L’arteterapia è un processo che porta alla conoscenza di sé e all’espressione di ogni emozione, senza censure o limiti. Ogni laboratorio creativo dà modo di vedere forse per la prima volta in immagini ciò che normalmente sperimentiamo solo nell’interiorità, da cui spesso rifuggiamo. Questo tipo di terapia si rivolge a persone diverse, da cui però tutti possono trovare giovamento, sia gli adulti in fasi della vita particolarmente difficili sia i bambini a scuola, come esperienza di formazione ma allo stesso tempo rilassante. Inoltre, quest’attività favorisce il miglioramento dell’autostima, vedendo le arti come delle alleate perfette per la nostra salute e benessere psicofisici.
Come è nata l’arteterapia
«L’arte nel suo insieme non è altro che un’arte di sopravvivere.»
Thomas Bernhard, dal libro Antichi maestri
La terapia che utilizza l’arte non ha un’unica origine. Una sua prima “cellula” risale alla seconda metà degli anni Trenta, quando Frield Ducker Brandeis si accorge del potente legame esistente tra parole, forme e colore. Diventa insegnante d’arte per i bambini del ghetto di Praga, dove cerca di far sfogare le emozioni e i sentimenti negativi dei suoi allievi attraverso delle rappresentazioni artistiche.
Successivamente, negli anni Quaranta, sia Gran Bretagna che Stati Uniti inziano a utilizzare l’arteterapia per trattare i reduci di guerra traumatizzati, ricoverati negli ospedali psichiatrici. Si continua a studiare il potere dell’arte come cura per il benessere psichico attraverso diversi approcci. Tra i più importanti si riconoscono i nomi di Edith Kramer e Margeret Naumburg. La prima considera questo “trattamento” dal punto di vista artistico, sottolineando come gli effetti positivi derivino dai fattori psicologici che vengono attivati durante la realizzazione del disegno o del quadro da parte del “paziente”.
La Naumburg, invece, si rifaceva agli studi già di Freud e di Jung, che vedevano l’arte come tramite tra l’incoscio e la razionalità dell’individuo. Ciò che le persone non possono ammettere con le parole o emozioni e pensieri che non sanno neanche di avere a livello razionale emergono grazie all’espressione artistica.
Oggi, con il termine di arteterapia s’indica un percorso di sostegno o di cura di tipo psichico. Tale approccio avviene in maniera non verbale, ma tramite dei materiali e mediatori artistici che possono essere di varia entità. Infatti, non si fa più richiamo solo all’arte in sé – intesa come pittura o scultura o le altre tecniche- ma anche a tutte quelle altre discipline artistiche come il teatro, la danza e la musica, per cui sono nati degli appositi laboratori.
«L’arte migliore è spesso il frutto della solitudine, è ciò che viene fuori per necessità e non per strategia, che nasce nella vostra pancia e che poi, come un bambino, avrete il coraggio di mettere al mondo, rischiando critiche e fallimenti.»
Francesco Bonami
Le “tipologie” di arteterapia e a chi si rivolge
A seconda del percorso che si deve perseguire, l’arteterapia modifica in parte il suo procedimento e i suoi obiettivi, adattandosi alle esigenza di chi ne necessita. Solitamente si differenziano tre aree di intervento.
1. Area Terapeutica: si tratta di quando l’arteterapia viene inserita nel programma riabilitativo dei casi di handicap gravi e disturbi psichiatrici, come per esempio autismo o schizofrenia. In questo caso l’arte declinata nelle varie discipline non è né la soluzione né la cura, ma diventa un’attività complementare al percorso di riabilitazione e può portare a buoni risultati.
2. Area riabilitativa: in questo caso l’arteterapia è utilizzata anche in presenza di persone di tutte le età, dai bambini fino agli adulti e gli anziani, a cui però non sono state diagnosticate delle patologie psichiche. In questo caso l’art therapy non è più un percorso riabilitativo, ma ludico, con lo scopo di aiutare chi lo pratica a esprimersi senza giudizi. Infatti, il suo obiettivo è quello di permettere l’espressione di pensieri ed emozioni, non di dover fare per forza “un buon lavoro” dal punto di vista estetico.
3. Area preventiva ed educativa: quest’ultima branca di art therapy punta a favorire una crescita interiore e personale durante i periodi particolarmente difficili o di cambiamento nel corso della vita. In particolare si rivolge a chi sta affrontando una depressione di leggera entità oppure una crisi in una relazione o un ribaltamento nella situazione lavorativa. Attraverso l’arte, si andranno a liberare le frustrazioni e i pensieri particolarmente negativi, per introiettare energia positiva.
Come si svolge un laboratorio di arteterapia?
Come già detto, l’arteterapia, con le sue diverse declinazioni, resta sempre un trattamento per la salute e il benessere psichico e, quindi, si svolge entro limiti di tempo e spazio. Normalmente, un laboratorio di gruppo con protagonista l’arte come terapia dura almeno un paio d’ore e ruota attorno la figura fondamentale dell’arteterapeuta. Si tratta di un professionista che ha seguito un’apposita formazione e che si occupa dell’allestimento dello spazio, dando molta importa alla luce. Allo stesso modo, l’arteterapeuta organizza i vari materiali che favoriscono molti stimoli a chi prende parte alla classe, sia adulti che bambini. Non possono mancare colori di tutti i tipi, dalle matite alle tempere e ai pennarelli, oltre a carta, stoffa, creta da modellare e molto altro materiale utile per tutte le tecniche.
Durante il laboratorio, è compito del terapeuta accogliere il gruppo e mantenere un’atmosfera calma e serena per tutte le ore di lavoro. Per fare ciò, ricorre sia a un certo tipo di linguaggio verbale che a quello non verbale, fatto di gesti e di indicazioni per dare spunti creativi agli utenti.
Vi sono casi in cui l’arteterapia si svolge anche a scuola, destinata soprattutto a quei bambini o adolescenti che presentano dei disturbi dell’attenzione o altri deficit cognitivi. Durante le ore destinate a questo processo creativo, ogni persona ha modo di “staccare” dalle lezioni “normali” e dall’impegno richiesto per dedicarsi al proprio benessere mentale.
«C’è ritmo in ogni arte, non importa che tu sia un pittore, un musicista o un regista: il ritmo c’è, e la gente ne sente il richiamo.»
F. Gary Gray
Questa è l’impostazione di base di un laboratorio che si basa sulle arti visive, ma, come accennato, con il termine di “arteterapia” o “art therapy” si può fare riferimento anche ad altri laboratori.
- Musicoterapia: può essere sia “attiva”, ovvero gli utenti suonano in prima persona uno strumento musicale, sia “ricettiva”, quando si ascolta la musica con lo scopo di favorire distensione e rilassamento.
- Teatroterapia: permette di comunicare attraverso il linguaggio verbale e anche per mezzo di quello del corpo.
- Danzaterapia: grazie al movimento del corpo, si possono liberare ed eprimere emozioni, sentimenti e tormenti.
I benefici dell’arteterapia
«Sia l’arte che l’artista non hanno una propria identità, ma la acquisiscono nell’incontro dell’uno con l’altra.»
Harold Rosenberg
Nonostante le diverse aree di intervento, è possibile riconoscere, in generale, dei benefici dell’arteterapia. Innanzitutto, nelle ore di laboratorio si punta alla conoscenza di sé di chiunque la sperimenti. Attraverso l’arte è possibile attivare un processo per manifestare emozioni e pensieri o sconosciuti o normalmente tacitati. Essi prendono forma nella creatività artistica e assumono immagini concrete, potendo così essere osservati come un qualcosa di “staccato” da sé. Ogni paziente entra in contatto con il proprio mondo personale e inconscio tramite un’esperienza diversa dal solito: non più grazie ai sogni, ma nella realtà.
Inoltre, si è notato come disegnare, dipingere ed esprimersi artisticamente abbia un’efficace capacità di rilassamento e distensione, risultando perfetta anche per chi non soffre di malattie psichiche ma sta affrontando un periodo particolarmente difficile e stressante della vita.
Infine, oltre a migliorare l’abilità nel lavoro di gruppo, l’arte è uno dei modi prediletti per affermare e contribuire alla crescita dell’autostima del paziente. I prodotti artistici realizzati in un laboratorio d’arteterapia non vengono mai giudicati in maniera critica, bensì solo dal punto di vista psicologico dall’arteterapeuta. Così facendo, non si potrà parlare di “bello” o “brutto”, ma solo di come siano stati espressi i propri sentimenti.