Il Coronavirus non fermerà il Gay Pride

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E anche quest’anno, dopo non pochi drammi (2020 bisesto, anno funesto), siamo giunti a giugno, il mese del pride. L’orgoglio. L’orgoglio di essere unici, ognuno a proprio modo e andarne fieri. Un mese interamente dedicato alla comunità LGBTQI (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersessuali) che fatica tutt’ora a vedersi riconosciuti i diritti che le spettano e per i quali deve continuamente lottare. Ancora oggi, purtroppo, esistono persone convinte che l’amore sia monodimensionale e che non esista alcun orientamento sessuale al di fuori di quello etero.

È per questo che, allora, ogni anno milioni di persone in tutto il mondo scendono in strada a manifestare pacificamente e ORGOGLIOSAMENTE per combattere contro i pregiudizi e lo stigma da cui sono vessati i membri della comunità LGBRTQI e sensibilizzare le coscienze sull’uguaglianza quale valore fondante di ogni società civile.

Il Gay Pride in tempi di Coronavirus

Purtroppo, però, l’emergenza Coronavirus ha cambiato, anzi stravolto, le carte in tavola e quest’anno – per ovvi motivi – non sarà possibile prender parte alle parate iper-mega colorate che erano solite sfilare per le città nel giorno del Gay Pride. Ma non temete, nell’era del digitale tutto è possibile e il Gay Pride si terrà senza se e senza ma. Basterà, infatti, avere una connessione Internet per “manifestare” virtualmente. Quando? Il 27 giugno per 24 ore no stop. Dove? In diretta streaming sul canale “Global Pride 2020”.

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Ma in cosa consiste – vi chiederete voi – questo Gay Pride 2.0? Beh, ecco, di tutto e di più! Ci aspetta una maratona di spettacoli, concerti, interventi e contributi da parte di attivisti e personaggi dello spettacolo in diretta da tutto il mondo per divertirci, riflettere e creare consapevolezza. Insomma, l’unione fa la forza anche in tempi di distanziamento sociale!


La storia dei “Pride Month”

Perché giugno è stato nominato “Pride Month”? Per capirne l’origine bisogna tornare indietro di qualche anno. Era la notte tra il 27 e il 28 giugno del 1969, quando la polizia di New York attuò un raid allo Stonewall Inn, un gay club situato al Greenwich Village, un quartiere di Manhattan. Da quel momento, la comunità LGBTQ+ scese in piazza per protestare e far sentire finalmente la propria voce, dando vita ai moti di Stonewall. Si trattò di una svolta epocale: era nato ufficialmente il movimento di liberazione gay. Un anno dopo i fatti di Stonewall, l’attivista Brenda Howard organizzò la prima Gay Pride Week e la Christopher Street Liberation Day Parade.

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