L’insensatezza del body-shaming contro Giovanna Botteri

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Nelle ultime ore si è parlato tanto del caso di body-shaming di cui è stata vittima Giovanna Botteri. La giornalista, infatti, è stata presa di mira per il suo aspetto ‘poco curato’ non soltanto su varie piattaforme social, ma anche durante un servizio mandato in onda da Striscia la Notizia. Con la voce narrante di Michelle Hunziker, si faceva notare come la giornalista si fosse fatta finalmente uno shampoo. Una forma di satira davvero elegante e raffinata, contraddistinta da una buona dose di povertà intellettuale. La risposta della Botteri non si è fatta attendere. La giornalista, infatti, ha colto l’occasione per intavolare una riflessione costruttiva sull’assurdità dei canoni estetici imposti alle giornaliste televisive, soprattutto in Italia.

Ecco cos’ha da dirci la giornalista:

“Mi piacerebbe che l’intera vicenda, prescindendo completamente da me, potesse essere un momento di discussione vera, permettetemi, anche aggressiva, sul rapporto con l’immagine che le giornaliste, quelle televisive soprattutto, hanno o dovrebbero avere secondo non si sa bene chi. Qui a Pechino sono sintonizzata sulla Bbc, considerata una delle migliori e più affidabili televisioni del mondo. Le sue giornaliste sono giovani e vecchie, bianche, marroni, gialle e nere. Belle e brutte, magre o ciccione. Con le rughe, culi, nasi orecchie grossi. Ce n’è una che fa le previsioni senza una parte del braccio. E nessuno fiata, nessuno dice niente, a casa ascoltano semplicemente quello che dicono. Perché è l’unica cosa che conta, importa, e ci si aspetta da una giornalista”, per poi concludere cosìLavoro come una dannata, corro, non ho tempo né voglia di pensare all’abito, ho comprato uno stock di maglie di diversi colori, le lavo e le rimetto. Tranquilli perché le cambio ogni giorno. Mi lavo i capelli, non mi interessa perdere tempo a farmi la messa in piega o a truccarmi, sono una donna normale. Faccio giornalismo non spettacolo”.

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Giovanna Botteri: una giornalista temeraria

Forse, sarebbe opportuno fare un ripassino e ripercorrere le tappe che hanno segnato la straordinaria carriera di questa giornalista di cui noi italiani dobbiamo andare enormemente fieri. Giovanna si laurea col massimo dei voti in Filosofia all’Università degli Studi di Trieste, per poi conseguire un dottorato in Storia del Cinema alla Sorbonne, la più prestigiosa tra le università parigine e nel mondo. Nel 1985 inizia a lavorare per la Rai di Trieste e, come inviata speciale, documenta alcuni tra i fatti più significativi della storia contemporanea: il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991 e la guerra in Jugoslavia con il massacro di Srebrenica. Si fa testimone, tra le altre cose, della guerra in Kosovo e, nel 2001, dei drammatici avvenimenti che hanno segnato il G8 di Genova. Le guerre non la spaventano, per questo viene mandata in Iraq durante la seconda guerra del Golfo, dove, il 20 marzo del 2003, riporta, in esclusiva mondiale, l’inizio dei bombardamenti su Baghdad. Dopo aver condotto l’edizione delle 19 del TG3, è stata corrispondente dagli Stati Uniti tra il 2007 e il 2019, mentre dal primo agosto del 2019 si è spostata in Cina, dove attualmente ci fornisce aggiornamenti quotidiani sulla situazione Coronavirus proprio lì dove si è propagato.

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Ha davvero senso fare questo tipo di satira su una professionista del calibro di Giovanna Botteri?

Insomma, è davvero il caso di fare del becero body-shaming su una professionista encomiabile, una lavoratrice instancabile che non conosce orari, una giornalista che fa dell’informazione, quella con la I maiuscola, la propria missione quotidiana? La risposta è una sola: assolutamente no. Giovanna, a noi non interessa come ti pettini o come ti vesti, a noi interessa – anzi, DEVE interessare – solo quello che dici e tu, Giovanna, lo dici bene. Molto bene.


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