Milano bloccata dal lockdown da oltre un mese, con il coronavirus che si è accanito in Lombardia, ha “spento” voci e rumori di persone e traffico, anima di questa città che non dorme (dormiva) mai.
E così la regione locomotiva d’Italia si è dovuta fermare. E lo ha fatto, responsabilmente. Ma non è proprio nel DNA di chi abita qui fermarsi del tutto. E, infatti, in questi circa 40 giorni ha comunque lavorato, per il “dopo”. Quel dopo che sta per arrivare e che, necessariamente, deve essere diverso dal prima. In molti aspetti.
Cambiare ritmo
Certo, è chiaro, che dovrà cambiare ritmo e riorganizzarsi. Ma Palazzo Marino ne è consapevole e ha già pronto il piano per la fase 2 per una Milano che dovrà incrociare i nuovi tempi e gli orari della città con il nuovo modo di vivere e lavorare che le regole imporranno.
La Milano che cambia e piace a Greta
E siccome l’abitudine di fare le cose in grande qui non si perde mai, il cosiddetto piano è una rivoluzione: Palazzo Marino, infatti, intende introdurre uno degli schemi urbanistici più ambiziosi d’Europa, riprogettando gli spazi della città, anche e soprattutto in chiave antismog.
Un piano talmente audace, da essere raccontato dall’inglese The Guardian e che piace anche a Greta Thunberg, l’attivista che la lanciato il movimento dei Fridays for Future l’ha ritwittato.
Come funzionerà
Controllo degli ingressi nelle stazioni della metropolitana, bloccando gli accessi quando si sarà raggiunta la capienza massima consentita. Cerchi disegnati sul pavimento dei vagoni della metropolitana stessa, ma anche di bus e tram, per indicare chiaramente a tutti il droplet, ovvero quella distanza di sicurezza oggi fissata in un metro, che bisogna mantenere.
Ma soprattutto un robusto incentivo alla mobilità sostenibile in sharing, biciclette e monopattini elettrici, con la realizzazione di 35 chilometri di piste ciclabili sulle strade cittadine, marciapiedi nuovi e ampliati, limiti di velocità di 30 km / h e strade prioritarie per pedoni e ciclisti, per alleggerire sia i mezzi pubblici sia l’uso delle auto, che potrebbe far ripiombare nell’emergenza smog.
Inquinamento e virus
Emergenza che, secondo una recente ricerca italiana pubblicata sulla rivista Environmental Pollution e condotta tra Università di Siena e Aarhus in Danimarca, vedrebbe l’inquinamento come una concausa importante rispetto alla elevata mortalità da coronavirus nel Nord Italia (che ammonta a circa il 12% dei contagiati), in particolare in Lombardia ed Emilia Romagna.
Secondo gli esperti, dati gli elevati livelli di smog nelle due regioni, è probabile che le persone che hanno contratto il virus fossero già indebolite a causa dell’esposizione prolungata allo smog per parecchi anni e che quindi l’inquinamento sia un co-fattore che contribuisce ad aggravare la malattia.
Guardando questa animazione satellitare è difficile non vedere la correlazione tra i punti rossi, picchi di inquinamenti, ai focolai di Covid-19. La buona notizia è che negli ultimi 40 giorni l’inquinamento è sceso sensibilmente.
Approfittiamo del cielo pulito
Era prevedibile, ma recenti analisi dell’Esa, Ente Spaziale Europeo, lo hanno proprio confermato: i livelli di concentrazioni di biossido di azoto, nei cieli europei in coincidenza con le misure di blocco utilizzate per fermare la diffusione del coronavirus, si sono nettamente ridotti. I dati del satellite Copernicus Sentinel-5P mostrano infatti Madrid, Milano e Roma hanno visto una riduzione di circa il 45% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Una Milano in bici
Insomma, non possiamo perdere l’occasione. È proprio questo il momento di cambiare e chi è in buona salute e vive in città potrà dare una mano a tutti muovendosi a piedi, in bicicletta e monopattino. Grazie, naturalmente, alla creazione di 35 chilometri in più di piste ciclabili in breve tempo, da aggiungere ai poco più di 200 già esistenti.
Un primo esempio sarà l’asse tra piazza San Babila e Sesto Marelli lungo corso Venezia, corso Buenos Aires, viale Monza. Quindi si utilizzeranno i controviali per far circolare le biciclette insieme con gli altri, ma in migliori condizioni di sicurezza e a bassa velocità. Infine si metteranno in sicurezza strade e incroci lungo alcuni assi e modificare alcune regole del codice della strada.
L’importanza del quartiere
La città, come detto, cambierà i suoi tempi dovrà ridisegnare anche i suoi spazi. Si sta lavorando ad un’urbanistica di quartiere. Che significa che gli abitanti di ogni zona dovranno poter avere a una distanza massima di 15 minuti a piedi tutti i servizi di cui hanno bisogno. Nei prossimi mesi sarà un modo anche per sostenere le attività di territorio.
Ridisegnare in questo senso i quartieri nell’immediato non è cosa semplice, ma si può fare: «La mappatura dei servizi – spiega l’assessore all’Urbanistica del comune di Milano Pierfrancesco Maran in un’intervista – ci dice che già oggi abbiamo una buona diffusione. Ma tempi straordinari impongono scelte straordinarie e questo è uno dei motivi per cui lo spazio pubblico va ripensato nell’ottica prevalente di favorire la vita commerciale e sociale “sotto casa”».
Parchi e piazze si cambia
Significherà anche utilizzare al meglio lo spazio all’aperto con bar e ristoranti, ad esempio, che dovranno avere la possibilità di mettere i tavoli all’esterno con il giusto distanziamento.
E, quando si potrà, speriamo che possa valere anche per la cultura: «I milanesi hanno riscoperto il valore delle piazze – dice – e, con le dovute precauzioni, saranno un luogo fondamentale per la città di domani anche per poter ospitare attività culturali e sociali sopperendo ai limiti che hanno gli spazi chiusi.
Anche i parchi cambieranno “destinazione d’uso”, nel senso che, con tutte le cautele, oltre al normale accesso potrebbero diventare il luogo per svolgere attività sportive che prima si facevano in palestra.
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