Capezzolo introflesso: quali sono le cause e come gestire l’allattamento

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Il capezzolo introflesso è una malformazione del seno, in cui il capezzolo risulta “risucchiato” all’interno dell’areola. Questa anomalia può riguardare un seno soltanto o entrambi i seni.

I capezzoli introflessi in forma più lieve, cosiddetti “reversibili”, possono essere estroflessi (ossia riportati verso l’esterno) tramite stimolazione (con le dita oppure con il freddo). Il capezzolo introflesso in forma più grave, invece, resta sempre all’interno.

Il capezzolo introflesso è causato dalla presenza di dotti galattofori (i piccoli canali che, nel corso dell’allattamento, portano il latte al capezzolo) troppo corti. Si tratta di un’anomalia che colpisce circa 20 donne su mille e che, nella maggior parte dei casi, ha un’origine genetica. Altre volte, invece, può essere legato ad alcune patologie come il tumore al seno, o presentarsi in seguito all’allattamento.


Scopriamo assieme tutto quello che c’è da sapere su questo argomento, quali sono nel dettaglio le cause che provocano il capezzolo introflesso, come risolvere il problema per mezzo della chirurgia estetica con un intervento di mastoplastica correttiva e, infine, il suo rapporto con l’allattamento al seno.

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Quali sono le cause del capezzolo introflesso?

Come abbiamo anticipato, il capezzolo introflesso è nella maggior parte dei casi di origine genetica, dunque ereditario. Le donne che presentano questa anomalia al seno nascono con dei dotti galattofori troppo corti che impediscono al capezzolo di fuoriuscire dall’areola.

Se invece non si nasce col capezzolo introflesso, ma questa malformazione si presenta in età adulta, le cause possono essere differenti, di origine traumatica. Può essere dovuto a complicazioni sorte dopo un intervento chirurgico (e in questo caso si dovrebbe risolvere con un intervento di mastoplastica correttiva), alla presenza di un tumore al seno, di mastite (infiammazione al seno), a una dilatazione di uno dei dotti oppure a un ascesso retroareolare. Sarà ovviamente di competenza del medico giungere a una diagnosi.

Quando è bene preoccuparsi?

Se una donna nasce coi capezzoli introflessi non deve preoccuparsi: non si tratta di nulla di grave! Se invece l’anomalia si è presentata in età avanzata, bisogna subito attivarsi per assicurarsi che non possa trattarsi di un cancro al seno.

Attenzione in particolar modo se il capezzolo all’interno dell’areola presenta delle secrezioni, che si tratti di perdite di sangue o di siero: in questo caso è bene rivolgersi subito al proprio medico. Ricorda sempre che la prevenzione del tumore al seno è importantissima… ecco a te un video per imparare a farti l’autopalpazione:

Capezzolo introflesso e chirurgia estetica: l’intervento di mastoplastica correttiva funziona?

Se ti stai chiedendo se sia possibile correggere l’anomalia del capezzolo introflesso, la risposta è sì! Se non si tratta di un caso grave, spesso bastano dei dispositivi che fungono da “correzione” per il capezzolo: si tratta di piccole ventose che creano un vuoto dall’esterno, spingendo così il capezzolo fuori dall’areola. Vanno applicati per diverse ore al giorno per un periodo di almeno tre mesi, e non sono privi di controindicazioni: oltre a non essere particolarmente comodi da indossare sotto i vestiti, possono portare a irritazione del capezzolo.

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Esiste poi la possibilità di ricorrere alla chirurgia estetica risolvendo il problema del capezzolo introverso con un intervento di mastoplastica correttiva. Questo genere di intervento in anestesia locale permette di liberare dalle aderenze i dotti galattofori troppo corti, per poi praticare ulteriori operazioni di fissaggio del capezzolo all’esterno. I costi di questo intervento (che può durare da mezz’ora a un’ora circa) sono compresi tra i mille e i duemila euro.

Se il chirurgo gestisce al meglio e con esperienza l’operazione, non si creeranno danneggiamenti per i dotti, per cui l’allattamento continuerà a essere possibile. Attenzione, però: in certi casi di maggiore gravità si renderà necessario tagliare i dotti, perdendo quindi la possibilità di allattare.

Capezzolo introflesso e allattamento

Se devi allattare il tuo bambino e hai i capezzoli piatti o introflessi non devi preoccuparti troppo, né pensare di dover ricorrere per forza alla chirurgia estetica: spesso è possibile comunque allattare! Il bambino, infatti, non si attacca solo al capezzolo, ma mette in bocca una parte più ampia del seno.

Il problema potrebbe nascere nei primi giorni di allattamento, quando la sua bocca è ancora di dimensioni parecchio ridotte: il bambino potrebbe avere difficoltà nell’attaccarsi al seno o nel mantenere l’attacco in modo da poter inghiottire latte a sufficienza per sfamarsi.

Una delle soluzioni più adottate sono, in questi casi, i modellatori del capezzolo, dei dischetti di silicone da indossare sotto il reggiseno, che creano una leggera pressione sui capezzoli, favorendo la fuoriuscita. Possono essere indossati a partire già dalla 32esima settimana di gravidanza, ma è sempre meglio chiedere prima un consulto medico.

Esistono poi dei “paracapezzoli”, ossia pezzi di silicone sottili e flessibili a forma di capezzolo con un foro sull’estremità che permette al latte di passare dal seno alla bocca del tuo bambino, dandogli un punto d’attacco più solido. Si tratta, però, di una soluzione a breve termine, per cui è sempre bene consultare un esperto.

Se nessuna delle soluzioni proposte ti ha permesso di allattare al seno, sarà bene ricorrere a un altro tipo di allattamento.

Per ulteriori informazioni sull’argomento, puoi consultare il sito di Humanitas.

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