“L’avvocato del diavolo”, stasera in tv su Iris lo strano caso di Keanu Reeves

0
- Annuncio pubblicitario -

Keanu Reeves pre Matrix

, Al Pacino in pieno Risorgimento dopo l’Oscar, Carlito’s way e Heat, e Charlize Theron quasi totalmente affrancata dall’immagine della ragazza-Martini. Ecco il cast di L’avvocato del diavolo, successo del 1997 in onda stasera su Iris alle 21. Assieme a Vi presento Joe Black, uno dei titoli anni Novanta con cui si amava molto mettere a fianco grandi glorie di Hollywood e giovani star belle e aitanti. Anthony Hopkins e Brad Pitt in Joe Black; Keanu e Al nel film di Taylor Hackford. Mentre l’altra faccia di questa tendenza di cast, è il rapporto maligno, esemplificato in modo lampante dal titolo L’avvocato del diavolo. Tra Keanu (Kevin Lomax) e Al (John Milton) non corre un rapporto spietato nel portare avanti la pratica avvocatesca. O almeno non solo. Keanu è proprio al servizio di SatanaChe lo ha portato a lavorare nel suo studio di New York dopo i successi giù in Florida.

- Annuncio pubblicitario -

E subito si trova a difendere un’individuo ignobile: tale Alexander Cullen. Costruttore miliardario accusato di diverse nefandezze e omicidi (la moglie, il figliastro e pure una cameriera). Ma la carriera viene prima di tutto, cioè che conto non è certo la condotta morale dei clienti, conta vincere. I problemi cominciano a spuntare quando la ragazza di Kevin, Mary Ann, soffre improvvisamente di allucinazioni che la portano vicino al suicidio e Milton diventa una presenza ingombrante. Naturale, gli rivela la madre, mica si tratta di un avvocato qualsiasi, Lomax è suo padre. E l’Anticristo, aggiunge lui. Il piano che ha per il figlio è di entrare in società: affari d’oro e il comando sul mondo. Kevin però non ci sta e si suicida. Risvegliandosi durante l’ultima causa prima del nuovo lavoro, quando stava difendendo un pedofilo. In piena crisi di coscienza visto gli eventi che ha sognato, molla il caso.

- Annuncio Pubblicitario -

Vanità, decisamente il mio peccato preferito

Sembra un nuovo inizio eppure mai vantasi né del bene né del male. Perché quando accetta un’intervista in cui dovrebbe rivelare le motivazione dietro questo cambio clamoroso di condotta, il viso del giornalista muta piano piano in quello di John Milton. Che serafico pronuncia: «Vanità, decisamente il mio peccato preferito». Lunga è la strada verso la retta via, l’irreprensibilità. Liberarsi dall’autocompiacimento è un processo lungo e doloroso. E per quanto ci si impegni alla fine si rischio grosso, per esempio che invece di «regnare all’inferno, si serve in Paradiso». Una citazione tratta dal Paradiso perduto, il poema epico sulla caduta dell’uomo dalla grazia di Dio scritto da John Milton nel Seicento.


E uno dei punti di forza di L’avvocato del diavolo, che cerca di elevare la materia horror a costrutto mitologico e letterario. Anche a scapito delle scene sopra le righe, come quella in cui Pacino illustra la personalità di Dio. Chiamandolo sadico, perché ci dona questo grande cosa enorme della vita e tutto quello che poi ci capita lo mette nel “gag reel” (cioè nel rullo delle scene da ridere, quelle in cui finiscono gli errore delle scene nel cinema). «Guarda, ma non toccare; tocca ma non gustare; gusta, ma non ingoiare». Invece lui, il Diavolo, nutre ogni sensazione dell’uomo, e si preoccupa dei quello che vuole. Non l’ha mai ridicolizzato né giudicato, nonostante le mille imperfezioni. Non c’è dubbio: tra lui e Dio, lui è il vero umanista.

Il cocktail

Invecchiato abbastanza bene, L’avvocato del diavolo mantiene ancora una certa popolarità. Testimoniata dalla legittimazione di un cocktail lanciato quest’anno – sulla basa della tematica dell’inganno all’interno del film –. Lo ha inventato Marco Riccetti, head bartender dell’Inside Restaurant & Cocktail Bar di Torino. Questi gli ingredienti e la ricetta: 4.5 cl di rum Don Papa, 2.5 cl di liquore alla mela, 3 dashes di Peychaud’s Bitters, 3 gocce di tabasco e 1 cl di sugar syrup. Senza shakerare versare tutti gli ingredienti in un bicchiere vintage Old Fashioned; da guarnire con mela essiccata, peperoncino e ciuffo di menta. Un cocktail luciferino perché? «Perché sono presenti diversi inganni. Quello del rum invecchiato, il filippino Don Papa. Unito al gusto dolce e ammaliante della vanillina, alla parte tentatrice del liquore alla mela, al retrogusto amaro del bitter aromatico, e alla speziatura e piccantezza del tabasco. Tutte caratteristiche dello stile ammaliante e pungente del Diavolo».

L’articolo “L’avvocato del diavolo”, stasera in tv su Iris lo strano caso di Keanu Reeves sembra essere il primo su iO Donna.

- Annuncio pubblicitario -