Come motivare chi non è motivato

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Come motivare chi non è motivato?

Sì, ma è lui che è pigro!

È lui che non si impegna!

Lei ha altro per la testa! Cosa ci posso fare?

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Quante volte avete sentito dire queste parole?

La motivazione. Parecchi capi vedono la radice di questa questione all’interno della persona. Ma è davvero sempre la spiegazione giusta?

Sai quanti mi chiedono: “Come posso motivare chi non è motivato?”

Per cercare di dare una risposta vorrei porre due domande a tutti i manager. Domande che un vero leader dovrebbe sempre porsi in situazioni come queste.

 

1. Come motivare chi non è motivato: quali altri motivi ci sono?

Come prima cosa chiediamoci: “Quali potrebbero essere 20 motivi per cui un tuo collaboratore si sta comportando così?”. 

20, non uno. 

“É demotivato per colpa sua” non basta come motivazione.

Anzi, è la motivazione da scartare in partenza. Come mai? Per almeno due motivi. 

Il primo è che se lo etichetti come “demotivato”, è più facile che quella diventi una profezia che si realizza. Il collaboratore si sente abbandonato e inizia a precipitare su sé stesso, tirando sempre più i remi in barca.

E poi finiresti per dire: “Eh, ma è lui che ha tirato i remi in barca!”. E siamo punto a capo! 

Il secondo motivo è dovuto al fatto che se tu credi che qualcuno si comporti così perché “è colpa sua”, allora rinunci al potere che hai di trasformarlo nella sua migliore versione di sé stesso. Che da leader, diciamocelo, è uno dei tuoi compiti fondamentali.

Cioè, quando io penso che tu non valga nulla, inizio a comportarmi con te come se davvero non valessi nulla. In questo modo difficilmente estrarrò un ragno dal buco. Se invece io penso che tu possa essere un campione (o, almeno, la migliore versione di te stesso), allora mi avvicino a te con curiosità, entusiasmo, energia… e tutti questi ingredienti saranno di aiuto nel fare emergere il tuo potenziale nascosto.


Se cerchiamo non una ma 20 risposte alla domanda “Perché quella persona si comporta così?, allora possiamo iniziare a riflettere sul fatto che potrebbe essere la situazione in cui si trova. Magari non si sente parte della cultura aziendale. Oppure si sente invisibile o non ascoltato. Chissà, potrebbe essere spaventato, o non pronto per quel compito. 

Ecco che se inizi a pensare oltre al “è colpa sua” ti si raffigurano davanti tutta una serie di cause sulle quali tu hai spazio di movimento. Questo è il punto fondamentale!

Se non si sente ascoltato posso cercare di farlo un po’ di più. Oppure, se non è pronta per quel compito posso formarla per farla maturare prima. O ancora, se non si sente parte della cultura aziendale posso lavorare per fargli sposare meglio alcuni valori che non comprende. E così via.

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È compito del vero leader migliorare chi gli sta intorno!

 

2. Sto motivando o sto ispirando?

Una seconda domanda che il leader dovrebbe porsi è: sto lavorando per motivare il mio collaboratore o per ispirarlo? 

Il passaggio mentale che suggerisco, cioè, è quello di pensare meno a “perché quella persona non è motivata?” e più a “come posso io ispirarla?”.

Perché tu puoi motivare le persone con il bastone o con la carota, oppure offrendo loro ricompense, o minacce e punizioni. 

Ma riflettiamoci un attimo: in questo modo sei sicuro che otterrai il comportamento desiderato? Beh, magari sì, lo otterrai…ma quanto credi che durerà? Credi che ciò che hai ottenuto sia stato ottenuto grazie alla lealtà del tuo collaboratore? C’è forse amore verso di te o verso l’azienda? C’è forse una passione che lo porta a fare le cose con maggiore attenzione e scrupolo del necessario?

Assolutamente no. Anzi, talvolta c’è proprio l’opposto. E quindi che tipo di collaboratori vuoi al tuo fianco?

Un gruppo di mercenari che alla prima difficoltà ti lasceranno (comprensibilmente) da solo?

Oppure un gruppo di persone a te fedeli e che guardano davvero al bene dell’azienda, ancora prima che al proprio?

Quindi, chiediti: cosa potresti fare di più per creare un ambiente capace di ispirare i tuoi collaboratori? Porta questa domanda con te nella tua attualità lavorativa e lavora per creare un buon clima emotivo tra le persone che ti stanno aiutando. Se non ti prendi adesso tu cura di loro, loro domani non si prenderanno cura di te. Se non ti assumi tu adesso la responsabilità della loro motivazione, loro domani non si assumeranno la responsabilità dei tuoi risultati. E viceversa.

Amici, con tutto questo non voglio dire che non esistano persone demotivate, ovviamente. 

Il mondo è pieno di gente che passa le ore lavorative su Facebook o che fissa l’orologio con lo zaino sulle gambe in attesa di sprintare verso l’uscita.

Tuttavia è un dato di fatto: concentrarsi solo sulla motivazione delle persone ci porta ad avere una visione molto, troppo ristretta. 

Perché allora pensi solo a impostare numeri, target da raggiungere, performance da misurare, bonus su obiettivo e altri incentivi che ti faranno forse costruire un gruppo di collaboratori motivati, ma che non si cureranno l’uno dell’altro, ma anzi potrebbero pugnalarsi alle spalle. Non solo: quando arriverà un’offerta lavorativa con un punto % di bonus in più, non si faranno molti problemi a mollare tutto quanto e andarsene altrove.

Ora: è chiaro che gli incentivi servono, anche io in azienda uso strumenti simili, ma da soli non bastano.

Quello che dobbiamo fare è imparare a ispirare le persone. 

Dobbiamo dare loro un senso di scopo, farle sentire importanti, prese in considerazione, ascoltate e comprese. É importante farle sentire parte importante di una squadra e, perché no, di una famiglia…non semplici esecutori. Solo così riusciremo a motivare chi non è motivato.

 

Spero di avere dato qualche spunto sul come iniziare a lavorare in questa direzione. Iscriviti alla newsletter di SkillFactor per seguire un percorso che ti renderà un leader migliore: https://skillfactor.it/newsletter/

L’articolo Come motivare chi non è motivato sembra essere il primo su Psicologo Milano.

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Redazione MusaNews
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