Mondiali, cronaca di una morte annunciata

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Cronaca di una Morte annunciata.

«Questo non è il dramma della fatalità, ma il dramma della responsabilità.»

Così Rossana Rossanda descriveva la novella di Gabriel Garcia Marquez, che nel 1981 produceva la metafora perfetta del la mancata qualificazione della nostra Nazionale al prossimo Mondiale di Calcio.

Potremmo calarci nella semplicistica e superficiale analisi della sconfitta contro la Macedonia, potremmo ridurre il tutto al gol mancato di Berardi o al gol subito di Trajkovski ma come sapete Nati Sportivi ama complicarsi la vita ma contemporaneamente approfondire i temi.

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Io non sapevo potesse andare così. Ma sapevo che c’erano troppi indizi che avrebbero potuto portarci a questo terribile finale, in cui il Calcio Italiano non esce ridimensionato nell’immagine ma sconfitto nel sistema gestionale. Ma andiamo per parole chiave, attraverso quelle cercherò di dare voce alla mia riflessione che somma più fattori e dalla quale ne esce un quadro che doveva essere preoccupante ma che alla fine ha preoccupato pochi.

COMPETITIVITA’

La competitività di un calciatore cresce attraverso la frequenza di espressione del talento in competizioni e ambienti di alto livello. Queste generano situazioni da gestire e risolvere in cui o fattori psicologici, tecnici, tattici e motivazionali, oltre a moltiplicarsi, si rendono complessi.

In parole povere, al netto della sconfitta di ieri, considerando quello che sarebbe stato il nostro secondo avversario (Portogallo) 13/11 giocano stabilmente e con regolarità nei Top 15 d’Europa (o ci hanno giocato) al contrario della nostra Nazionale che vede parte della sua migliore espressione tra Sassuolo, Napoli e Lazio.

L’Assenza di un blocco importante di giocatori italiani nelle migliori squadre europee e italiane è il problema tecnico di oggi ma la difficoltà sottovalutata ieri. Il sintomo rilevato e non preso in esame che oggi è sfociato nella malattia.

MANAGERIALITA’

Ma se parliamo di sintomi dobbiamo calarci in due termini nei quali troviamo i maggiori vuoti, Pianificazione e Programmazione. Perché la competitività di alto livello, la frequenza dell’espressione del talento è solo l’ultimo aspetto che investe la pianificazione di un sistema.

Un sistema che deve prevedere investimenti non solo tecnici ma soprattutto organizzativi che seguono l’evoluzione e scandagliano lo scenario.

La politica degli impianti, della loro funzionalità e accessibilità, deve prevedere l’investimento dal basso e non il contrario, educando le singole società sportive alla Cultura dell’Impianto, della Casa come strumento e non come semplice scatola dove avviene l’evento.

La programmazione non mirata solo ed esclusivamente alla ricerca del talento ma all’individuazione, rilevazione, evoluzione e mantenimento del talento stesso come principio dell’investimento stesso.

I Giovani Italiani che diventano nuovamente il cuore del sistema e non il problema, con obblighi sensati e mirati ad alto livello e non nelle serie inferiori con strategie, se possibile, condivise con i Club che frequentano le competizioni internazionali.

I Giovani che diventeranno i protagonisti.

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Ma gli interlocutori devono tornare ad essere in primis chi sceglie in campo e non chi promuove gli interessi. I proprietari del teatro dei Burattini che tagliano i fili per continuare ad avere successo attraverso gli Attori e Registi formati nel quartiere, nel paese, nella città.

RESPONSABILITA’

La palla ad alto livello pesa ma in alcuni momenti pesa di più. Ed il peso devi essere in grado di saperlo portare e gestire, devi essere educato ad individuarlo. La Nazionale deve essere comunicata, avvertita, mangiata e digerita come valore assoluto, come ambizione, come traguardo.

E nel traguardo il peso aumenta, si moltiplica tra quello della maglia e quello del pallone.

Perché la Nazionale non è ulteriore mezzo per aumentare l’esposizione mediatica, ma vive con l’orgoglio della rappresentanza di molti portato avanti da pochi.


In questo modo il peso si trasforma in emozione, quella che si genera nel sommare le diversità territoriali sotto un’unica espressione culturale e sociale.

IDENTITA’

La parola Nazionale, che piaccia o no, deriva da Nazione. E come dice un mio Amico fino a quando esisteranno le Nazioni le Nazionali devono esserne un’espressione ed un lustro.

E allora si arriva all’Identità. In un mondo che ha disintegrato i concetti di appartenenza, identità, radici, che ha sovvertito valori e costumi diventa un’impresa generare un processo culturale che unisca le persone sotto un unico simbolo o scudetto che sia.

Non per caso però ho lasciato per ultimo questa parola.

Perché è la fine dell’approfondimento ma è il principio della Visione.

Quella che deve mettere tutti d’accordo, la linea guida.

L’identità di un movimento forte e numeroso nel quale non mancano risorse economiche e umane, un movimento tra i migliori al mondo per qualità e quantità, per storia e passione.

 

La Strada deve essere tracciata oggi, senza perdere tempo e che guardi a dopo domani, che metta insieme le variabili tecniche, organizzative e culturali con una forte Identità nazionale che abbia alla base la coscienza di chi ha fatto scelte sbagliate e l’orgoglio di chi sa risolvere i problemi meglio di chiunque altro.

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Redazione MusaNews
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