Un ragazzo e una ragazza, Jerry Calà: “Io e Marina piacevamo molto, e ci piacevamo un po’ anche noi…

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Un ragazzo e una ragazza è un film del 1984, diretto dal regista Marco Risi. Il film fu un successo commerciale con un fatturato prodotto di 815.760.000 di lire. 

CRITICA

Il film fu tutto sommato apprezzato dalla critica, il giornale dello spettacolo Il Resto del Carlino scrisse: “(…) Ennesimo e prevedibilissimo sospiro di sollievo dei produttori. La commedia all’italiana paga ancora con un film che non è il massimo dell’originalità, ma risulta immune da tanti difetti ricorrenti nei film dei giovani leoni del nostro cinema

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COMMENTO DI JERRY CALA’

In uno dei suoi aneddoti presi dal libro autobiografico UNA VITA DA LIBIDINE, Jerry Calà ha voluto ricordare quel film e il suo rapporto con Marina Suma. 

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un ragazzo e una ragazza

Le mie storie del Mercoledì:UN RAGAZZO E UNA RAGAZZACon Marco Risi mi trovai bene sin dall’inizio, e con lui girai nel 1984 il film che tra tutti amo di più, Un ragazzo e una ragazza. Mi piace la storia, mi piacciono le ambientazioni e mi piace il mio personaggio, Calogero Bertolotti, che con tutte le sue insicurezze mi diede la possibilità di esprimermi in maniera inedita rispetto ai ragazzotti latin lover e sicuri di sé che avevo interpretato fino a quel momento. E mi piaceva tanto anche la mia partner cinematografica, Marina Suma. Con Marina avevo già girato Sapore di mare. Su quel set fu difficile nascondere il nostro interesse reciproco. Marina Suma era bellissima, ma arrivò con il fidanzato Angelo Cannavacciuolo, che aveva conosciuto sul set di Le occasioni di Rosa. Sfiga delle sfighe, Angelo aveva una parte nel film: era il fratello di Marina. Lui aveva capito che tra me e lei c’era un certo «piacersi», e anche quando non doveva girare ma sapeva che ci sarebbe stata una scena d’amore restava intorno a controllare. Io ero imbarazzato. Per fortuna c’era il mitico Maurizio «Mao» Motta che mi seguiva come segretario-assistente. Quando c’era la scena di un bacio Mao si avvicinava ad Angelo, e con quella parlantina che già tanto effetto aveva avuto sui professori ai tempi della scuola lo intontiva e se lo portava via.Marco Risi si rese conto che la coppia funzionava e passò un soggetto dei Vanzina a uno dei più grandi sceneggiatori del cinema italiano, Furio Scarpelli, che per anni, insieme ad Agenore «Age» Incrocci, portò genialità nella commedia all’italiana. Basti dire che i due avevano firmato le sceneggiature di Il buono, il brutto e il cattivo e di I soliti ignoti.Risi amava la commedia, però aveva voglia di fare altro, forse per evitare paragoni con il padre Dino. Il fatto è che la commedia gli stava stretta. Girando Vado a vivere da solo c’eravamo divertiti molto, ma lui continuava a dirmi: «Lavoriamo su una storia che faccia ridere ma che sia anche qualcosa di più, lontana dai semplici filmetti goliardici».L’occasione venne con Un ragazzo e una ragazza, e poi ci spingemmo ancora più in là, nel 1985, con Colpo di fulmine, un film che trattava con molta delicatezza un tema che in altre mani sarebbe diventato scabroso: l’innamoramento di un’undicenne (Vanessa Gravina, ai tempi una bambina) per un adulto, ossia io. Questo film, segnò l’ultima occasione in cui lavorai con Marco Risi. Lui dopo ha cambiato genere e si è dedicato a un cinema più impegnato. Io avrei lavorato ancora molto volentieri con lui, così come avrei lavorato sempre volentieri con Marina Suma. Dopo Un ragazzo e una ragazza ci fu chi pensò che saremmo potuti diventare la nuova coppia vincente del cinema italiano. Invece non è andata così.Marina era bravissima, un’attrice istintiva. Già con il suo primo film, Le occasioni di Rosa, di Salvatore Piscicelli, aveva vinto il David di Donatello. Avremmo dovuto fare un altro film insieme, Cuori nella tormenta, diretto da Enrico Oldoini, ma il progetto non andò in porto. Cioè, si fece, benché poi non sia stato un grandissimo successo, ma io lo rifiutai. Era la storia di una ragazza contesa tra Carlo Verdone e Lello Arena. Assegnare le parti fu un casino. Prima Verdone doveva interpretare il ruolo di Arena, mentre Francesco Nuti avrebbe fatto il suo. Poi Nuti disse di no, Verdone lo sostituì e a me fu proposto di fare l’antagonista, ma allora dissi di no io e presero Arena. Un bel pasticcio!Non mi piaceva la parte, era un personaggio troppo sfigato per uno come me che aveva sempre i ruoli di cuccatore vincente! Calogero di Un ragazzo e una ragazza non era sfigato, era complesso, insicuro ma alla fine vinceva.Marina fece quel film e poi si perse un po’, forse per colpa di chi la gestiva. O forse perché non le interessava più di tanto la carriera di attrice. Oggi, per esempio, si alterna tra pellicole di nicchia, il teatro e la creazione di monili che poi vende alle Eolie. La felicità può avere tante facce.Io però ricordo sempre con piacere quello che abbiamo fatto insieme, o l’aver vinto a Taormina un premio assegnato dal pubblico che ci vedeva come la coppia più popolare del cinema. Piacevamo molto, e ci piacevamo un po’ anche noi… Grande Marina Suma!#UnaVitaDaLibidine

Pubblicato da Jerry Calà su Mercoledì 6 settembre 2017

Marina era bravissima, un’attrice istintiva. Già con il suo primo film, Le occasioni di Rosa, di Salvatore Piscicelli, aveva vinto il David di Donatello. Avremmo dovuto fare un altro film insieme, Cuori nella tormenta, diretto da Enrico Oldoini, ma il progetto non andò in porto. Cioè, si fece, benché poi non sia stato un grandissimo successo, ma io lo rifiutai. Era la storia di una ragazza contesa tra Carlo Verdone e Lello Arena. Assegnare le parti fu un casino. Prima Verdone doveva interpretare il ruolo di Arena, mentre Francesco Nuti avrebbe fatto il suo. Poi Nuti disse di no, Verdone lo sostituì e a me fu proposto di fare l’antagonista, ma allora dissi di no io e presero Arena. Un bel pasticcio!

Non mi piaceva la parte, era un personaggio troppo sfigato per uno come me che aveva sempre i ruoli di cuccatore vincente! Calogero di Un ragazzo e una ragazza non era sfigato, era complesso, insicuro ma alla fine vinceva.

Marina fece quel film e poi si perse un po’, forse per colpa di chi la gestiva. O forse perché non le interessava più di tanto la carriera di attrice. Oggi, per esempio, si alterna tra pellicole di nicchia, il teatro e la creazione di monili che poi vende alle Eolie. La felicità può avere tante facce.

Io però ricordo sempre con piacere quello che abbiamo fatto insieme, o l’aver vinto a Taormina un premio assegnato dal pubblico che ci vedeva come la coppia più popolare del cinema. Piacevamo molto, e ci piacevamo un po’ anche noi… Grande Marina Suma!

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