«Mi chiamo Sara, ho 20 anni, e come quella dei mei coetanei anche la mia vita super dinamica fatta di spostamenti e di relazioni si è come congelata all’improvviso per via dell’emergenza coronavirus. Un bel giorno #iorestoacasa. E stop a tutto. Per ora. Mi sono ritrovata una vita diversa. Non migliore, certo che no. Ma che mi sta comunque insegnando a scoprire molte cose. A partire dal ritrovato rapporto con il mio papà. Giuro, non lo avrei mai immaginato. Oggi è la festa del papà e voglio condividere con voi questo inaspettato regalo.
Papà a casa tutto il giorno
Tutto è partito da una seccante esigenza quotidiana. Quella di dover condividere la camera con il mio fratello maggiore, che come me, è studente universitario. Così in queste settimane di “reclusione” ce la gestiamo a turno: al mattino è sua e io studio, o seguo le lezioni on line, in sala, assieme a mio papà che, dall’altra parte del tavolo da pranzo, lavora in smart working. Tra telefono e computer è molto concentrato. Ma, ogni tanto ci scambiamo un’occhiata, una battuta e magari facciamo una pausa caffè insieme. È strano e bello avere papà a casa tutto il giorno: prima non c’era quasi mai, sempre in viaggio. E se non era in giro per l’Italia o l’Europa, quando arrivava a casa, di sera, e mai prima delle venti, era sempre stanco e nervoso. C’è sempre stato per noi, ma percepivo il suo stress, la fatica quotidiana, l’attenzione che lo portava altrove. E capivo che questa condizione non gli piaceva.
Conoscersi di nuovo
Ora è come se lo stessi scoprendo di nuovo, come quando ero bambina. Ma apprezzando, da adulta, dettagli diversi, come il suo sense of humor o certe sue piccole manie e fragilità… È ironico, buffo… l’altro giorno si è messo a fare jogging con la mamma in giro per la casa, un appartamento di 110 metri quadri, tanto per intenderci. Davvero imbarazzante! Ma divertente, l’ho filmato. E poi abbiamo tempo per parlare. Di tutto. Di quello che stiamo vivendo, del presente, del futuro…
Oggi gli regalo un… tovagliolo personalizzato. Sì, avete capito bene, un tovagliolo. Si lamenta sempre che quando apparecchio non metto mai i tovaglioli. Ecco, ne preparo uno tutto per lui, un po’ naive, come quei lavoretti che si facevano alla scuola materna. Tremendi. Ma a lui piacevano tanto…»
19 marzo, gli italiani da padri a papà
La testimonianza di Sara ci fa riflettere. Molti ragazzi, adolescenti o giovani adulti stanno “resettando” i loro rapporto con i genitori in questi giorni di convivenza stretta, mettendo più a fuoco le loro difficoltà quotidiane, fatte spesso di fatica e di rinunce. E molti adulti stanno imparando a ri-confrontarsi con i figli, mettendosi nei loro panni.
Eurispes pubblica oggi un’interessante ricerca (leggi qui): Gli italiani da padri a papà. Da leggere, per riflettere sulla quotidianità che davamo per scontata. E anche per inquadrare meglio le fatiche famigliari di cui padri e madri si fanno carico anche nella dimensione di famiglia non più patriarcale ma paritaria e affettiva.
Dal rapporto Eurispes: «Uomo, capo, padre: tra un passato ancora presente e un futuro che fatica ad affermarsi; in questo 19 marzo, comunque, facciamo un applauso sentito, e di incoraggiamento, a tutti i papà. Soprattutto, a quelli che in queste settimane hanno scelto ‒ spontaneamente o costretti dal Covid-19 ‒ di stare a casa con i propri figli, condividendo le piccole nevrosi e respirando l’aria ovattata del focolare domestico».
Preoccupazione economica
Tra i dati che ci sembrano più interessanti segnaliamo la diffusa preoccupazione economica per il presente e il futuro: Quasi la metà degli uomini italiani (46,4%) è costretta a utilizzare i risparmi per poter arrivare a fine mese; il 31,8% arriva a fine mese senza grandi difficoltà, mentre solo il 23,7% riesce a risparmiare.
Per far quadrare i conti in famiglia spesso si fanno rinunce anche di salute: il 32,7%degli uomini ammette di trascurare controlli medici periodici e preventivi, mentre uno uomo su quattro (26,3%) rinuncia a cure e interventi dentistici. Il 22,1% fa a meno di trattamenti e interventi estetici, il 20% a visite specialistiche per disturbi e patologie specifiche, mentre il 18% rinuncia a terapie e interventi medici.
in generale, il padre-papà, racconta Eurispes, non è più l’assoluto dominus, il responsabile economico della famiglia, l’unico “che lavora”. A parte il fatto che le donne (e purtroppo anche i minori) hanno sempre “lavorato”, soprattutto nell’economia agricola, oltre che in casa, è vero che il peso femminile nel mondo del lavoro è cresciuto nei decenni del secondo dopoguerra. Ciò ha contribuito a picconare gli stereotipi della società patriarcale.
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