“Pavarotti”: questa sera su Rai1 il documentario di Ron Howard su Big Luciano

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Difficile racchiudere in un film la brillante carriera e la grande umanità di una figura come quella di Luciano Pavarotti.

 Eppure il regista premio Oscar Ron Howard nel suo docufilm riesce a narrarle offrendo uno sguardo inedito sulla vita del grande tenore.

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Pavarotti, uscito in Italia a ottobre 2019 e rimasto nelle sale cinematografiche solo tre giorni, va in onda questa sera su Rai1 alle 21.25. Se per gli appassionati è un modo per rivivere le tappe di un racconto emozionante, per chi poco sa o poco ricorda è un’occasione per avvicinarsi alla lirica e conoscere uno dei personaggi più apprezzati del mondo della musica.

Una biografia inedita

Il racconto biografico sul tenore che ha portato l’opera al grande pubblico è un lavoro complesso. Ron Howard ha raccolto non solo materiali d’archivio, concerti e commenti di grandi nomi della musica, da Bono Vox a Plácido Domingo, ma è riuscito anche ad aprire uno spiraglio sulla vita privata dell’artista grazie alle testimonianze di persone a lui vicine.

La collaborazione con i familiari di Big Luciano, spesso restii a concedere lunghe interviste, è stata fondamentale per fornire un ritratto completo dell’uomo dietro le arie più famose della lirica. Dal raro racconto della prima moglie di Pavarotti, Adua, e delle tre figlie avute con lei, a quello della seconda compagna, Nicoletta Mantovani, che ha fornito al regista filmati mai visti degli ultimi anni di vita dell’artista.

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Pavarotti

Getty Images.

Luciano Pavarotti: la vita, la generosità, l’arte

Così, tra foto di famiglia e spezzoni di interviste, scorrono sullo schermo le immagini di un’esistenza costellata di successi, di complessità, ma sempre segnata da una positività contagiosa che lo accompagnava da quando da bambino rischiò la vita.

Poi le relazioni clandestine, lo scandalo della fine del primo matrimonio, quando lasciò la famiglia per sposare Nicoletta, la giovane segretaria da cui ebbe la quarta figlia, Alice. E ancora il tanto discusso Concerto dei tre tenori a Caracalla nel 1990 con José Carreras e Plácido Domingo, fino alla sua scomparsa nel 2007. Nell’omaggio a Pavarotti emerge la figura di un uomo dotato di un incredibile carisma e di una generosità ancora più eccezionale, evidente nel suo impegno filantropico.

Ma soprattutto, da quelle arie indissolubilmente legate alla sua vita e che scandiscono il documentario di Howard, si innalza la sua voce leggendaria. Da quelle performance che era sempre tanto nervoso di eseguire, come se si dimenticasse ogni volta di essere uno dei migliori tenori al mondo.

Un documentario emotivo

I successi di Ron Howard regista ci fanno quasi scordare che vestiva i panni di Richie Cunningham in Happy Days. Dopo la serie, ha vinto due premi Oscar con A Beautiful Mind per Miglior film e Migliore regia, ha diretto successi come Il Codice da Vinci e Angeli e Demoni e ha trovato un posto nel franchise di Star Wars girando Solo: A Star Wars Story. Ma già prima di Pavarotti si era cimentato in due documentari musicali, The Beatles: Eight days a week e Made in America, sull’omonimo festival organizzato da Jay Z.

Lo stesso Howard ha più volte affermato di non essere un esperto di opera, ma questo non fa che confermare il ruolo che Pavarotti ha avuto nell’avvicinare il grande pubblico a questo genere. Ed è proprio questa la missione che il regista si è proposto di portare avanti con il suo film. Guidare lo spettatore in un viaggio emotivo attraverso la vita di un grande uomo, condividendone la passione, e rendere l’opera nuovamente accessibile a tutti.

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