Uno studio rivela che le dichiarazioni presenti sulle confezioni di kefir non sempre riflettono accuratamente la composizione del prodotto.
Sappiamo che il kefir è una bevanda fermentata che offre diversi benefici per la nostra salute. Ora un team di ricerca dell’Università dell’Illinois e dell’Ohio State University ha scoperto però che spesso, quanto riportato in etichetta sui prodotti confezionati, non corrisponde alla composizione effettiva della bevanda.
Negli ultimi anni c’è stato un crescente interesse per il consumo di kefir ma sembra che, anche in questo caso, non possiamo fidarci al 100% dei prodotti confezionati (diversa ovviamente la questione se lo autoproduciamo in casa).
La ricerca, pubblicata sul Journal of Animal Science (JAS), è stata condotta su cinque kefir venduti nei negozi o online nell’area di Urbana (Usa). Per ogni prodotto sono stati analizzati due lotti.
Dall’analisi è emerso che nessun prodotto corrispondeva esattamente alla sua etichetta. Lo studio ha trovato ad esempio una densità di microrganismi sovrastimata e specie batteriche non dichiarate, una situazione potenzialmente fuorviante per i consumatori.
Più nello specifico, il 66% dei kefir presentava una densità di microrganismi sovrastimata e l’80% conteneva specie batteriche non indicate in etichetta.
Tutti i prodotti contenevano Streptococcus salivarius e quattro prodotti su cinque contenevano Lactobacillus paracasei, sebbene non fossero inclusi nelle etichette.
L’autore principale dello studio, Kelly S. Swanson, dell’University of Illinois, ritiene che sia necessario un migliore controllo della qualità del kefir confezionato per dimostrare e comprendere i suoi potenziali benefici per la salute.
“È importante che i consumatori conoscano il contenuto accurato degli alimenti fermentati che consumano. Le agenzie di regolamentazione e i consumatori devono continuare a controllare questi prodotti e richiedere un livello più elevato di accuratezza e qualità” ha dichiarato la dottoressa Swanson.
Gli autori sperano che questo e gli studi futuri richiamino l’attenzione sugli effetti di un’etichettatura imprecisa del kefir.
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Fonte: Journal of Animal Science
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