3 lezioni sulla vita che Skinner ci ha fornito sul letto di morte

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Mentre giaceva sul suo letto di morte, Burrhus Frederic Skinner, uno degli psicologi più influenti nella storia dell’umanità, si sentì la bocca asciutta. Quando una delle persone che lo stava assistendo gli diede dell’acqua, ne bevve grato alcuni sorsi e poi disse la sua ultima parola: “Meravigliosa”.

Pensare che perfino sul letto di morte, con gli organi che non funzionavano più, i polmoni che collassavano e la leucemia che gli devastava il corpo, Skinner potesse gustarsi uno dei semplici piaceri della vita, è un qualcosa di estremamente edificante.

Questo aneddoto ci permette di parlare di 3 fondamentali ingredienti che ogni essere umano in cerca di appagamento interiore dovrebbe coltivare.


 

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1. Presenza

Il primo ingrediente è la presenza. Essere presenti significa riuscire a vivere pienamente il momento presente. La nostra mente ci trascina via con mille pensieri più o meno disturbanti da quella che è la realtà che ci circonda. In questo modo non riusciamo a goderci le cose che ci capitano e questo è un male, perché ci disconnette dalle ricchezze della nostra vita.

In punto di morte Skinner era sicuramente presente, tanto da essere capace di gustarsi appieno quell’ultimo sorso di acqua fresca.

 

2. Scopo

Il secondo elemento è quello dello scopo, ossia il sapere cosa vogliamo fare della nostra vita. Essere presenti, infatti, serve a poco se non sappiamo cosa fornisca significato alla nostra esistenza, se non sappiamo che tipo di essere umano vogliamo diventare, se non siamo connessi con quelli che sono i nostri valori.

Skinner aveva lo scopo – cui dedicò l’intera vita – di aiutare le persone a vivere meglio. Anche sul letto di morte questo scopo era presente: la sua ultima parola, quel “meravigliosa” riferito all’acqua, non era forse un modo di comunicare ai suoi cari un senso di conforto e ispirazione in un momento di grande sofferenza?

 

3. Privilegio

L’ultimo elemento è il privilegio ed è dato dall’unione di presenza e scopo tra loro. Quando viviamo la vita come un privilegio, qualcosa da apprezzare e assaporare, anziché darla per scontata o prenderla come un problema da risolvere, essa è naturalmente e di gran lunga più appagante. In questo episodio, Skinner non ha forse trattato la sua vita come un privilegio? Benché stesse incontrando la morte era pronto a cogliere tutte le opportunità che la vita in quegli ultimi istanti gli proponeva.

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Io credo che questa storia riguardi tutti noi. Quante volte non riusciamo ad apprezzare quello che abbiamo? Quante volte diamo per scontati i nostri affetti, i nostri valori, la nostra vita? Quante volte ci facciamo prendere dai pensieri, timori, rimpianti, confronti… al punto da dimenticare quello che di bello abbiamo?

Sia chiaro: non intendo dire che la vita sia un paradiso, perché non lo è per la stragrande maggioranza di noi. La vita è difficile e implica sofferenza. Tuttavia, oltre al dolore e alle difficoltà, c’è anche molto da apprezzare e festeggiare anche quando ci troviamo in momenti di sofferenza e paura.

Il primo passo da fare, infatti, è proprio iniziare a prestare attenzione a questi momenti. Inizia a notare: quando sei pienamente coinvolto e presente in quello che fai? Quando e dove ti senti in sintonia con il tuo scopo? Qual è quell’azione che ti fa sentire un senso di privilegio?

Il percorso è lungo, ma mettersi in cammino ne varrà la pena.

 

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L’articolo 3 lezioni sulla vita che Skinner ci ha fornito sul letto di morte sembra essere il primo su Psicologo Milano.

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