Sapore di sale…sessant’anni dopo

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Dopo sessant’anni il capolavoro di Gino Paoli ha il suo video.

Era il 1963 quando un non ancora trentenne Gino Paoli cantava una canzone che lo avrebbe lanciato nel firmamento dei più grandi cantautori italiani. Sapore di sale è la canzone più bella ed iconica dell’estate, quella in cui la mente è completamente invasa dal blu del cielo, dal rumore delle onde e…dall’amore. Quell’estate ha segnato la vita del cantautore friulano, più esattamente di Monfalcone, dove è nato il 23 settembre del 1934. Friulano, perché quella è stata la sua terra natia, anche se i più pensano che sia genovese.

Genova è la città che ha accolto lui e la sua famiglia poco dopo la sua nascita. Pegli è diventato il suo quartiere e Genova è diventata, poi, la sua città. Di quella città e del movimento musicale che l’ha contraddistinta, la cosiddetta scuola genovese, lui ne è diventato un simbolo insieme a Fabrizio De André, Umberto Bindi, Ivano Fossati, ma anche a Paolo Conte e Luigi Tenco, entrambi nati in Piemonte, il primo ad Asti, il secondo a Cassine, in provincia di Alessandria, ma genovesi di adozione.

Gino Paoli. Un’incomprensibile estate

L’estate del 1963 l’abbiamo definita come un periodo che ha segnato la vita di Gino Paoli. Il successo di Sapore di sale è straordinario, ma nonostante ciò il cantautore arriva a compiere il gesto estremo. L’11 luglio 1963 tenta il suicidio sparandosi un colpo di pistola al cuore. Sull’episodio qualche anno dopo racconterà che: “Ogni suicidio è diverso, e privato. È l’unico modo per scegliere: perché le cose cruciali della vita, l’amore e la morte, non si scelgono; tu non scegli di nascere, né di amare, né di morire. Il suicidio è l’unico, arrogante modo dato all’uomo per decidere di sé. Ma io sono la dimostrazione che neppure così si riesce a decidere davvero. Il proiettile bucò il cuore e si conficcò nel pericardio, dov’è tuttora incapsulato. Ero a casa da solo. Anna, allora mia moglie, era partita; ma aveva lasciato le chiavi a un amico, che poco dopo entrò a vedere come stavo”.

Il videoclip…sessant’anni dopo

Fortunatamente la vita è andata avanti, per lui e per noi che della sua arte abbiamo goduto. Tanti nuovi successi, una carriera musicale straordinaria che ha regalato altri capolavori immortali: La Gatta, Il cielo in una stanza, Che cosa c’è, Senza fine, Una lunga storia d’amore, Sassi, Quattro amici. Ora uno dei suoi capolavori ha il suo videoclip, l’omaggio alla canzone Sapore di sale è l’omaggio ad un artista che da poche settimane ha festeggiato i suoi 87 anni e che ha accompagnato, con le sue canzoni, intere generazioni.

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Il video è stato girato nel corso dell’ultima estate, lungo la riviera romagnola, esattamente a Bellaria. Il regista Stefano Salvati ha ricreato la magica atmosfera degli anni sessanta, in un clima quasi felliniano che ricorda un po’ 8 e ½ ed un po’ la Dolce vita, con tanto di banda, vitelloni e prima donna, dispensatrice di baci e sorrisi. L’unicità del video riguarda i suoi protagonisti che sono tutti bambini. Come colui che impersona il Gino Paoli anni ’60, con tanto di iconici occhiali. E a proposito degli occhiali al termine del video il cantautore friulano – genovese svela un piccolo segreto riguardante il luogo dove li ha acquistati.

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Il brano del video è interpretato dallo stesso Gino Paoli con la marching band dei Funk Off. È emozionante da vedere e da ascoltare. Pensare che quella canzone che ci accompagna ogni estate sotto gli ombrelloni delle nostre spiagge e che viene cantata, fischiettata o semplicemente ascoltata da tanti abbia quasi sessant’anni ha qualcosa di incredibile e di magico. La magia di una poesia di un uomo apparentemente burbero, che con l’età ha acquisito un volto da marinaio, con grandi baffi bianchi ed i solchi del tempo sul viso.

L’ispirazione

Affacciandosi sullo splendido mare di Sicilia, quello di Capo d’Orlando, mentre si trovava in una casa deserta di fronte ad una spiaggia deserta, ha composto il suo più grande successo. Una giornata al mare, dove il sole accompagnava pigramente lo scorrere del tempo, mentre la sua donna faceva il bagno per poi sdraiarsi accanto a lui. Come ha ricordato più volte lo stesso autore la canzone non è stata scritta per Stefania Sandrelli, allora giovanissima attrice e compagna del cantautore.

Gino Paoli non è mai stato un artista da ingabbiare all’interno di una definizione, certo è sempre stato uno che, come avrebbe detto il suo collega ed amico genovese Fabrizio De André, ha viaggiato in direzione ostinata e contraria. La sua carriera artistica così come quella sentimentale, ci hanno sempre posto dinanzi un uomo che non ha mai accettato la normalità della vita, che ha sempre voluto qualcosa in più, scoprirne tutti i diversi aspetti e, soprattutto, che non gli venisse mai imposto nulla, da nessuno. Anche sulla morte avrebbe voluto mettere il suo personale sigillo, ha cercato di decidere lui, da solo, quando salutare questo mondo. Fortunatamente quella pallottola ha seguito, anche lei, una direzione ostinata e contraria. Ora è vicina al suo cuore a ricordargli che la vita offre sempre una nuova opportunità. A lui come a tutti noi.

Articolo di Stefano Vori


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