Stare in casa a torcersi le budella
è quello che ci aspetta stasera con I segreti di Brokeback Mountain, su Rai Movie alle 21.10. Ma ne vale la pena. Perché il film di Ang Lee è uno dei melodrammi più riusciti di questi anni. Di più, è una storia d’amore tra due persone a cui il cinema spesso non ha riservato grande attenzione, se non quella della derisione e della figura estrosa, i gay. Invece nel 2006 succede il contrario, e cioè che all’interno del topos macho del western l’incontro sentimentale tra due cowboy sia il soggetto per un film mainstream. Lontano dunque da qualsiasi cliché – Ennis Del Mar (Heath Ledger) e Jack Twist (Jake Gyllenhaal) – mandriani assunti come pastori in un ranch ai piedi della Brokeback Mountain – finiscono per innamorarsi. E quello che si vede ne I segreti di Brokeback Mountain è la descrizione della loro passione fatale. Legittima come quella di tanti eroi fantasmatici del grande schermo.
Tuttavia è una love story frammentata, perché dopo quell’estate in cui tutto è cominciato, Ennis e Jack si rivedono solo saltuariamente. È il 1963, e sebbene sebbene la definizione di “fluidi” nessuna sappia ancora cosa voglia dire, nel frattempo si sposano, hanno figli e conducono una vita pressoché normale. Ennis, quello più taciturno e tormentato nonché anche quello più innamorato, vive campando a fatica nel Wyoming con Alma (Michelle Williams, all’epoca la sua vera compagna nella vita); Jack invece lavora nell’azienda del padre della moglie, Laureen (Anne Hathaway), giù nel Texas. Ma pensano uno all’altro. Ai posti dove tutto è cominciato prima con diffidenza poi con fatalismo. Ci pensano per quattro anni.
Finché a quando Jack decide di mandare una cartolina a Ennis, in cui gli scrive che andrà a trovarlo per andare a pescare. Che diventa la loro scusa per stare assieme ogni anno. Il bacio travolgente con cui si salutano mentre la moglie Alma li guarda ritirandosi subito dalla finestra vince nel 2006 l’MTV Best Kiss Award nel 2006.
Il successo
Non solo MTV Movie Awards. I segreti di Brokeback Mountain – tratto dal racconto Gente del Wyoming di Annie Proulx – vince anche il Leone d’oro alla 62esima Mostra di Venezia e quattro golden globes. Oltre a tre Oscar, senza accaparrarsi quello di Miglior film, che va invece a Crash di Paul Higgis. Uno degli smacchi clamorosi della storia dell’Academy che, pensando a quello che è successo quest’anno a Parasite, fa capire quanto “preistorica” fosse Hollywood nel 2006. Incapace di premiare un film con protagonisti gay. E, secondo logica straniante, solo per gay. Peraltro dopo aver dato ad Ang Lee una statuetta pesantissima, quella di Miglior regista.
Ma diversamente da Crash Brokeback Mountain è ancora un titolo conturbante. Non il film che ha vinto al posto di un altro, bensì uno spartiacque dolorosissimo che ha in sé la forza propulsiva di un classico. Con quei due personaggi che si incrociano e non riescono a lasciarsi. La disperazione di una soluzione impossibile. L’esito inevitabile, chissà se per omofobia e pareggio di conti tra imprenditori. E quello che rimane, cioè gli oggetti di chi abbiamo amato. Perché di questo è fatta la vita, delle parole ma anche delle cose, che parlano dell’altro. Sarà Ennis, manco a dirlo, a dover lottare aggrappato a questi ricordi. Solo in una roulotte persa nel nulla e confortato ogni tanto da una delle figlie, che ha visto che razza di voragine abiti il padre.
Il rifiuto di Heath Ledger
Tra le due interpretazione la critica ha sempre preferito quella di Heath Ledger. Più saturnina e delicata. Una prova viscerale che metterebbe in difficoltà anche l’essere meno tollerante alle differenze sessuali. Nessun dubbio. Prova ulteriore una recente dichiarazione di Jake Gyllenhaal alla rivista Another Man. Che ha affermato come Heath – scomparso nel 2009 – si rifiutò di presentare un premio in occasione degli Oscar 2006, la notte in cui Brokeback Mountain era in lizza per otto statuette. Si rifiutò perché le battute sul film – quelle incluse nel discorso di apertura della cerimonia, solitamente pungenti e irrispettose – erano secondo lui troppo offensive. Non potendole cambiare negò la presenza sul palco. Ennis fino al midollo.
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