I 50 anni di Naomi Campbell: la top che si è battuta per l’inclusività

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Spavalda, determinata, sicura di sé ma anche profondamente vulnerabile. Stiamo parlando dell’unica e inimitabile Naomi Campbell che oggi compie 50 anni (anche se non lo dimostra!). Di origini afro-giamaicane, è la prima modella di colore a comparire sulla copertina di Vogue, prima in Francia e poi in Inghilterra, e di Time Magazine. Ma la sua carriera inizia ancora prima: nel 1978, quando ha solo otto anni, compare nel video di “Is This Love?” al fianco di Bob Marley. Inserita nella lista delle 50 donne più belle del mondo dalla rivista People, ha sfilato per le più celebri case di moda e si è battuta per molte delle cause umanitarie che hanno interessato, e interessano tutt’ora, il continente africano, afflitto da fame e miseria. Non c’è da stupirsi che il suo modello di vita sia l’ex presidente sudafricano Nelson Mandela, colui che ha sconfitto l’Apartheid e da cui era considerata “nipotina ad honorem”.

L’impegno contro le discriminazioni razziali nel mondo della moda

Oggi, tra una sfilata e un’apparizione televisiva, è portavoce, insieme a Iman e all’ex modella Bethann Hardison, di “Diversity Coalition”, una campagna che si propone di denunciare la mancanza di inclusività da parte del fashion-system quando si tratta di designer e modelle di colore, a cui – secondo la modella – andrebbero garantite le stesse possibilità di cui godono le persone caucasiche. Non a caso, infatti, Naomi è una grande amica di Pierpaolo Piccioli, direttore creativo della maison Valentino. Colui che, di fronte a una palese assenza di modelle non caucasiche sulle passerelle (nel 2018, erano solo il 32,5 %), decide di far sfilare 48 modelle di colore su 65, svelandone la bellezza rara in abiti haute-couture, che ponessero fine al binomio persona di colore-street style. Tra queste, anche Adut Akech, la grande protetta di Naomi che, probabilmente, vede in lei una piccola e nuova “Venere nera”.

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Naomi non ha paura di niente e di nessuno. Ha più volte affrontato vis-à-vis i più noti stilisti del pianeta mettendoli di fronte alle innegabili dinamiche razziste di cui è intriso il mondo della moda. “Ehi, perché non fai sfilare modelle di colore?”, ha più volte tuonato la top-model, vittima a sua volta, anche dopo una sfavillante carriera pluriventennale, di atti discriminatori. Ma questo non l’ha mai fermata, Naomi è sempre andata avanti a passo felpato, nella vita come in passerella, consapevole, dal giorno zero, di dover lavorare più duramente delle “altre”, le modelle bianche, per raggiungere i loro stessi risultati. E ci è riuscita, anzi è andata ben oltre.

Una donna profondamente (e inaspettatamente) fragile

Amata e odiata, Naomi si è macchiata di alcuni gesti di cui oggi dice di vergognarsi. Campionessa olimpica nella disciplina del “lancio del telefono”, la rabbia repressa della modella è stata più volte interpretata, erroneamente, come sintomo di una personalità estremamente capricciosa. Ma questa aggressività, in realtà, come ha più volte cercato di spiegare lei stessa, nasce nel profondo ed è legata a dinamiche di cui prima era inconsapevole. Dietro ai processi in tribunale e alle speculazioni da parte dei tabloid, si nasconde un’anima fragile, segnata irrimediabilmente dalla paura dell’abbandono. Lei che, protetta da una robusta scorza, soffre ancora per alcune ferite lasciate aperte. Quel padre biologico mai conosciuto, una mamma appena diciannovenne che l’affidava a terzi per viaggiare e coronare il sogno di diventare ballerina. E poi i problemi con la tossicodipendenza, iniziata quando aveva 24 anni e diventata, col passare del tempo, una via di fuga dal dolore, lo stesso provato in occasione della morte di Gianni Versace, lo stilista che, prima di tutti, aveva capito di che stoffa era fatta.

Dopo un percorso di riabilitazione, oggi Naomi sta bene ed è pronta a festeggiare i suoi 50 anni più in forma che mai, anche se ci tiene a sottolineare che la parte interiore di sé va celebrata e curata tanto quella esteriore. Oggi presta la sua voce a chi una voce non ne ha, rifiutando l’immagine stereotipata della donna oggetto, “bella ma stupida”. Tanti auguri Venere Nera, sarai sempre la regina delle top!

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