Liquido amniotico: che cos’è e a cosa serve questo fluido che avvolge il feto

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Il liquido amniotico è uno speciale liquido che protegge il bambino e che aumenta con la sua crescita: ti fa sentire che il tuo bimbo è al sicuro nella tua pancia protetto e ovattato dal mondo esterno. L’analisi del liquido amniotico può rivelarti particolarmi fondamentali sulla gravidanza. Se sei in attesa scopri come cresce il bambino nella tua pancia, mese dopo mese, guardando questo video davvero emozionante e pregusta il piacere di abbracciarlo!

 

Le funzioni del liquido amniotico: tante ed importanti

Il liquido amniotico protegge il feto dagli agenti esterni ed interni (urti, rumori, sbalzi di temperatura, infezioni, pressioni sulle sue strutture anatomiche); gli permette di sviluppare i suoi polmoni, il suo stomaco, il suo intestino, i suoi muscoli e le sue ossa, senza schiacciamenti e distorsioni, funziona da isolante termico e contribuisce in parte al suo nutrimento. Inoltre, con gli enzimi che contiene protegge il feto da eventuali infezioni e quindi ha anche un’importante funzione antibatterica. Le molecole dei cibi ingeriti dalla mamma passano nel liquido amniotico e influenzeranno i suoi gusti alimentari dopo la nascita. In questo liquido il bambino si muove in totale libertà; soltanto nelle ultime settimane si posiziona a testa in giù. È un elemento speciale e perfetto, in cui il bambino vive preparandosi a venire al mondo. E la mamma avverte che il suo piccolo è al sicuro e protetto in quest’ambiente confortevole creato dalla natura per lui. Il liquido amniotico impedisce al bambino di schiacciare il cordone ombelicale e protegge nel contempo anche gli organi interni della madre dai movimenti fetali. A formare questo importante liquido dai 4 ai 9 mesi di gravidanza è soprattutto il rene fetale con una produzione di urina sterile, ma anche la placenta, la pelle fetale, il tratto respiratorio e urinario intervengono in quest’operazione. Il liquido durante la gravidanza deve essere sempre della giusta quantità perché tutto proceda bene per il feto. Il bambino ingerisce di continuo del liquido, assorbito poi dal suo intestino e bilancia così la quantità di urina che produce, regolando egli stesso l’equilibrio del liquido amniotico.

Liquido Amniotico: il bambino© GettyImages

La cavità amniotica in cui il feto e questo liquido sono accolti si sviluppa nelle prime settimane di gravidanza. Questa cavità, delimitata dall’amnios o membrana amniotica, man mano si allarga fino a venire in contatto con il corion, la membrana esterna che avvolge e protegge l’embrione. Prima del terzo o quarto mese di gravidanza il liquido amniotico è ottenuto soprattutto dal passaggio dei liquidi contenuti nel sangue della placenta (trasudazione) verso il sacco amniotico. In seguito, proviene principalmente dal feto, dalla sua urina e dalle sue secrezioni dell’apparato respiratorio. Il liquido amniotico aumenta sempre fino all’ottavo mese, per poi restare più o meno lo stesso finno al termine della gestazione, quando c’è una sua decisa diminuzione con aumento del volume del feto. Durante gli ultimi tre mesi di gestazione il rapporto tra i due volumi diminuisce a favore di quello fetale. ll liquido amniotico contiene importanti cellule staminali, che possono essere conservate nelle cosiddette banche di cellule staminali, nella speranza che la scienza possa utilizzarle per trovare la cura adatta per gravi malattie ancora incurabili.

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Liquido amniotico: gravidanza© GettyImages

L’amniocentesi: un’ indagine invasiva sul liquido amniotico

L’amniocentesi è una tecnica invasiva per indagini citogenetiche, indagini biochimiche per la diagnosi di casi di errori congeniti del metabolismo, dosaggio dell’alfa-fetoproteina, analisi del DNA per la diagnosi delle malattie ereditarie monogeniche che rassicurino sullo stato di salute del feto, per escludere tutte le possibili anomalie, quelle cromosomiche del feto, come la sindrome di Down, malattie genetiche, ad esempio la fibrosi cistica o malattie infettive. Si pratica aspirando con un ago inserito nella pancia della mamma un po’ di liquido amniotico da analizzare. La valutazione della quantità di liquido amniotico viene fatta attraverso l’ecografia. A fine gestazione va dagli 8 ai 20 cm. Una quantità eccessiva di liquido, il cosiddetto poliamnios, potrebbe far sospettare un problema fetale (relativa all’apparato digerente che rende difficile l’assunzione di liquidi per bilanciare quello renale) o una patologia della madre, ad esempio diabete gestazionale, che altera il metabolismo del bambino, facendogli produrre una esagerata produzione di urina, una gravidanza gemellare o plurigemellare, difficoltà di deglutizione e assorbimento da parte del feto, magari per un’ostruzione intestinale. Se il liquido è di minore quantità rispetto alla norma, quindi oligoamnios potrebbe far pensare a sofferenze dell’apparato digerente, a disfunzioni placentari, ad anomalie del feto che impediscano la produzione di urina, a rottura dell’amnios o a gravidanza andata oltre le normali 40 settimane. L’amniocentesi ha un rischio dello 0,5% di aborto spontaneo.

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Gravidanza in tarda età: tutte le star diventate mamme over 40© Getty Images

 

Halle Berry© Getty Images

 

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Quando va fatto questo test?

L’amniocentesi, vale a dire il prelievo del liquido amniotico o per analizzarlo si effettua di solito tra la 16 e la 18 settimana di gravidanza. In questo periodo, infatti, si possono trovare nel liquido amniotico anche cellule di tessuti epiteliali . delle basse vie urinarie e della trachea, che possono dare indicazioni su anomalie cromosomiche; il dosaggio dell’alfafetoproteina consente invece di escludere particolari malformazioni come l’anencefalia, la spina bifida o il meningocele. Viene raccomandato, se si teme che il feto abbia un’infezione o patologie non ancora diagnosticate, per l’età della madre, se superiore ai 35 anni, per precedente gravidanza con malattia cromosomica o genetica o per malformazioni visualizzate durante l’ecografia. Per valutare il livello di maturità polmonare può essere effettuato dopo la trentaduesima settimana. Il Test non richiede una particolare preparazione, ma può essere necessario farlo a vescica vuota o piena a seconda del periodo di gestazione. Il liquido ha un colore che va dal bianco acquoso al giallo opalino e contiene ormoni, anticorpi e proteine. Viene rinnovato in modo continuo: il feto lo ingerisce e lo elimina nelle urine.

 

Liquido Amniotico: amniocentesi© GettyImages-

Prima di effettuare un’amniocentesi è bene valutare a fondo in un colloquio con lo specialista i vantaggi e gli svantaggi di questa tecnica diagnostica. Ancora oggi viene praticata di routine, ma il progresso scientifico nel campo medico ne sta ridimensionando la necessità. Infatti, ora per analizzare il DNA delle cellule fetali circolanti basta soltanto effettuare prima della decima settimana di gravidanza un prelievo del sangue della madre, un test che consente di escludere anomalie cromosomiche come la sindrome di Down (trisomia 21), di Patau (trisomia 13) e di Edwards (trisomia 18). L’esame, effettuato per transaddominale sotto controllo ecografico è indicato per lo studio dei cromosomi del feto. Nel corpo umano ci sono 23 coppie di cromosomi omologhi derivanti in numero uguale dal padre e dalla madre. Vi possono essere però cromosomi con anomalie di numero o di struttura. Quella più nota è la Sindrome di Down o Mongolismo. Oltre a quelle che abbiamo già menzionato prima, riordiamo la Monosomia X (S. di Turner) Prima dell’amniocentesi si esegue un’ecografia, per confermare altri fattori, quali numero dei feti, periodo gestazionale, quantità di liquido amniotico, posizione della placenta. L’amniocentesi viene comunque eseguita sotto controllo ecografico per evitare danni al feto, molto rari comunque. Dopo si passa all’aspirazione di 15 cc di liquido amniotico, che verranno analizzati in laboratorio. Quando si tratta di gravidanze gemellari o plurigemellari, se l’operatore è esperto ed abile con una sola puntura nell’utero può effettuare tutti e due i prelievi, pur essendoci due diversi sacchi amniotici.

 

Liquido amniotico: parto© GettyImages

Si sono rotte le acque!

Quando la donna sta per partorire, il sacco amniotico si rompe (in linguaggio comune si dice “si sono rotte le acque”). Questa rottura stimola le prostaglandine, che fanno iniziare le contrazioni e quindi la dilatazione. La rottura del sacco amniotico può avvenire prima di entrare in travaglio o durante il travaglio. Dalla rottura delle acque si possono attende dalle 12 alle 24 ore, sperando in un avvio naturale del travaglio. In caso contrario, si procede all’induzione del travaglio attraverso l’infusione EV di ossitocina, sicuro e utilizzato frequentemente. Il liquido amniotico raggiunge il massimo del suo volume, circa 800 ml verso la trentaquattresima settimana di gestazione. A questo punto si potrebbe verificare la rottura dell’amnios o di parte di esso e la donna comincia a perdere un liquido caldo inodore e senza colore. Un chiaro segnale che il parto è imminente. A volte, soprattutto in presenza di infezioni batteriche, le membrane possono rompersi prima della 38esima settimana di gestazione; in questi casi si parla di rottura prematura delle membrane. Indipendentemente dal periodo in cui si manifesta, dopo la rottura delle acque è molto importante che la donna vada all’ospedale per prevenire il rischio di infezioni.

 

Liquido amniotico: vernice caseosa© GettyImages-

La vernice caseosa

Durante la gestazione il feto produce molto sebo, che va a proteggere la sua pelle. Si uno strato di grassi dal contatto prolungato con il liquido amniotico, questo strato è detto vernice caseosa, liscia, ma non oleosa, che come una crema apposita protegge la protezione la pelle dei neonati, già da quando si trovano nell’utero materno; è prodotta dalle ghiandole sebacee ed è composta da acqua, proteine. grassi e vitamine. Oltre alla sua funzione protettiva, ha anche un effetto idratante, difende il bambino da virus, batteri e funghi, gli apporta vitamina E. Inoltre, dopo il parto grazie a questa patina sebacea il bambino subisce meno attacchi dall’ambiente esterno. Infatti mentre prima il bambino neonato veniva lavato a fondo col bagnetto anche per togliergli questa vernice caseosa, profumato e incipriato per mostrarlo alla neomamma, oggi in un’epoca in cui si crede tanto nel skin to skin e si poggia il piccolo appena nato sull’addome della mamma anche prima di tagliare il cordone ombelicale, questa patina protettiva non viene rimossa subito dopo il parto, ma si attende che dopo giorni dal parto si riassorba autonomamente.
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Fonte articolo: Alfemminile

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Redazione MusaNews
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