“Devs”, la serie tv di Alex Garland: Silicon Valley, fantascienza e delitti

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La statua gigantesca di una bambina felice circondata da alberi fronzuti, monoliti dorati sormontati da aloni luminosi, e ovunque, tra viali, sentieri e corridoi, geeks mollemente adagiati su poltrone e divani, con il portatile in grembo. Siamo ad Amaya, il teatro dove si svolge l’azione di Devs, la serie in 8 puntate diretta da Alex Garland e trasmessa da Hulu (in attesa di programmazione in Italia).

Fantascienza malinconica

Garland, autore del romanzo The Beach, poi portato al cinema nel 2000 da Danny Boyle (protagonista era Leonardo DiCaprio), ha poi conquistato una solida reputazione da autore di fantascienza malinconico nella migliore delle ipotesi, forse più decisamente pessimista quando si tratta di dar vita a universi in cui le conseguenze dell’uso della tecnologia producono effetti imprevisti, come in Ex Machina e Annihilation-Annientamento, i due film che ha diretto (quest’ultimo è disponibile su Netflix).

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Sonoya Mizuno e Nick Offerman in Devs.

Devs, ambientato in una sorta di Silicon Valley dove anche la politica si piega allo strapotere delle tech company, ha per protagonista Lily Chan (Sonoya Mizuno). Fidanzata con Sergei, ingegnere informatico come lei, Lily è costretta a improvvisarsi detective quando il ragazzo, di origine russa (e il dato non si rivelerà irrilevante), dopo un solo giorno di lavoro nel dipartimento top secret di Amaya, Devs appunto, sparisce senza lasciare traccia.

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Marilyn fa l’amore con Arthur Miller

Insieme a Lily entriamo allora nel mondo di Devs, luogo misterioso e riservato a eletti della fisica quantistica, dove si gioca con il tempo, si discetta di determinismo, e si provano a invertire i processi di causa ed effetto come piccoli dei. Sullo schermo della sala di proiezione di Devs riverbera nientemeno che il destino degli uomini e appaiono come in un cinegiornale montato da Philip K. Dick momenti chiave della storia, la crocifissione di Cristo, ma anche Marilyn che fa l’amore con Arthur Miller.

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Sonoya Mizuno.

Nel gioco del gatto col topo che Lily è allora costretta a giocare la propria partita con il Ceo di Amaya, Forest (Nick Offerman) e con il suo spietato addetto alla sicurezza (Zach Grenier), con momenti visivamente notevoli (la quinta puntata appena passata ne ha un paio niente male), si inserisce l’inevitabile riflessione filosofica sulle libertà e le loro limitazioni nel mondo contemporaneo, mai così attuale. Un mondo che conserva la tensione antica verso la realizzazione di un’utopia. Producendo così il nutrimento ideale di incubi nuovi. E non solo digitali.

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