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Un Calcio alle discriminazioni

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Diritti-LGBT-mani (Google)
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Un calcio alle discriminazioni e così Juventus, Barcellona e Chelsea postano i loro loghi con i colori dell’Arcobaleno. Un segnale forte e chiaro, non solo contro l’UEFA, ma a tutto il sistema calcio

Vi sono dei momenti in cui non si può non agire, non si può rimanere in silenzio. Vi sono dei momenti in cui si può e si deve alzare la voce anche se non è nelle nostre corde, non appartiene al nostro modo di essere. Vi sono dei momenti in cui occorre combattere, pacificamente e nel pieno rispetto delle altrui opinioni, per affermare alcuni, sacrosanti diritti. In questi casi non vi può essere destra o sinistra, vi deve essere soltanto un Centro, chiamato Uomo e le sue libertà.

Euro 2020 si sta rivelando qualcosa che va ben oltre la mera, importante e prestigiosa competizione sportiva. Euro 2020 è l’immagine di un Europa che riparte, che si rimette in moto, che prova a rialzarsi dopo che la pandemia l’aveva messa in ginocchio. Ora Euro 2020 diventa anche qualcos’altro, qualcosa di più. Quando il grande portiere della nazionale tedesca, Manuel Neuer, indossa al braccio la fascia di capitano con i colori dell’arcobaleno, simbolo dei diritti Lgbt, ci si rende subito conto che qualcosa sta succedendo, qualcosa di nuovo e simbolicamente rivoluzionario.

La proposta della Germania

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La Germania giocherà mercoledì 23 giugno la sua ultima partita della fase a gironi contro l’Ungheria. L’Allianz Arena di Monaco sarà lo stadio che accoglierà l’evento, uno stadio che i tedeschi volevano illuminare con i colori dell’arcobaleno come risposta alla legge approvata dal Parlamento ungherese, che limita il diritto all’informazione dei giovani sotto i 18 anni in materia di omosessualità, perché equiparata alla pornografia e alla pedofilia.


Una risposta alla politica oscurantista del premier ungherese Viktor Orban, da sempre ostile, con le sue politiche, nei confronti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. L’EUFA ha però respinto tale proposta dei tedeschi ed in una nota precisa: “Il razzismo, l’omofobia, il sessismo e tutte le forme di discriminazione sono una macchia nella nostra società e rappresentano uno dei maggiori problemi che lo sport deve affrontare oggi. Tuttavia, la Uefa per i suoi statuti è un’organizzazione politicamente e religiosamente neutrale e visto il contesto politico di questa specifica richiesta, siamo costretti a declinare”, 

Un calcio alle discriminazioni. Un “falso” politicamente corretto

Una maniera formale di prendere le distanze che non è piaciuta a molti. Non è piaciuta a tre dei più grandi club europei quali il Chelsea, neo campione d’Europa, il Barcellona e la Juventus, che hanno postato i loro loghi istituzionali con i colori dell’arcobaleno. Un’immagine può valere più di mille parole, perché colpisce, in un solo istante, occhi, cuore ed anima. Per chi ce li ha. Per alcuni la risposta così immediata e forte di Barcellona e Juventus alla decisione della UEFA di non illuminare l’Allianz Arena di Monaco con i colori dei diritti Lgbt, sarebbe da collegare anche e soprattutto alle recenti polemiche legate alla Superlega.

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Il presidente dell’UEFA, Aleksander Ceferin, non demorde dal desiderio di vedere infliggere ai tre club irriducibili, Real Madrid ed appunto Barcellona e Juventus, sanzioni esemplari per la loro reiterata volontà di non abbandonare il progetto scissionista della Superlega. Più di una volta ed in maniera formale, i tre club hanno inoltrato formale protesta contro il comportamento, a loro giudizio, dittatoriale ed intimidatorio, del governo calcistico europeo. Ma la battaglia tra i tre club e l’UEFA è soltanto al suo inizio, sarà lunga, con il serio rischio che vengano coinvolti giudici e tribunali.

La speranza che sia un segnale forte al mondo del calcio

Forse ci sarà anche un pizzico di vendetta nei confronti dei vertici calcistici europei, ma ci piace pensare che Barcellona, Juventus e Chelsea abbiano voluto lanciare un segnale forte all’intero mondo del calcio ma non solo. Lo sport, così come la musica, il cinema, l’arte nella sua totalità non hanno confini. Non devono e non possono essere delimitati da angusti e limitanti perimetri. Non devono e non possono avere steccati da dover superare. Devono essere liberi di trasmettere LIBERTA’, soprattutto quando si parla di diritti.

Qui si va oltre, molto oltre. Non vi sono miliardi di euro in ballo, non vi sono lotte politiche per assicurarsi poltrone importanti nei posti che contano. Euro 2020 sta portando negli stadi, parzialmente gremite, nelle nostre case e nelle nostre menti un messaggio di inclusione, di rispetto, di tolleranza. Un messaggio che parla di diritti, diritti a vivere la propria vita liberamente, senza vincoli, né barriere. Un messaggio che parla di amore, nel senso più ampio del termine. Libertà di amare chiunque, ovunque, senza essere costretti a giustificare ad alcuno alcuna nostra scelta.

Un calcio alle discriminazioni. Il momento è arrivato

Vi sono dei momenti in cui non si può non agire, non si può rimanere in silenzio. Vi sono dei momenti in cui si può e si deve alzare la voce anche se, apparentemente, siamo circondati da persone sorde, che non intendono ascoltare. Vi sono dei momenti in cui occorre far comprendere, pacificamente e nel pieno rispetto delle altrui opinioni, che affermare alcuni, sacrosanti diritti è un bene per tutti, non soltanto di chi chiede che quei diritti vengano rispettati da tutti.. Se vi sono dei momenti in cui occorre fare, questo è il momento. Per crescere davvero, culturalmente, tutti.

Articolo di Stefano Vori

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