L’elaborazione del lutto non è mai facile: tuttavia conoscendone e riconoscendone le sue diverse fasi si può prendere coscienza di tutte le ripercussioni che la perdita e la mancanza di una persona cara può creare dentro di noi. La presa di coscienza è fondamentale per poter superare al meglio una fase dopo l’altra. Inevitabilmente passeremo attraverso varie tappe, una di queste, è quella della depressione. Questa fase può protrarsi molto a lungo se non cerchiamo di uscirne con consapevolezza e maturità.
Cosa si intende per lutto
Per lutto si intendo uno stato emotivo legato alla nostra psiche e alla nostre coscienza, derivante da una perdita importante. Il lutto è sempre qualcosa che riguarda la nostra esteriorità, e non sempre è legato alla morte vera e propria di una persona, a volte si parla di lutto anche in conseguenza di una separazione o di un abbandono, se è la fine di una relazione che causa la perdita di una persona cara anche se viva comunque finisce per scuotere in maniera rilevante la nostra vita mettendo in crisi la nostra sfera privata, ma anche quella professionale. Tutto quello che succede dentro di noi nel tentativo di elaborare questa perdita, prende il nome di elaborazione del lutto. Comprende tutto il passaggio e la metabolizzazione della separazione e il cammino da percorrere per uscire dallo stato depressivo che deriva dalla perdita. Si tratta di un aspetto molto studiato negli anni dalla psicologia, molti psicologi tra cui Lindermann si sono interessati attivamente a queste tematiche.
Le 5 fasi del lutto
La teoria seguita attualmente dalla psicologia è quella che identifica 5 diverse fasi di elaborazione. Questa teoria è stata ampiamente descritta da Kübler Ross nel 1969 nel libro La morte e il morire. Non mancano varianti della psicologia più moderna che cambiano il nome delle diverse fasi, ma in sostanza, le 5 fasi rappresentano un cammino ben preciso che davanti alla perdita quasi ogni essere umano si trova ad affrontare, ovviamente con modalità e tempistiche che possono essere diverse da caso in caso e con reazioni personali. Impossibile dire anche quanto duri perché ogni caso è diverso e legato alla capacità e alla volontà di reazione di ogni individuo.
Il momento dell’addio
Il lutto parte proprio dal momento in cui ci si dice addio. Può essere un funerale, nel caso in cui la persona amata sia defunta oppure un litigio, una separazione magari preannunciata, nel caso invece si tratti di una rottura del rapporto di coppia. L’individuo nel primo caso può contare sul supporto dei parenti o amici e anche se in maniera dolorosissima, durante il funerale, dà inizio in maniera consapevole al suo dolore. A volte invece nelle separazioni manca proprio questo confronto e la presa d’atto di aver perso chi si ama può essere certo meno estrema ma sicuramente molto più difficile, lunga e solitaria.
La fase 1, quella della negazione
Quando si affronta una perdita che ci causa molto dolore il nostro organismo cerca di difenderci da una simile sofferenza, negandola. Non deve meravigliare quindi dopo il primo shock iniziale provare incredulità e per alcuni giorni non rendersi davvero conto di quello che ci sta accadendo. Si continua a considerare la persona intorno a noi, ci si aspetta di vedere la sua immagine, si parla di lei al presente come fosse ancora in vita. Di solito ci si ricorda bruscamente che la realtà è molto diversa, ma dopo alcune ore si ritorna a negare la perdita e la scomparsa definitiva di chi amiamo.
La fase 2, quella della rabbia
Dopo il momento del rifiuto di ciò che è successo e la conseguente negazione della perdita è normale cominciare a rendersi conto di ciò che invece è accaduto. Solitamente è a questo punto che iniziamo a provare rabbia, a chiederci cosa abbiamo fatto per meritarci tale sofferenza, a sentirci in collera con la vita stessa che ci ha deluso e tradito. Ci sentiamo responsabili in qualche modo, perché in fondo non siamo riusciti a evitare la perdita oppure perché non abbiamo fatto abbastanza bene alla persona in questione.Si tratta di una reazione normale, che va affrontata e compresa. A questo punto alcuni chiedono aiuto e vicinanza, altri si chiudono in se stessi e rifiutano ogni apertura con il mondo esterno.
La fase 3, quella del patteggiamento
La nostra mente ha sempre soluzioni nuove e affascinanti per tornare a sopravvivere. In questo momento di grande dolore, per aiutarci ad uscirne inizia a patteggiare. Questo vuol dire che molti individui a questo punto dell’elaborazione del lutto, dopo la rabbia, iniziano a nutrire una speranza illogica priva di fondamento che tutto possa risolversi, che la perdita non sia definitiva. Si cerca di riprendere il controllo della propria vita buttandosi su altro, su nuovi progetti e nuove amicizie. Ma il lutto in questa fase non è ancora stato elaborato, e il dolore che ancora coviamo dentro rischia di straripare da un momento all’altro.
La fase 4, quella della depressione
L’alternarsi di momenti di dolore e tentativi di reagire ci porta a cadere in un continuo stato di tristezza. Si desidera la solitudine e la nostra mente si arrende all’evidenza della perdita. Il dolore fa ancora tanto male, è vivo, forte e presente. Ciò causa danni anche a livello fisico: questa fase è caratterizzata da mal di testa, aumento o perdita del peso corporeo, irritabilità, insonnia oppure sonnolenza continua, tristezza e può essere sintetizzata con la parola depressione.
L’unico modo per uscirne è accettarlo, e poi reagire. L’unica cosa di cui si ha bisogno nella maggior parte dei casi è tempo. Deve passare il tempo, il dolore non scomparirà ma si addolcirà e la vita in un modo che oggi sembra impossibile, andrà avanti. Molte persone trovano utile rivolgersi in questa fase a uno psicologo in grado di prenderle per mano nella razionalizzazione delle proprie emozioni e condurle nel minor tempo possibile verso la quinta e ultima fase, quella dell’accettazione.
La fase 5, quella dell’accettazione
Il tempo cambia le cose e ci permette di completare il processo di elaborazione. E così ci si ritrova a provare un dolore attutito, a vedere ancora la vita in una prospettiva ottimistica, a guardare al futuro. Ritorna l’interesse per le persone e i progetti e si smette di colpevolizzarsi: è questa l’elaborazione del lutto, l’ultima fase quella che ci permetterà di tornare a vivere. Finalmente siamo riusciti a comprendere la perdita, a voltare pagina, che non vuol dire dimenticare la persona cara o non provare dolore, vuol dire andare avanti nonostante la sofferenza della perdita, dando un senso a quella perdita d’amore, continuando ad alternare momenti di felicità o momenti di depressione, ma in misura sempre più inferiore ogni giorno che passa.