In Italia secondo il Ministero della Salute una coppia su 5 ha difficoltà ad avere figli. La fecondazione assistita per le coppie che non riescono a procreare naturalmente rappresenta un’opportunità per poter diventare genitori. «Le cause dell’infertilità possono essere molteplici. Tra queste le più frequenti sono i danni tubarici, i problemi del liquido seminale, l’endometriosi, una riserva ovarica scarsa» spiega Claudia Livi, ginecologa responsabile Centro Demetra di Firenze, che opera nel campo della procreazione medicalmente assistita.
Fecondazione assistita e coronavirus
In via precauzionale, per contenere la trasmissione del Covid 19, un documento congiunto del Centro nazionale trapianti e del Registro nazionale della procreazione medicalmente assistita (pma) dell’Istituto superiore di sanità raccomanda ai centri di procreazione medicalmente assistita di sospendere tutti i trattamenti non urgenti delle coppie che non abbiano già iniziato il protocollo di stimolazione farmacologica. La stessa raccomandazione vale per tutti i casi considerati non urgenti, per via dell’età o di particolari condizioni cliniche.
Le raccomandazioni per i trattamenti in corso
Per le coppie che hanno già iniziato il trattamento per un ciclo di riproduzione medicalmente assistita la Società Italiana di Riproduzione Umana (SIRU) raccomanda di sospendere il trattamento riproduttivo in caso di quarantena o autoisolamento se la donna mostra sintomi o risulta positiva per l’infezione da COVID-19 oppure dichiara di avere avuto contatti con persone infette nei 15 giorni precedenti.
Se invece è il partner maschile a mostrare sintomi o risulti positivo per l’infezione da COVID-19 o dichiarare di avere avuto contatti con persone infette nei 15 giorni precedenti e la partner femminile dovesse risultare negativa si invita a procedere al congelamento di tutti gli ovociti recuperati e alla tecnica a risoluzione del caso.
Fecondazione assistita: le tecniche
«Le tecniche di procreazione medicalmente assistita a cui oggi si può ricorrere sono essenzialmente la Fivet e la Icsi. Nella prima gli ovuli e gli spermatozoi vengono messi in un dispositivo apposito molto vicini, lasciando che l’incontro fra i gameti sia casuale. Nell’Icsi invece in ciascun ovulo viene iniettato uno spermatozoo. La prima viene utilizzata nelle coppie infertili per fattore tubarico puro. L’Icsi viene preferita invece quando c’è un problema di seme. Oggi però quest’ultima viene utilizzata molto più spesso della fivet perché le percentuali di fecondazione sono maggiori».
La situazione in Italia: i dati
«Nel 2017, anno a cui si riferisce l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, le coppie che hanno ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita sono state 78.366. Le gravidanze ottenute invece sono più di 18 mila» spiega la ginecologa Claudia Livi. «Ben il 3% dei bambini nati nello stesso anno (458.151) è stato concepito con un ciclo di procreazione medicalmente assistita».
Da cosa dipende il successo dei trattamenti
«I fattori che possono contribuire alla buona riuscita di un ciclo di procreazione medicalmente assistita sono molteplici. La causa di infertilità, l’età della donna, la qualità della risposta ovarica, la qualità del laboratorio, le caratteristiche dell’endometrio sono tutti fattori che concorrono all’esito positivo» spiega la ginecologa Claudia Livi.
I progressi e le nuove sfide
«La medicina della riproduzione ha fatto negli ultimi anni passi da gigante. Abbiamo migliorato la capacità diagnostica. Anche i mezzi di coltura per gli embrioni sono nettamente migliorati. Una delle sfide future sarà sicuramente l’automazione in laboratorio. Potrebbe rendere maggiormente standardizzabili le procedure e la diagnosi preimpianto attraverso l’analisi di molecole rilasciate dall’embrione, che renderebbe superflua la biopsia dell’embrione stesso» spiega l’esperta.
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