4 gennaio 2015, nella sua casa di Orbetello, in Toscana, Pino Daniele è colto da un malore. È un infarto. Viene trasportato all’ospedale Sant’Eugenio di Roma, dove si spegnerà intorno alle ore 23. Pino Daniele non aveva ancora compiuto sessant’anni. Sono passati esattamente sei anni, ma è come se il tempo si fosse fermato. Avviene sempre così quando si tratta di grandi artisti. Persone che, con la loro creatività, hanno segnato e contraddistinto la loro esistenza, ma, di conseguenza, hanno segnato anche le nostre. Sarebbe facile, ricordare, elencandolo, tutto lo straordinario repertorio musicale che questo grande artista ci ha lasciato.
Ma, molto probabilmente, non darebbe la misura esatta dell’artista Pino Daniele. Senz’altro più difficile, è cercare di spiegare, ai pochi che non lo hanno conosciuto o non sanno bene chi era Pino Daniele, cosa Pino Daniele ha significato per la musica italiana e, soprattutto, per la sua città, Napoli. Cercheremo di farlo, pur non essendo di Napoli, perché Napoli non è una città come le altre. È tutto ed il suo contrario, è un’aria, un’atmosfera, è un mondo nel mondo, che occorre vivere, conoscere e respirare per poterne parlare con un minimo di cognizione.
La Napoli di Pino Daniele…
Pino Daniele ha cantato e raccontato Napoli come nessuno. La sua grandezza è stata di aver narrato la sua città in maniera completamente diversa dagli altri. Non più la Napoli dei continui lamenti, della pizza e del mandolino, ma una Napoli che ha un cuore, un carattere e, soprattutto, la capacità di crescere, di farsi notare ed ammirare. Nei testi delle sue canzoni non ha mai rinunciato al suo dialetto, ma gli ha conferito uno stile, una forza ed una concretezza che lo hanno reso universale. Quando si parla del ruolo che ha assunto Pino Daniele nel dare una nuova immagine di Napoli, non si può non citare il suo grande amico ed alter ego, Massimo Troisi.
…e quella di Massimo Troisi
Massimo Troisi è scomparso nel 1994, a soli quarantuno anni, ma nella sua, purtroppo, breve carriera, ha percorso tanta strada insieme all’amico Pino. Non solo e non tanto per le colonne sonore che Pino Daniele ha composto per tre dei suoi film, ma proprio per il nuovo volto di Napoli che la loro arte andava diffondendo.
La poesia, la fantasia, la malinconia, l’ironia e l’autoironia, la capacità di rinnovarsi, sono alcune delle caratteristiche artistiche sia di Pino Daniele che di Massimo Troisi. Amavano Napoli, ma non amavano le cose che sulle loro città si dicevano, si pensavano e si raccontavano. Volevano cambiarla, a loro modo e nel modo che conoscevano meglio. Ridisegnandola. Artisticamente. Con tratti nuovi e colori diversi. Chi, come Pino Daniele, attraverso una chitarra e le sette note, mescolate in innovative armonie, nate dalla fusione di generi diversi, che traevano origine dai suoni mediterranei che andavano, poi, a sublimarsi, in maniera geniale, con suoni jazz, blues, e soul.
E chi, come Massimo Troisi, con una macchina da presa, attraverso fotogrammi che ritraevano una napoletanità diversa, figlia degli anni ottanta e delle nuove problematiche che questa presentava alle nuove generazioni. Entrambi hanno amato perdutamente Napoli. Entrambi avevano Napoli nel cuore. Già, il cuore. Due grandi napoletani, due grandi artisti, due grandi amici, entrambi con un grande cuore, ma stanco. Il cuore li ha abbandonati quando erano ancora giovani, quando, umanamente ed artisticamente, potevano ancora donare. Ma la morte definitiva riguarda soltanto le persone normali, gli artisti si allontanano momentaneamente, perché in ogni istante, quando lo desideriamo, possiamo riportarli accanto a noi, semplicemente ascoltando una canzone o vedendo un film.