All’età di sessantasette anni, Thomas Edison, durante una cena con la famiglia, è stato raggiunto dalla drammatica notizia che il suo centro di ricerca e produzione aveva preso fuoco. Edison corse sul luogo dell’incendio e vide l’impero nel quale aveva investito tutta la vita bruciare sotto i suoi occhi. Trovando suo figlio traumatizzato dinanzi quella scena, pronunciò queste famose parole: “Corri a prendere tua madre e i suoi amici. Non avranno più l’opportunità di vedere qualcosa di simile”.
Cosa?!
Non ti preoccupare, lo calmò Edison. “Va tutto bene. Ci siamo appena sbarazzati di un po’ di spazzatura”.
È una reazione incredibile. Anche un po’ folle.
Anni di riconoscimenti, prototipi e ricerca andati in fumo, ma Edison non ha mostrato disperazione o rabbia, non ha pianto e non si è gettato tra le fiamme. Al contrario, è tornato al lavoro. Il giorno successivo ha detto a un reporter di non essere troppo vecchio per tentare un nuovo inizio. L’incendio che aveva distrutto il lavoro di una vita lo aveva rinvigorito.
Edison ha assorbito quanto avrebbe devastato altri uomini, e questo lo ha reso migliore. Ed è ciò che fanno I bravi imprenditori. È ciò che li rende quello che sono.
A tre settimane dall’incendio, infatti, il centro di Edison era parzialmente in piedi e funzionante (grazie anche a un prestito dell’amico Henry Ford). In un mese i suoi uomini facevano due turni al giorno, sfornando prodotti nuovi che il mondo non aveva mai visto. A fronte di una perdita di quasi un milione di dollari dell’epoca, Edison ha messo in circolo abbastanza energia da ricavarne quasi dieci milioni in quello stesso anno.
La storia di Edison mi fa venire in mente quello che Nietzsche riteneva essere la ricetta per la grandezza, ovvero la formula amor fati. Amor Fati è la capacità dell’uomo di accettare e amare il destino che gli è riservato, al quale non può sottrarsi perché è esso stesso l’unico in grado di realizzarlo compiutamente.
La storia di Edison ci insegna che tutto ciò che ci accade può essere in qualche modo utile, se sappiamo come affrontarlo.
L’auto si rompe? Va bene, doveva succedere. Magari mi ha salvato da un incidente mortale.
Il computer si è mangiato i miei manoscritti? Va bene, preparerò una seconda bozza migliore della prima.
Abbiamo appena comprato il nuovo ufficio e l’impresario trova la muffa sotto le pareti, e questo richiederà migliaia di dollari per essere risolto? Grazie. Sarebbe stato molto peggio se non l’avesse scoperto subito.
Queste reazioni sono molto meglio rispetto alla rabbia, al risentimento, alla frustrazione o al nascondere la testa sotto la sabbia per la paura.
Gli stoici si riferivano al logos ovvero il principio guida dell’universo, e dicevano che siamo come cani legati a un carro in movimento, che si trovano difronte a due opzioni. La prima è lottare con la folle idea di controllo e puntare le nostre zampe posteriori, sfidando ogni singolo passo e venire trascinati con forza. La seconda è quella di sorridere, dire a noi stessi che il guidatore ci sta portando esattamente dove vogliamo andare, goderci il viaggio ed accogliere la libertà, da qualsiasi parte provenga.
Sperare che le cose siano diverse o cercare di capire se ciò che ci è accaduto sia giusto o sbagliato, lascia il tempo che trova. Perché in fin dei conti non sempre ci è data la possibilità di scegliere cosa accadrà nella nostra vita, ma possiamo sempre scegliere come reagirvi, se provare a lavorarci sopra oppure no.
Questo significa imparare ad accettare ciò che non si può cambiare. È difficile, ma dopo aver compreso che alcune cose sono fuori dal nostro controllo, si deve passare ad amare quanto ci accade e affrontarlo con l’allegria che abbiamo a disposizione. Perché è questo ciò che noi possiamo controllare; questa è la nostra grande forza. Dobbiamo trasformare ciò che dobbiamo fare in ciò che possiamo fare. E farlo al meglio delle nostre possibilità.
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