Una donna deve curare la propria immagine. Si occupa della casa, dei bambini e, se riesce, va anche a lavorare. È un essere sensibile, delicato e fragile. Un uomo, invece, nell’ordine standard delle cose deve puntare alla carriera. Gli incarichi e le responsabilità professionali sono all’ordine del giorno e fulcro della sua vita. Quando finisce la giornata lavorativa, allora può recarsi dalla sua famiglia dove trova moglie e figli ad attenderlo. Un uomo è un individuo forte, sicuro di sé e delle proprie capacità, con uno spirito indipendente.
Quante volte abbiamo letto o visto situazioni di questo genere? All’alba della seconda decade del ventunesimo secolo, la disparità tra uomini e donne è ancora ben radicata nella mentalità di molte, troppe persone. Questa concezione prende un nome ben preciso, quello di mascolinità tossica.
Che cosa s’intende per mascolinità tossica
In un articolo del «New York Times» del 2019, si afferma che la mascolinità tossica sia «un insieme di comportamenti e credenze che comprendono il sopprimere le emozioni, mascherare il disagio o la tristezza, il mantenere un’apparenza di stoicismo, e la violenza come indicatore di potere (pensate al comportamento da ‘uomo duro’)». Insomma, la cosiddetta toxic masculinity consiste in quell’insieme di regole non scritte che spingono ogni uomo a mantenere determinati atteggiamenti che precludono sensibilità, debolezza e fragilità. Un uomo non può essere vulnerabile: per emergere, deve mostrarsi sempre all’altezza di qualsiasi situazione, senza paure o remore.
Il termine “mascolinità tossica” viene direttamente dagli anni Ottanta, quando lo psicologo americano Sheperd Bliss ha cominciato a studiare le diverse forme di mascolinità, soffermandosi proprio su quella imperante nelle società patriarcali. In tale modello sociale, questa concezione va a cristallizzare le differenze di genere tra uomini e donne. Molto spesso, è proprio questo fatto che spiega i casi di frequente violazione dei diritti di quest’ultime e gli episodi di violenza di cui si sente parlare ancora troppo spesso nel mondo.
Le tracce di mascolinità tossica nella società moderna
Benché si siano fatti dei passi avanti negli ultimi anni, non possiamo dirci fuori da una società permeata dalla mascolinità tossica. Basti pensare come ancora oggi molti bambini e ragazzi vengano cresciuti con il mito dei “veri uomini“. Un vero uomo non piange, non ha bisogno di aiuto, sa farsi rispettare dagli amici e dalla propria compagna, ha determinati interessi e solo alcuni hobby, perché altri vengono ritenuti da “femminucce“. Non seguire questo codice di comportamento mette in dubbio la virilità del ragazzo in questione e l’immagine che dà di sé agli altri.
Allo stesso modo, dall’altra parte, le donne devono essere educate, avere come scopo primario la maternità e la vita familiare. In uno stereotipo di questo tipo, qualsiasi donna ama la danza, il rosa, ha un animo sensibile che va protetto ed è più adatta a certe professioni piuttosto che altre. Ecco, la chiave della mascolinità tossica consiste proprio in questo, nell’affermazione che il maschile non possa essere fragile e vulnerabile così come il femminile non possa essere forte. In questa visione, l’uomo domina sulla società e non sorprende vedere come nel 2021 i maschi occupino con maggior frequenza i posti di rilievo e di spicco all’interno di aziende e nei posti di lavoro.
Come abbiamo detto, questa disparità è un retaggio culturale di secoli di cultura misogina che si fa fatica a eliminare del tutto. I suoi effetti e segnali sono ovunque, anche se non ci facciamo attenzione. Pensiamo, per esempio, a quando entriamo in uno negozio di giocattoli per bambini: quanto è ben evidente la differenza tra i giochi riservati ai maschi e quelli, invece, pensati per le femmine?
Crescere con dei modelli culturali del genere è lesivo sia per la società che per l’uomo stesso. Non a caso la mascolinità tossica assume sovente derive di misoginia e omofobia che promuovono comportamenti di violenza come abusi sessuali o femminicidi o, appunto, episodi omofobi nei confronti di individui della comunità LGBT perché avvertiti come diversi e come “un affronto” all’essere virili.
Mascolinità tossica vs orientamento sessuale
Spesso si rischia di fare confusione tra la lotta alla mascolinità tossica e l’affermazione, invece, del proprio orientamento sessuale. Cercare di sconfiggere la toxic masculinity significa eliminare tutti quegli stereotipi di genere che si ripercuotono anche nella disparità di diritti tra uomini e donne. Una società priva di qualsiasi forma di mascolinità tossica non vedrebbe più alcuni atteggimenti virili a discapito di altri, non direbbe più a un ragazzo di non piangere o di non mostrarsi vulnerabile in vista di un prototipo di superuomo nietzschiano. Un individuo di sesso maschile può rinnegare questo codice di comportamento sempre, indipendentemente da quale sia il suo orientamento sessuale.
Infatti, è proprio su questo tema che possono sorgere dei fraintendimenti: la mascolinità tossica non è strettamente legata all’orientamento sessuale. Possiamo dire che alla base dell’omofobia e della toxic masculinity ci sia la stessa radice: l’eterosessismo, ovvero quella cultura che impedisce al maschile di essere altro se non eterosessuale.
Le celebrità contro la toxic masculinity
La battaglia contro la mascolinità tossica è ormai centrale anche nel mondo dello spettacolo e della moda. Già quarant’anni fa, figure come quella di David Bowie o di Freddie Mercury scardinavano gli stereotipi di genere spingendo verso la cultura “dell’ambiguo” e dell’androgino.
Per quanto riguarda l’ambito del fashion, lo stilista Alessandro Michele di Gucci sta dando una potente sferzata in questo senso: le sue collezioni puntano a promuovere l‘immagine di un uomo diverso, oltrepassando le barriere vetuste tra maschile e femminile. Camice con fiocchi scintillanti, pantaloni a zampa di velluto e giacche ricamate si alternano sulle passerelle indossati sia da modelli che da modelle. Sono sempre di più le star che scelgono stile di Gucci e che si pongono come vere e proprie icone di una mascolinità 2.0: dal camaleontico Jared Leto al nostro Achille Lauro, dall’affascinante Timothée Chalamet all’apprezzatissimo Harry Styles, questi sono solo alcuni degli esempi più altisonanti.
A tal proposito, lo stesso Harry Styles è comparso sulla copertina di Vogue US lo scorso dicembre indossando un abito “da donna”. Così, il cantante-attore non è stato solo il primo uomo a essere sulla prima pagina della celebre rivista, ma ha anche dato un messaggio forte a tutti coloro che ancora oggi ritengono che certi vestiti siano solo femminili e viceversa.
Infine, è stato importante in questo senso anche lo spot della famosa marca di rasoi Gillette che nel 2019 cambiava la trama classica delle pubblicità di questo tipo, dando una versione inedita della tematica “il meglio di un uomo“.
Le migliori frasi su virilità, femminilità e mascolinità tossica
Concludiamo con una parte tutta dedicata alle frasi più belle e significative in fatto di virilità e femminilità, che ci aiutano a riflettere su quanto sia importante combattere ogni giorno i retaggi della mascolinità tossica per vivere in una condizione sociale priva di stereotipi e nella piena parità di diritti e opportunità.
È fatale essere un uomo o una donna puri e semplici: si deve essere una donna virile o un uomo femmineo.
Virginia Woolfe
What’s feminine and what’s masculine, what men are wearing and what women are wearing — it’s like there are no lines anymore.
Che cosa sia femminile e cosa maschile, che cosa indossino gli uomini e cosa le donne – è come se non ci fossero più confini ormai.
Harry Styles
Ciò che più è bello in molti uomini virili è qualcosa di femminile; ciò che più è bello nelle donne con femminilità è qualcosa di mascolino.
Susan Sontag
But by far the worst thing we do to males — by making them feel they have to be hard — is that we leave them with very fragile egos. The harder a man feels compelled to be, the weaker his ego is.
La cosa peggiore che facciamo ai maschi – pressandoli all’essere forti – è che li lasciamo con degli ego fragili. Più forte un uomo di sente di dover essere, più debole è il suo ego.
Chimamanda Ngozi Adichie
Fonte articolo Alfemminile