Rita Hayworth, New York 1918 -1987
II° Parte
Rita Hayworth, hanno detto di lei…
“Possono averla amata in tanti“, la ricordava così, visibilmente commosso, un conduttore del telegiornale nel giorno della sua scomparsa, “ma per chi aveva vent’ anni all’ epoca della seconda guerra mondiale, la Hayworth è stata l’incarnazione dell’amore, della sensualità, la scoperta della seduzione“. Altro emozionale ed emozionante ricordo: “Le sue canzoni erano doppiate, qualcuno sostiene che non sapeva recitare, ma bastava che si sfilasse un guanto, come nell’ indimenticabile scena dello strip-tease in Gilda, perché gli uomini cadessero ai suoi piedi“. E ancora: “Il cinema ci ha dato due idoli femminili, Rita Hayworth ed Ava Gardner. Oggi non nascono più donne così”.
“Era una delle stelle più amate del paese” il commento del Presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, ex attore ed uno dei pochi divi di Hollywood che non recitò accanto a Rita. “Ci ha dato innumerevoli momenti meravigliosi, sullo schermo e sulla scena. Ha deliziato il pubblico sin da quando era ragazzina. Io e Nancy siamo profondamente rattristati dalla sua scomparsa. Era una cara amica, e ci mancherà. Inviamo alla sua famiglia le nostre più sentite condoglianze. Il coraggio e candore di Rita, così come dei suoi familiari, nell’ affrontare questa malattia, hanno dato risonanza mondiale al morbo di Alzheimer, che speriamo possa essere curato al più presto“.
Frank Sinatra, che apparve con Rita Hayworth in Pal Joey nel 1957, ha detto: “Era bella, era un’ottima attrice, era una dolce, cara amica. La sua mancanza si farà sentire“. Robbie Lantz, uno dei più potenti agenti di Hollywood, agente tra gli altri di Elizabeth Taylor, ha ricordato un party del 1949, organizzato dalla Columbia Pictures, in onore di Jean Paul Sartre: “Io facevo da scorta a Rita. Quando arrivammo, nessuno prestò più alcuna attenzione al filosofo francese. Rita era talmente bella che la gente non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Compreso Sartre“. Fred Astaire scrisse nella sua biografia che Rita Hayworth era la sua partner favorita per danzare; “il Technicolor è stato inventato per lei” dicevano i critici quando ad Hollywood arrivò finalmente il colore.
Nel mondo dello spettacolo di oggi frequentato, in gran parte, da pseudo stelle e stelline di quarta categoria che per godere del loro “quarto d’ora di celebrità”, previsto per tutti da Andy Warhol, sono disposte a fare o a dire quasi tutto per un successo mordi e fuggi, che dura dalla sera al mattino successivo per poi spegnersi naturalmente come un cerino, senza lasciare segno alcuno, una figura come quella di Rita Hayworth rappresenta qualcosa di ben diverso, che va ben oltre. Lei è stata, è e sarà eterna. Per una sorta di contrappasso al contrario lei se ne è andata quando la sua mente era vuota, la malattia le aveva portato via la Memoria ed insieme ad essa tutti i ricordi, quelli brutti ma anche i tanti bei ricordi di una grande carriera artistica. La Memoria che non le apparteneva più da quel 14 maggio 1987, il giorno in cui ci ha lasciato, è diventata la Memoria di tutti, Eterna.
Filmografia
- Under the Pampas Moon, regia di James Tinling (1935)
- Il segreto delle piramidi, regia di Louis King (1935)
- La nave di Satana, regia di Harry Lachman (1935)
- Carmencita, regia di Lynn Shores (1936)
- Meet Nero Wolfe, regia di Herbert Biberman (1936)
- Il pirata ballerino, regia di Lloyd Corrigan (1936)
- Fiamme nel Texas, regia di R.N. Bradbury (1937)
- Chi ha ucciso Gail Preston?, regia di Leon Barsha (1938)
- C’è sotto una donna, regia di Alexander Hall (1938)
- Avventurieri dell’aria, regia di Howard Hawks (1939)
- Peccatrici folli, regia di George Cukor (1940)
- Seduzione, regia di Charles Vidor (1940)
- Angeli del peccato, regia di Ben Hecht e Lee Garmes (1940)
- L’inarrivabile felicità, regia di Sidney Lanfield (1941)
- Con mia moglie è un’altra cosa, regia di Lloyd Bacon (1941)
- Sangue e arena, regia di Rouben Mamoulian (1941)
- Bionda fragola, regia di Raoul Walsh (1941)
- Destino, regia di Julien Duvivier (1942)
- Non sei mai stata così bella, regia di William A. Seiter (1942)
- Follie di New York, regia di Irving Cummings (1942)
- Fascino, regia di Charles Vidor (1944)
- Stanotte ed ogni notte, regia di Victor Saville (1945)
- Gilda, regia di Charles Vidor (1946)
- Bellezze in cielo, regia di Alexander Hall (1947)
- La signora di Shanghai, regia di Orson Welles (1947)
- Gli amori di Carmen, regia di Charles Vidor (1948)
- Trinidad, regia di Vincent Sherman (1952)
- Salomè, regia di William Dieterle (1953)
- Pioggia, regia di Curtis Bernhardt (1953)
- Fuoco nella stiva, regia di Robert Parrish (1957)
- Pal Joey, regia di George Sidney (1957)
- Tavole separate, regia di Delbert Mann (1958)
- Cordura, regia di Robert Rossen (1959)
- Inchiesta in prima pagina, regia di Clifford Odets (1959)
- Furto su misura, regia di George Marshall (1962)
- Il circo e la sua grande avventura, regia di Henry Hathaway (1964)
- La trappola mortale, regia di Burt Kennedy (1965)
- Il papavero è anche un fiore, regia di Terence Young (1966)
- L’avventuriero, regia di Terence Young (1967)
- I bastardi, regia di Duccio Tessari (1968)
- Quando il sole scotta, regia di Georges Lautner (1970)
- La collera di Dio, regia di Ralph Nelson (1972)
“Mi piace essere seguita dai paparazzi, sentirmi una persona affascinante” raccontava Rita Hayworth in un’intervista, “e se appena divento un po’ impaziente, mi viene in mente quando piangevo disperatamente perché nessuno voleva fotografarmi al night, o penso a quando facevo con mio padre quattro spettacoli al giorno, da mezzodì a mezzanotte, in un orribile teatrino di Tijuana, al confine tra Messico e California“. (Rita Hayworth)
Articolo di Stefano Vori