“Nuovo Cinema Paradiso”: 30 anni fa l’Oscar al film di Giuseppe Tornatore

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Stucchevole, prolisso, edulcorato, stereotipato. I critici dell’epoca non furono certo teneri con Nuovo Cinema Paradiso, opera seconda di Giuseppe Tornatore realizzata nel 1988. E che proprio oggi festeggia i 30 anni dalla conquista di un Oscar come miglior film straniero, un trionfo impensabile ripensando ai travagli che hanno caratterizzato la sua gestazione. Non già il periodo delle riprese ma la sua versione definitiva.Troppo lunga e ingarbugliata.


Ma senza scomodare Lucio Fontana, proprio quando sembra un pasticcio irrisolvibile a far diventare Nuovo Cinema Paradiso un film che conquista ancora oggi nuove generazioni di spettatori basta un taglio. Che lo riduce di oltre 50 minuti. Scelta sofferta ma lungimirante, perché subito dopo inizia una cavalcata inarrestabile che lo porterà prima al successo in sala, poi sul red carpet di Cannes e poi di Los Angeles.

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C’era una volta a Giancaldo…

Prima di Vigata – teatro delle inchieste de Il Commissario Montalbano di Andrea Camilleri – c’è stata Giancaldo: la cittadina di fantasia sicula creata da Giuseppe Tornatore. Un microcosmo che ha il suo cuore nell’edipico che ospita il “Cinema Paradiso“. E dove si snodano le vicende – nell’arco di oltre quarant’anni – di Salvatore, regista di successo trapiantato a Roma (interpretato da tre attori diversi: Salvatore Cascio – Totò –, Marco Leonardi e Jacques Perrin – nella versione adulta). L’uomo, dopo trent’anni di lontananza, ritorna nella sua terra per il funerale del caro amico Alfredo, il proiezionista del cinema orami demolito. La memoria lo riporta agli anni della sua infanzia, in cui la figura carismatica di Alfredo (l’indimenticato Philippe Noiret) lo guidò fino da bambino, trasmettendogli l’amore per il cinema e per la vita.

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Un progetto ambiziosissimo che, nelle intenzioni del regista,doveva essere sostanzialmente un’elegia, una sorta di canto funebre per la morte dei cinema “tradizionale” e per l’industria cinematografica in generale. Schiacciata, negli anni 80, dall’esplosione dell’home video e, di conseguenza, dalla fruizione casalinga che “uccideva” il piacere della visione collettiva. Uno spaccato dunque di storia italiana e cultura, visto da una sala cinematografica al tempo in cui i preti censuravano i baci e il pubblico partecipava, con enfasi da stadio, alle apparizioni sullo schermo di Anita Ekberg. O ai pasticci comici di Totò.

Il film che visse tre volte

«Questo film mi ha dato tutto, nell’arco di un anno mi è accaduto tutto quello che può accadere nella carriera di un regista: dall’insuccesso più nero e disperato, fino al successo più roseo e gioioso. È stato come avere fatto dieci film insieme, un’esperienza profonda e articolata a cui devo tutto»: in cui Tornatore ha rievocato qualche anno fa tutto il tormento e l’estasi che ha accompagnato Cinema Paradiso. Quando infatti esce nelle sale italiane il film è un fiasco di quelli clamorosi. Incassi miseri, recensioni per lo più negative, sale che lo ritirano dalla programmazione, era il novembre 1988. Solo il cinema Aurora di Messina gli è fedele. Con il gestore della sala che si faceva pagare solo alla fine della proiezione, e solo da chi si dichiarava soddisfatto della visione. Operazione già condotta sempre a Messina nel 1981 con Ricomincio da tre di Massimo Troisi. Altro film partito male e poi diventato un cult negli anni successivi, soprattutto grazie ai passaggi televisivi.

Ma Tornatore non si rassegna a lasciar morire quella creatura in cui crede tanto, e con il produttore Franco Cristaldi opera un taglio drastico del film. La durata complessiva scende così da 157 minuti a 123, grazie soprattutto all’eliminazione dell’intera parte in cui Salvatore, ormai adulto, incontra Elena, il suo vecchio amore. E così Nuovo Cinema paradiso arriva, non senza un percorso a ostacoli, a Cannes. Dove nel 1989 conquisterà l’ambito Gran Premio Speciale della Giuria, presieduta quell’anno da Wim Wenders.

Il trionfo americano di Nuovo Cinema Paradiso

Dopo Cannes il film torna a essere distribuito capillarmente in tutta Italia, conquistando un buon riscontro. Anche perché, nel frattempo, dalla lontana America giunge notizia della candidatura all’Oscar come Miglior Film Straniero. Sulla carta, gli ingredienti per conquistare gli americani ci sono tutti: le musiche di Ennio Morricone, la nostalgia di un’epoca perduta, l’atto d’amore per la Settima Arte. Ma soprattutto un’Italia da spaccato neorealista, fatta di brava gente e bellezze da cartolina. E un giovane e simpatico protagonista dall’aria furbetta, Totò Cascio, che è sempre garanzia di successo.

Così, il 26 marzo del 1990, Jack Lemmon e l’attrice russa Natalya Negoda annunciano con gaudio che il film vincitore dell’ambita statuetta è proprio quello di Tornatore. Che, emozionatissimo e senza proferire parola, salirà sul palco del Kodak Theatre insieme al produttore Franco Cristaldi. Un lieto fine inaspettato per un’opera che, a distanza di più di trent’anni, oggi risulta forse più attuale che mai. Vista l’ondata di piattaforme streaming che sta progressivamente allontanando il pubblico dalle sale cinematografiche.

Nuovo Cinema Paradiso

Franco Cristaldi con Giuseppe Tornatore.

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