Quando guardiamo al passato con gli occhi del presente, la conoscenza attuale spesso distorce la nostra memoria. Pensavamo di sapere cosa sarebbe successo, quando in realtà non è così. La tendenza a pensare che sapevamo cosa sarebbe successo può giocarci brutti scherzi e farci incolpare noi stessi per cose che non potevamo davvero prevedere.
Non accade solo a livello personale. Il bias del senno di poi, o errore di giudizio retrospettivo, si estende anche all’area professionale. I medici, ad esempio, sopravvalutano spesso la loro capacità di prevedere l’esito di un caso e affermano di averlo saputo fin dall’inizio. Anche gli storici sono inclini a questo pregiudizio quando descrivono l’esito di una battaglia e neppure i giudici sono immuni quando giudicando un caso pensano che tanto l’imputato come la vittima avrebbero potuto prevedere ciò che sarebbe accaduto.
Cos’è il bias del senno di poi?
A metà degli anni ’70, i ricercatori Beyth e Fischhoff condussero un esperimento molto interessante in cui chiedevano ai partecipanti di giudicare la probabilità che si verificassero certi risultati prima che Richard Nixon si recasse a Pechino e Mosca.
Qualche tempo dopo il ritorno del presidente Nixon, a quelle stesse persone venne chiesto di ricordare o ricostruire le probabilità che avevano assegnato a ciascun risultato. Scoprirono di aver sopravvalutato le probabilità degli eventi che si verificarono e minimizzato il resto. In altre parole, le persone tendevano a pensare di sapere cosa sarebbe successo, anche se non fu così.
Nello stesso anno, Fischhoff condusse un altro esperimento in cui diede alle persone una breve storia con quattro possibili risultati, ma indicando in anticipo che uno di questi era vero. In seguito chiese loro di assegnare una probabilità per ogni risultato particolare. Così scoprì che le persone tendono ad assegnare una maggiore probabilità di accadimento a qualunque risultato gli fosse stato detto essere vero.
Nacque così il concetto di bias del senno di poi, noto anche come errore di giudizio retrospettivo. È un pregiudizio cognitivo che si verifica quando sappiamo cosa è successo ma modifichiamo i nostri ricordi dell’opinione precedente a favore del risultato finale. È la tendenza a pensare che gli eventi passati erano più prevedibili di quanto non fossero in realtà.
Dopo che un evento si è verificato, pensiamo che avremmo potuto prevederlo, o crediamo di conoscere i risultati con un alto grado di certezza prima che si verificassero. In pratica, una volta che conosciamo il risultato finale, modifichiamo la nostra memoria per pensare che sapevamo cosa sarebbe successo, come se fossimo Nostradamus.
Succede che la conoscenza attuale genera un falso ricordo che ci fa pensare che sapevamo cosa sarebbe successo, quando in realtà non è così.
Cosa ci fa pensare che sapevamo cosa sarebbe successo?
Ci sono diversi fattori che possono aumentare o ridurre al minimo la nostra tendenza a pensare che sapevamo cosa sarebbe successo. Uno studio condotto presso l’Università del Texas ha scoperto che il bias del senno di poi è più comune quando l’esito di un evento è negativo piuttosto che positivo, dimostrando la nostra tendenza a prestare maggiore attenzione agli esiti degli eventi negativi rispetto a quelli positivi.
Inoltre, più gravi sono i risultati negativi, più intenso è il pregiudizio. In questo senso, un esempio di bias del senno di poi si è verificato nel 1996 quando LaBine proprose uno scenario in cui un paziente psichiatrico disse a un terapeuta che stava pensando di fare del male a un’altra persona. Tuttavia, il terapeuta non avvertì quella persona del potenziale pericolo.
Ad ogni partecipante vennero offerti tre possibili scenari: la persona in pericolo non venne ferita, fu ferita leggermente o gravemente. Venne quindi chiesto loro di determinare il livello di negligenza del terapeuta. Quando venivano menzionate le “lesioni gravi”, le persone erano più propense a valutare il terapeuta come negligente e affermavano che l’attacco era più prevedibile.
La sorpresa influenza anche il modo in cui ricostruiamo le previsioni previe al risultato. Ad esempio, se crediamo che un risultato fosse praticamente impossibile, abbiamo meno probabilità di essere vittime del bias del senno di poi. In pratica, quando un evento ci coglie completamente di sorpresa, è improbabile che guardando al passato pensiamo di averlo previsto.
Le conseguenze dell’errore di giudizio retrospettivo
L’errore di giudizio retrospettivo può distorcere i ricordi di ciò che sapevamo o credevamo prima che si verificasse un evento. Ciò può portare a una maggiore fiducia nelle nostre prestazioni e nella capacità di prevedere i risultati di eventi futuri, che possono essere positivi o negativi. Sebbene sia una distorsione, fintanto che viene mantenuta entro limiti ragionevoli, è positiva perché ci aiuta ad affrontare con maggiore sicurezza le situazioni avverse aumentando la fiducia nelle nostre decisioni.
Ma quando la fiducia è eccessiva e infondata può diventare negativa e portarci a prendere decisioni affrettate, non supportate da un’attenta analisi della situazione. In effetti, il bias del senno di poi riduce anche il nostro pensiero razionale a causa delle intense emozioni associate agli eventi a cui si riferisce, in un modo che può lasciarci più esposti a un pessimismo estremo o a un ottimismo tossico.
Inoltre, il bias del senno di poi può influenzare la nostra capacità di imparare dalle esperienze, dato che ci impedirà di imparare dagli errori. Se guardiamo al passato e pensiamo di sapere già tutto, avremo meno probabilità di analizzare i nostri errori. A sua volta, quella certezza può generare un enorme senso di colpa. In effetti, molte persone si recriminano per ciò che è accaduto in passato pensando che avrebbero potuto impedirlo perché presumono di sapere cosa sarebbe successo.
Questo pregiudizio può anche portarci a giudicare male le persone. Ad esempio, il bias del senno di poi può portare una giuria a pensare che gli imputati fossero in grado di prevenire l’esito negativo, quindi potrebbero essere più severi. Allo stesso modo, quando i querelanti si assumono un rischio, la giuria potrebbe pensare che avrebbero dovuto agire con maggiore cautela perché potevano prevedere le conseguenze, e ciò potrebbe portare a un verdetto più condiscendente con il colpevole, attivando addirittura la credenza in un mondo giusto che porta a colpevolizzare la vittima.
Come mitigare il bias del senno di poi?
È molto difficile sfuggire al bias del senno di poi. La conoscenza a posteriori è come un velo attraverso il quale guardiamo e valutiamo il passato. Un modo per combattere questa tendenza naturale consiste nel pensare in tutti i modi possibili, in modo da non limitarci solo all’accaduto. Vale la pena ricordare tutte le possibilità prese in considerazione in quel momento e le informazioni che avevamo. Questo non farà sparire il pregiudizio, ma almeno lo mitigherà.
Un altro indizio arriva da uno studio condotto presso la California State University. Cavillo scoprì che esiste una relazione tra la quantità di tempo che dedichiamo a rispondere e l’intensità del pregiudizio nel ricordare i nostri giudizi iniziali. In pratica, se abbiamo più tempo per riflettere sull’accaduto, il bias del senno di poi si riduce. Quindi non ci resta che prenderci il tempo per cercare di ricostruire come ci siamo sentiti e cosa pensavamo veramente.
Fonti:
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Fischhoff, B. (1975) Hindsight is not equal to foresight: The effect of outcome knowledge on judgment under uncertainty. Journal of Experimental Psychology: Human Perception and Performance; 1(3): 288–299.
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