Caro Presidente Andrea Agnelli, le scrivo

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Andrea Agnelli
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Immagino che il dopo partita di Juventus–Milan, giocata di ieri sera e terminata con uno choccante 0–3 a favore dei rossoneri, le abbia regalato momenti di assordante silenzio. Il silenzio dell’Allianz Stadium, fortunatamente vuoto a causa delle misure anti-pandemia, il silenzio del Presidente di Exor, proprietaria della Juventus, John Elkann, il silenzio di Andrea Pirlo unito a quello dei giocatori. Come sempre avviene le vittorie hanno padri e madri in quantità industriale, le sconfitte sono sempre, inevitabilmente, orfane.

In questi undici anni trascorsi sotto la sua presidenza vi è stata soltanto una stagione che si è conclusa, come direbbe il neo allenatore della Roma José Mourinho, con 0 tituli. Per dieci, lunghissimi anni, la sua Juventus ha alzato al cielo almeno un trofeo ogni stagione, questo nessuno lo può e lo deve dimenticare e questo, Presidente, nessuno glielo può e deve togliere. Persino in questo annus horribilis la sua squadra ha vinto la Supercoppa Italiana e ha addirittura la possibilità di vincere un altro trofeo, dal momento che ha guadagnato la finale di Coppa Italia. Difficile, ma possibile.

Ma dopo tutto questo, ora la sua Juventus ha bisogno nuovamente dell’Andrea Agnelli di undici anni fa. Colui che entrando nella sede bianconera, ancora ubicata in Corso Galileo Ferraris, non trovò nemmeno la reception. Vi erano ancora le macerie di Calciopoli, che non aveva ancora cessato di gettare sulla società i sui detriti devastanti e lei decise di dare avvio alla ricostruzione.  La sua Juventus ha nuovamente bisogno dell’Andrea Agnelli che portò a Torino Giuseppe Marotta come Amministratore Delegato e Fabio Paratici come Direttore Sportivo ed un anno dopo Antonio Conte come allenatore.


Qualche giorno fa Giuseppe Marotta, ora Amministratore Delegato dell’Inter neo campione d’Italia, l’ha definita un presidente manager ed un grande manager, solitamente, si circonda sempre di grandi uomini. Undici anni fa lo fece ed iniziò un’avventura irripetibile. Per tutti. Probabilmente le vittorie in serie le hanno fatto ritenere la sua Juventus imbattibile e le hanno fatto perdere quel sano realismo che è una prerogativa della sua famiglia e caratteristica peculiare di suo padre Umberto.

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Andrea Agnelli e Marotta

Mai fare il passo più lungo della gamba. L’arrivo di Cristiano Ronaldo e la quasi contemporanea uscita di scena dai quadri dirigenziali bianconeri di Giuseppe Marotta hanno segnato un cambiamento di rotta che cozzava con la secolare storia della Juventus. Da quel momento è iniziata una fase nuova, che ha sì portato nuovi titoli, ma ha condotto la società in un vicolo cieco dal punto di vista economico–finanziario.

Presidente Andrea Agnelli, è arrivato il momento di resettare tutto e ripartire per una nuova stagione, con piani ed interpreti nuovi. Ristrutturi dalle fondamenta la sua Juventus, partendo dai quadri dirigenziali per poi scendere al tecnico ed ai giocatori. Quando l’estate scorsa decise di affidare la guida tecnica ad Andrea Pirlo, sapeva che era un’opzione rischiosa. Esigenze economiche e la volontà di mettere alla porta Maurizio Sarri, che lei non voleva, l’hanno spinta verso questa scelta, ma dopo 9 scudetti 9 consecutivi, è stato un lusso che si è potuto e voluto concedere.

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La scommessa è stata persa e probabilmente costerà molto caro alla sua Juventus. Anche in questa occasione è andato contro la storia della Juventus, dove non c’è tempo per attendere maturazioni di natura umana e tecnica di allenatori e giocatori. Lo sa molto meglio di noi, alla Juventus si deve soltanto vincere perché “vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”. Occorre coraggio e onestà intellettuale per ammettere di aver sbagliato e tentare di porre rimedio ai propri errori.

Inizi comunicando a Cristiano Ronaldo che la sua avventura in bianconero è terminata, se non lo comunicherà prima lui. Saluti, ringraziandoli, una dozzina di giocatori che non hanno ben compreso cosa voglia dire indossare quella maglia. Dia incarico di venderli, possibilmente bene e reinvesta parte del ricavato per l’acquisto di giocatori che abbiano lo spirito Juve, guidati da un tecnico che inietti nelle loro vene sangue bianconero. 

Dispiace sottolinearlo, caro Presidente, soprattutto in questi giorni di festa nerazzurra, ma Antonio Conte, con tutte le sue spigolosità caratteriali, è l’incarnazione del tecnico bianconero ideale. Ora dovrà trovare un altro Antonio Conte, un altro tecnico che, come lui, sappia far comprendere l’unicità di una storia e del peso che questa comporta. E poi, Presidente, la Juventus non può e non deve essere una società che si butta a testa bassa in spericolati progetti, come la Superlega, senza averne valutato tutte, ma proprio tutte, le conseguenze.

Una società come la Juventus non dovrebbe essere protagonista di farse come quella riguardante l’esame per la cittadinanza italiana di Luis Suarez. Cosa le avrebbe detto suo padre Umberto? E suo zio Gianni? Si sforzi di immaginare le loro parole e probabilmente troverà la soluzione. Quando si tocca il fondo si è, paradossalmente, più tranquilli, perché non si può andare più giù, ma risalire è comunque difficile. Vedere l’Inter di Giuseppe Marotta e Antonio Conte vincere lo scudetto le avrà procurato dolori lancinanti al cuore ed ingrossato il fegato, ma è da lì che occorre ripartire. Un grande Manager si circonda sempre di grandi uomini. Esattamente come undici anni fa.

Articolo di Stefano Vori

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