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Ghiaccio

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Titoli di testa: «Il pugilato non è solo uno sport: è una filosofia di vita. Un combattente è un combattente. Sempre. Anche e soprattutto al di fuori del ring». Silenzio in sala, inizia ‘Ghiaccio’.

‘Ghiaccio’ non è un semplice film sullo sport: fonde in un’unica pellicola famiglia, malavita, voglia di redimersi e, soprattutto, pugilato, dispensando qua e là consigli su come arrivare a superare gli ostacoli lungo il proprio percorso.

Film italiano del 2022 realizzato da Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis e disponibile su Amazon Prime Video e Sky, è ambientato a Roma nel 1999. I personaggi, per l’appunto, parlano tutti con un forte accento che li inserisce e li rende credibili nel contesto della storia. Uscì al cinema solamente per tre giorni, dal 7 al 9 febbraio, come evento speciale e segnò così il debutto alla regia del cantautore italiano.

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I nostri protagonisti sono due anime che si uniscono in una sola, come spesso accade in questo genere di film: l’allievo e il suo maestro, Giorgio e Massimo (Giacomo Ferrara e Vinicio Marchioni). Da una parte un astro nascente del pugilato ma con pesanti segreti di famiglia, dall’altra un uomo con vecchi sogni di gloria che non ha mai smesso di credere in quel figlio adottivo che vede nel ragazzo.

Quando incontriamo i due personaggi, a Giorgio manca solamente un incontro per diventare professionista, ma il padre (morto due anni prima) gli ha lasciato un’enorme eredità fatta solamente di debiti con il clan di malavitosi del quartiere. Così, il ragazzo non ha molte strade da seguire, se non quella di vendere droga (e farne uso) per tentare di riparare ai danni e aiutare la madre depressa.

Il suo attaccamento al mondo del pugilato è chiarissimo a noi spettatori, così come il rispetto che prova per Massimo. Seguendo il suo di filone narrativo, vediamo gli infiniti sacrifici che un allenatore è costretto anche lui a fare per aiutare i suoi atleti e farli crescere come i campioni che tutti si aspettano che siano. Si destreggia tra la sua vita privata e quella in palestra; potremmo dire che quasi sdoppia la personalità: da quella di padre e marito amorevole per i suoi bambini e per la moglie Floriana (Sara Cardinaletti), a quella di duro coach che non vuole sentire scuse per i ritardi e la stanchezza e che motiva costantemente il suo allievo, pur conoscendo gli enormi drammi alle sue spalle e, in qualche modo, finendo per farsene carico lui stesso.

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Ghiaccio’ è un film di scelte e di forza di volontà portata ai massimi estremi, visto il contesto in cui si trovano a vivere i personaggi. «Bisogna sempre avere un po’ di paura», è proprio questa a tenerci costantemente allerta e a non farci dare per scontato il nostro avversario. D’altro canto non bisogna invece aver paura di coloro che cercano di frenare le nostre scelte di vita senza altro motivo se non il volerci distruggere.


I metodi di allenamento di Giorgio e “Lo Zingaro”, il suo prossimo avversario (mostrati dal regista con un continuo cambio di prospettiva tra i due), sono totalmente diversi: Massimo vuole che il giovane si ricordi chiaramente da dove è partito, ma che si focalizzi anche sulla meta che può raggiungere grazie al suo talento, sempre e comunque mantenendo la giusta mentalità di campione corretto. Ad aiutare i due attori a mostrare la verità della fatica di un pugile c’è stato anche il campione del mondo dei pesi supermedi in WBA, Giovanni De Carolis, che li ha seguiti durante la preparazione e che ha recitato la parte dell’arbitro nel match finale.

“Lo Zingaro” (Domenico Valentino, campione italiano dei pesi leggeri tra i professionisti e medaglia d’oro mondiale tra i dilettanti) sembra invece indirizzato solamente alla cattiveria, non una buona alleata quando i giochi si fanno davvero duri e devi trovare una forte motivazione per reggerti ancora in piedi sul ring. «Il ghiaccio bisogna guadagnarselo», come ripete sempre Massimo, mentre porta allo stremo delle forze il ragazzo. È il premio che ti dà sollievo alla fine del lavoro e che ti ricorda che hai fatto tutto il possibile per arrivare al tuo obiettivo.

Per 95 minuti di film, incasseremo insieme ai due protagonisti (e in realtà insieme a tutti i personaggi come vedrete) sia i pugni veri durante l’incontro sia quelli emotivi, vivendo lo sport come una via di fuga e come possibilità di riscatto.

Può essere un classico la storia del pugile mandato al tappeto che poi si rialza più forte di prima; tuttavia ad ogni modo ci trasmette speranza. Mostrano la voglia di riscossa che hanno tutti quei giovani che spesso sono vittime dei propri genitori e non hanno la possibilità di far bruciare il fuoco che si portano dentro a causa delle etichette imposte dalla società.

L’articolo Ghiaccio proviene da Nati Sportivi.

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