..
Bene, dopo 2 settimane di quarantena non facili, che mi hanno fatta sentire priva di libertà e con tanta rabbia dentro, abbiamo avuto una delle nostre ennesime litigate.
I suoi sentimenti per me ora sono in dubbio, cosa che 10 giorni fa non esisteva. Io ogni tanto lo chiamo e gli scrivo lui mi risponde e sembra non gli dispiaccia sentirmi, gli si ammorbidisce la voce e parla, anche se non molto. Ma quando gli scrivo, a volte risponde in maniera secca, il che mi fa intuire che non ci sia niente da fare.
Riassumendo ricevo messaggi contrastanti è una perenne contraddizione a volte sembra non esserci storia a volte sembra che tutto piano piano si stia riavviando. Ieri dopo averci parlato al telefono ho chiesto se mi amasse o se sapesse in che stato fossimo noi e la sua risposta è stata, come sempre ormai, NON LO SO.
Qualsiasi domanda lei si stia ponendo ora la risposta che lui le darebbe è sempre questa.
Sto letteralmente uscendo di testa perché non riesco proprio a capire.
Fra l’altro quando parlavamo gli ho detto “sono io, la tua piccola, quella con cui fai viaggi ti diverti” e lui mi ha risposto non lo so non riesco a ricordarmelo.
Questa crisi è molto pesante e il fatto di non poterci nemmeno vedere, non credo che ci stia aiutando, anzi come dice lui, sembra quasi che mi sia richiudendo in un cassetto e mi stia dimenticando.
A.
La risposta
quarantena o libertà, vedo che neanche la nuova generazione perde il vizio.
Ecco, in ordine sparso, le prime dieci fesserie che chiamiamo amore:
1) ci vuole pazienza, ha avuto un’infanzia/adolescenza/gioventù universitaria difficile
2) ci vuole pazienza, si sta costruendo una grande carriera ed è preso
3) ci vuole pazienza, sono state le brutte esperienze sentimentali prima del salvatore (io)
4) ci vuole pazienza, ha _____* vario problema codificato dalla psicologia
5) ci vuole pazienza, è del segno dei pesci ha Marte inverso fino al 3 settembre
6) ci vuole pazienza, in fondo sta con me
7) ci vuole pazienza, le cose che contano richiedono tempo
8) ci vuole pazienza, è un periodo difficile
9) ci vuole pazienza, dice che mi ama più di quanto amava quelle di prima
10) ci vuole pazienza, c’è una grande compatibilità e non mi annoio mai.
Ci vedi la tua scusa, là in mezzo, A.?
Esistono quelli che ti costringono a pensare – e lo vogliono fortissimamente – che dovrai essere alla loro altezza. Sono eccezionali. Te li dovresti meritare, insomma. Furberia sentimentale che funziona ma dura poco, questione di tempo e t’accorgi che l’eccezionale eri tu a sopportare.
Le più oneste di noi ammettono la biografia minima: era un fesso. Ma forse ero più fessa io.
La mancanza di autostima
Già dicemmo che la banalità della mancanza d’autostima entra in un solo paragrafo: se divento più divertente, più comprensiva, se dimagrisco o ingrasso, se riesco a non annoiarlo, se capisco come si fa a essere presente e assente il giusto, se usciamo e mi trova elegante/desiderabile/indifferente. Se cambio il guardaroba, se mi adeguo ai suoi interessi. Se inizio a mostrarmi decisionista e comandina così imposto il rapporto come dico io, se mi sforzo a recitare la parte di quella mai aggressiva e astutamente docile. Se imparo a essere dolce anche quando discuto. Se mi faccio vedere autoritaria. Se sparisco. Se gli provo che ho talento a non stargli addosso. Se lo convinco che vivrò bene anche senza di lui. Se studio l’arte della gattamorta. Se gli dimostro quanto me ne frega dell’amore.
L’amore in 3 categorie
Siamo sempre allo stesso punto, con l’amore, sempre storicamente divisi in tre. Eccoci.
1) Tu sei strano io ti curerò.
È la vocazione storica, l’infermiera. Ti cura e ti liscia come un gattino affamato finché uno dei due si stufa (riverire snerva, essere riveriti pure). Un bel giorno l’infermiera trova uno della classe 3) (vedi seg.) e abbandona l’oscuro maledetto al suo destino di oscurità.
2) La strana sono io, curami tu.
Il talento senza tempo, la gattamorta con disturbi. Lei ha equilibrio instabile, necessita supporto e lui si innamora delle tare psichiche confondendole per originalità di carattere. L’autogiustifica del poverocristo che si mette dietro i guai della pazzerella è che con lei non s’annoia.
Dura per un po’, alla fine ci si accorge che nella vita si rincorre tutti un desiderio identico: normalità.
3) Siamo entrambi semiequilibrati, pigliamoci.
Dicesi coppia stabile. Come sai che è la relazione giusta? Se entrambi pensano “potrei stare/sono stato molto meglio di così” e nessuno muove una virgola. Perché? Appartiene a un apprendimento minimo e quasi inconsapevole tra umani: addizioni, sottrazioni e saper riconoscere chi è amore e chi una cambiale.
Inviate le vostre storie di relazioni difettose, complicate, attorcigliate, tormentate o semplicemente “incasinate” a [email protected] (e avrete le risposte)
L’articolo Le relazioni difettose – L’amore alla resa dei conti (forse) a causa della quarantena sembra essere il primo su iO Donna.