Il medico ungherese Ignaz Semmelweis è morto solo e deriso dalla comunità scientifica per aver sostenuto l’importanza del lavarsi le mani nella prevenzione delle infezioni mediche. Fino a pochi mesi fa anche noi forse sottovalutavamo l’importanza di un gesto semplice che, pur risuonando sin da bambini nelle nostre orecchie – “Ti sei lavato le mani?” – non avevamo mai considerato in grado di fare la differenza tra la vita e la morte.
Eppure è dal 2005 che l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) promuove, ogni 5 maggio, la Giornata mondiale per il lavaggio delle mani, una pratica essenziale nella prevenzione delle infezioni trasmissibili, soprattutto negli ambienti ospedalieri e di cura.
Salva vite, lavati le mani
Il messaggio dell’OMS è “SAVE LIVES: Clean Your Hands”. Come abbiamo imparato sulla nostra pelle negli ultimi mesi, lavarsi le mani bene e a fondo impedisce la trasmissione dei microrganismi responsabili di molte malattie infettive, dalle più frequenti come l’influenza e il raffreddore, a quelle più severe e alla Covid-19.
L’accesso all’acqua
E se per noi occidentali quella di lavarsi le mani per 20 secondi almeno è una piccola scocciatura, per 3 miliardi di persone nel mondo non è neanche una possibilità. Stando ai dati diffusi da Azione contro la Fame, tante sono le persone che non dispongono di servizi per il lavaggio delle mani con acqua e sapone, a casa. Un’indagine condotta dall’organizzazione in Pakistan ha anche dimostrato che nei bambini con meno di 5 anni di età sottoposti a una educazione al corretto lavaggio delle mani, l’incidenza della polmonite è inferiore del 50%.
Per questo motivo, Azione contro la Fame, organizzazione umanitaria impegnata nella lotta contro le cause e le conseguenze della fame, da sempre dedica energie alle azioni in tema “WASH” (water, sanitation, hygiene): quasi la metà di tutti i progetti (43,6%) include attività di questo tipo. Lo scorso anno, l’associazione ha supportato quasi 9 milioni di persone con programmi di acqua e igiene, il 42% in più rispetto all’anno precedente. Questa crescita è stata trainata principalmente dalle attività promosse in Paesi come il Pakistan (+ 97,6%), il Kenya (+ 97,5%), i Territori Palestinesi (+ 80,8%) e l’Indonesia (+ 73,4%). Tali attività includono l’installazione di punti di accesso all’acqua, la realizzione di servizi igienici e la distribuzione di kit igienici.
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