“La passione di Cristo”: stasera in tv sul Canale Nove il messia pulp di Mel Gibson

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Jim Caviezel e Mel Gibson sul set di La passione di Cristo. (Archivio RCS)


Nel palinsesto pasquale immancabile La passione di Cristo di Mel Gibson, in onda stasera alle 21.15 sul canale Nove. Due ore di racconto sulle ultime 12 ore della vita di Gesù: dalla preghiera nell’orto degli ulivi alla morte sulla croce, passando per il tradimento di Giuda e il processo condotto dal Ponzio Pilato. Fino a qui tutto bene, se non fosse per la scelta “estrema” del regista-attore australiano, quella cioè di ricreare con un iperrealismo spinto fino all’eccesso splatter passaggi salienti come la flagellazione e la crocifissione.

Privata dunque dei tratti rassicuranti cui siamo stati abituati dal catechismo e dalle innumerevoli trasposizione illustrative, la Via Crucis diventa per Gibson un lungo, insistente e assillante flusso di sangue e carne macellata. Polemiche e critiche a non finire, ma sfracelli al botteghino.

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La passione di Cristo secondo Mel

Fervente cattolico, forte del successo di film come come Braveheart (1995), Mel sognava da tempo di realizzare un film dedicato al messia. Basandosi fedelmente ai Vangeli – specialmente quelli di Matteo e Luca – e sui diari della mistica tedesca Anna Katharina Emmerick, Gibson si concentra solo sugli ultimi momenti della vita di Cristo. Facendo dialogare gli attori con le lingue parlate correntemente nella Giudea di allora: il latino degli “occupanti” romani e l’aramaico dei nativi. Proprio per conferire quel realismo che ossessionava il regista-attore.

Ma appunto le buone (?) intenzioni di Gibson non riuscirono a salvare la pellicola da critiche pesantissime. «Pornografico» il commento con cui Franco Zeffirelli liquidò La passione – autorizzato a parlare in quanto regista dello sceneggiato di grande successo su Gesù del 1977. Un sunto brutale della maggior parte delle recensioni dell’epoca che contestavano al regista un’inclinazione quasi perversa nel descrivere minuziosamente le atroci sofferenze del corpo del figlio di Dio. Oltre alle discutibili scelte di regia, come la lacrima gigante di Dio che piove dal cielo durante la crocifissione.



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Il set in Italia

Girato a Cinecittà, Craco in BasilicataMatera – sulle stesse location spoglie di Il vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini – il film ha fatto largo uso di maestranze ma soprattutto di attori italiani. Monica Bellucci nei panni della prostituta redenta Maria Maddalena il nome più noto, ma anche scelte ritenute alquanto bizzarre, come il diavolo Rosalinda Celentano. Senza dimenticare Claudia Gerini, Sergio Rubini e Sabina Impacciatore.

Le location però furono letteralmente flagellate da una serie di incidenti ed episodi strani. Jim Caviezel, che incarna il Nazzareno, si slogò una spalla, si ammalò di polmonite – causata dalle fredde temperature dell’inverno lucano – e fu addirittura colpito da un fulmine. Fortunatamente, per le scene più truculente, come le mani e i piedi inchiodati alla croce, fu sostituto da un robot. Capace di simulare perfettamente i movimenti più piccoli del corpo, grazie al comando remoto che Gibson azionava personalmente.

Maia Morgenstern (Maria) e Monica Bellucci (Maria Maddalena) in una scena del film. (Archivio RCS)

Il sequel da tempo annunciato

Stando alle parole di Jim Caviezel – durante un’intervista al canale conservatore americano Fox News – Mel Gibson starebbe quasi per completare la quinta versione dello script del secondo atto della Passione. Intitolato The Passion of Christ: Resurrection. Che, a detta dell’attore: «Sarà un capolavoro ed è necessario in questo momento, dove certi film non si possono fare.

Il cinema ora sono i fumetti Marvel. C’è Superman e non c’è Gesù ma io ho interpretato il più grande supereroe che ci sia mai stato» Dichiarazioni decisamente appassionate. Al momento non ci sono molte altre informazioni su questo secondo capitolo ma Gibson, in passato, ha dichiarato che si sarebbe concentrato più sugli uomini e i discepoli che su Gesù stesso. Staremo a vedere.

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