Valeria Parrella, 46 anni, nata a Torre del Greco, è scrittrice e drammaturga. Al debutto, nel 2003, il suo Mosca più balena ha vinto il premio Campiello Opera Prima. Tra i suoi romanzi e testi teatrali: Lo spazio bianco, Ciao maschio, Tempo di imparare, Antigone. Almarina, pubblicato nel 2019, è nei 12 libri selezionati per lo Strega 2020. Promuove su FB con altri autori il festival digitale letterario Videodecameron, che propone incontri quotidiani con libri e autori. Facebook.com/videodecameron.
«In casa, ma vestita da “lavoro”»
Ore 8 «Mi regalo un’ora di sonno in più, ora che la routine quotidiana è sospesa. E apro gli occhi all’insegna del relax: con il caffè che mi porta a letto mio marito Davide. Per la nuova normalità, mi sono imposta precise regole: in casa indosso vestiti “da lavoro”, soltanto scelgo pantaloni più morbidi, mi trucco e metto la crema idratante, non rinuncio a orecchini e collanine.
«Aiuto mio figlio per le lezioni»
Alle 10 comincia la nostra giornata lavorativa: Davide, regista teatrale, sta in camera da letto a videochiamare produttori e collaboratori della sua compagnia, per riarrangiare la stagione. È sempre in cuffia e non si accorge di parlare a un tono di voce esageratamente alto: così anche Andrea, mio figlio, e io siamo coinvolti nelle sue discussioni. È questa l’ora in cui Andrea inizia le lezioni della classe virtuale: in teoria fa da solo, ma io devo mettere la password per l’accesso al registro elettronico, poi aiutarlo se deve stampare qualcosa, poi ancora assisterlo per caricare i compiti: c’è chi chiede l’invio via mail, chi via whatsapp. E a volte li infiliamo nella casella della posta, due strade più in là. Per due ore faccio l’insegnante anch’io».
«Chi non cucina, fa i piatti»
ore 12 «Cerchiamo di farci portare la spesa dai fornitori abituali rispettando un rituale inedito: io lascio i soldi sui gradini davanti alla porta, loro posano i pacchi sul pianerottolo. Di solito sarebbero stati baci e abbracci! Per i pasti, che si sono moltiplicati, facciamo a turno: uno lo preparo io, uno Davide. E a ruoli invertiti carichiamo la lavastoviglie. Ma Davide, che pure cucina benissimo, si decide sul menu solo dopo un giro di consultazioni con tutti».
«Prima scrivo. Poi, aperitivo!»
ore 15 «Il pomeriggio è diventato il momento più propizio per scrivere. Normalmente lavoro nel mio studiolo – lo chiamo il mio “utero”, dove ho partorito anche Almarina – nel centro di Napoli e potrei andarci anche in questi giorni, perché la mia residenza fiscale e lavorativa è lì: ma non me la sento di lasciare gli altri due in casa, ora che anche uscire per buttare l’umido è un incarico conteso. Mi metto in soggiorno dove c’è la libreria e mi occupo del nuovo romanzo, o scrivo articoli per i giornali. Di solito riesco a lavorare per quattro ore filate. Oggi è un’eccezione, perché è tutto il giorno che ricevo telefonate (il suo Almarina è entrato nella prima selezione per lo Strega, ndr). Alle 19 c’è il momento preferito della giornata: mi metto sul balconcino con qualche stuzzichino e un calice di vino e mi faccio l’aperitivo, poi mi dedico ai social: twitto e ritwitto sui temi caldi».
«Chiusa in casa con l’uomo che amo? Se avessi 30 anni…»
ore 21 «Niente giochi di società serali per noi. Ma stiamo più tempo davanti alla tv, almeno Davide e io, a seguire diversi telegiornali. Solo gli annunci a reti unificate del premier Giuseppe Conte ci trovano tutti e tre sul divano: abbiamo scelto di vederli con il commento del Tg7 di Enrico Mentana. Mi ritengo fortunata: posso passare tutta la giornata con la persona che amo. Esserne separata sarebbe uno strazio, ma stare continuamente nello stesso spazio con chi non sopporto sarebbe anche peggio. In una situazione come questa c’è solo un dettaglio che si potrebbe migliorare: vorrei avessimo trent’anni e fossimo fidanzati da soli sei mesi!».
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