La scrittrice Paola Calvetti: «La regina Elisabetta non abdicherà mai. Harry & Meghan? Non durano»

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La regina Elisabetta ha sbancato: la Bbc ha canalizzato 23 milioni di spettatori per il discorso della sovrana britannica domenica sera 5 aprile sull’emergenza Coronavirus. Tutto è stato analizzato dei suoi 4 minuti di speech, compreso il suo rossetto rosso aranciato e il suo outfit verde smeraldo in omaggio alle divise di medici e infermieri.

God Save the Queen

Nel podcast di iO DonnaGod Save The Queen, on line ogni lunedì su Spreaker e Apple Podcasts la scrittrice Paola Calvetti, giornalista e autrice di Elisabetta II – ritratto di regina (Mondadori), ha definito il suo discorso – il quinto, in 68 anni di regno – molto “elisabettiano”.

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Perché “elisabettiano”?

«Mi è parso elisabettiano nella forma prima di tutto, ma poi anche nella sostanza. Quell’accenno alla disciplina, all’autodisciplina, mi è sembrato un monito verso il suo governo e un’esortazione ai suoi sudditi. Allo stesso modo è stato anche un discorso molto tenero. Il suo modo di parlare è stato dolce e morbido».

C’era molta nostalgia…

«Ho amato il rimando al suo famoso discorso del 1940 quando con la sorella Margaret, confinate a Windsor durante la guerra, fece un discorso radiofonico ai bambini del Commonwealth. Per lei quel periodo è stato straordinario, a 18 anni è entrata in guerra arruolandosi come meccanico. C’era tutta Elisabetta in quel ricordo. È come se ci avesse detto che lei da allora è sempre stata con noi. Siamo tutti nati nel suo regno dopotutto».


E ora Boris Johnson è in ospedale.

«Ecco, sì, ha parlato da Capo di Stato, in un momento di incertezza politica mentre Boris Johnson, positivo alla Covid-19, è in ospedale. I primi ministri passano, la regina resta. Resta un simbolo palpitante, ha parlato con il suo popolo. Per gli inglesi il messaggio è stato importante. E poi quella frase: “Le generazioni che verranno”, mi è piaciuto che abbia parlato di futuro».

A sinistra la scrittrice Paola Calvetti

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Il più travagliato è stato il discorso per Lady D…

«Quel messaggio è stato il più controverso, forse il meno sentito dalla regina Elisabetta. Quando morì Lady D (il 31 agosto 1997, ndr), la royal family non si fece viva. La sovrana era convinta che si dovesse trattare il funerale privatamente. Fu Tony Blair, all’epoca premier, a farle cambiare idea. I titoli dei giornali dicevano “avete le mani sporche di sangue”, oppure “dov’è la nostra regina”. Il dolore era collettivo. Così venne deciso che il 5 settembre, il giorno prima del funerale di Stato, avrebbe fatto un discorso».

«Sono una nonna», disse.

«Uno speech molto bello, l’unico mai fatto in diretta. Dietro di lei si vedeva la piazza piena di persone che piangevano. Il portavoce di Blair introdusse la parola “nonna” accanto a quello di “regina”. Il giorno dopo, poi, ci fu quel gesto storico di quando chinò la testa al passaggio della bara. Mai un re o una regina avevano chinato la testa per vivi o per morti. Quel gesto la riavvicinò al suo popolo. A questo proposito ho un aneddoto da raccontare».

Un retroscena?

«Pare che dopo quel discorso chiese ai funzionari di Corte se fosse stata abbastanza compassionevole».

Ineffabile. Abdicherà mai?

«Non credo proprio, non è nei suoi valori. Quando il 21 aprile 1947 dichiarò che “avrebbe dedicato la sua vita alla Corona breve o lunga che fosse stata” diceva sul serio. È ligia alle istituzioni, coerente e seria. Avrebbe voluto fare l’aristocratica di campagna. Per lei è stata una forzatura dover diventare regina a 26 anni, ma ha preso un impegno con i sudditi e lo porterà avanti fino alla fine».

Harry e Meghan, intanto…

«Credo che abbiano scelto il periodo peggiore per allontanarsi. Sono convinta che essere a Los Angeles adesso ed essere isolati è qualcosa che provocherà loro molto danno. Credo che Harry stia soffrendo da un po’ per questa scelta scellerata».

Diventeranno i nuovi Kim Kardashian?

«Mah. Pare, invece, che nessuno li voglia. Sono ingombranti anche a Malibù. Forse hanno creduto troppo nel potere della loro coppia. Dubito che la relazione resisterà. Lei resterà un personaggio, lui sarà accolto di nuovo dalla famiglia. Alla fine la royal family è inclusiva, oltre che esclusiva».

Ascolta il podcast gratuito sui reali inglesi

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