Un monumento per Fatima Destà, la sposa bambina di Montanelli

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Era lunedì quando vi abbiamo parlato dell’ultimo episodio vandalico che, sulla scia delle proteste innescate dal movimento Black Lives Matter contro tutte le forme di razzismo, anche passato, ha visto protagonista la statua dedicata a Indro Montanelli.

Il dibattito sull’efficacia della “damnatio memoriae”

Macchiatosi in giovane età di un atto ignobile, per cui oggi parleremmo di pedofilia, rivendicato quasi con un certo orgoglio fino alla fine dei suoi anni, la figura del giornalista appare ai giorni nostri alquanto controversa, indegna – per molti – di un monumento commemorativo. Tuttavia, la pratica della damnatio memoriae non è accolta con favore da tutti e alcuni non esitano a difendere la memoria di colui che viene ancora oggi considerato come “il simbolo del giornalismo libero italiano”. Altri, invece, senza per forza tessere le lodi dell’uomo, ritengono che la piaga del razzismo sia troppo complessa e radicata per essere risolta con la sola rimozione di monumenti che ce lo ricordano.

L’omaggio di Ozmo

Da qui, nasce l’idea geniale di Gionata Gesi, il celebre street-artist più noto con l’appellativo di Ozmo. Se distruggere le tracce del passato non serve, è pur sempre lecito ingegnarsi per costruire un futuro migliore. Con questo pensiero fissato bene nella mente, l’artista ha realizzato un murale in memoria di Fatima Destà, la bambina di appena dodici anni che Montanelli acquistò e sposò in Abissinia quando di anni, lui, ne aveva 26.

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Il monumento simbolico è apparso lunedì mattina a Milano, più precisamente all’altezza di Via Torino, e ritrae una bambina eritrea vestita in abiti tradizionali mentre, presumibilmente, trasporta acqua potabile al suo villaggio con una grossa tanica gialla. Una bambina che si presta tranquillamente a rappresentare la piccola Fatima, colta con il pugno alzato al cielo in un gesto che ricorda quello degli attivisti che in questi giorni si stanno riversando sulle strade di tutte le città per chiedere più uguaglianza e uno sguardo a metà tra il felice e il sofferente, la cui interpretazione finale è affidata solo ed esclusivamente all’occhio dell’osservatore.

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Una risposta “artistica, poetica e creativa”

Il progetto trae ispirazione da alcune dichiarazioni rilasciate da Igiaba Scego, scrittrice italiana di origine somala, la quale si è opposta all’abbattimento della statua di Montanelli, insistendo, piuttosto, sull’urgenza di “lavorare sulle tracce scomode del nostro passato, ma senza usare il piccone”. Insomma, se non ha senso abbatterle, fare in modo di integrarle con opere nuove e contemporanee che raccontino “la parte danneggiata e sfruttata della storia”.

È questo l’intento che si cela dietro il lavoro di Ozmo. In un momento storico in cui si chiedono a gran voce più diritti per le minoranze etniche, lo street-artist, “rappresentando idealmente su questo piedistallo una bambina, africana, infubulata, venduta in sposa a un soldato bianco, vittima più volte del colonialismo dell’uomo”, ha voluto “ridare almeno in parte dignità ai deboli, emarginati, violentati e derubati”.

Così ora, ogni volta che passeremo per Via Torino, non potremo far a meno di fermarci e guardare negli occhi Destà che, posta finalmente sul piedistallo che merita, non sarà più una mera voce silenziosa né tanto meno una vittima anonima e, con il suo pugno rivolto al cielo, ci ricorderà le nefandezze di cui si può sporcare l’essere umano. Anche e persino un essere umano colto, istruito e stimato.

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