Varicella in gravidanza: quali rischi comporta per il feto?

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Contrarre la varicella in gravidanza può capitare, anche se come sappiamo bene, si tratta di una malattia che dopo la guarigione lascia un’immunità permanente. Non è una patologia grave e non dà particolari problemi al paziente. Ma che cosa succede se l’infezione si contrae per la prima volta proprio quando si scopre di essere incinta? 

Varicella in gravidanza: come si prende?

Per ammalarsi di varicella in gravidanza si deve venire in contatto con persone contagiate. Il virus si propaga attraverso le vie respiratorie, quindi il contagio è molto facile e quasi inevitabile. Basta solo la vicinanza nello stesso ambiente per infettarsi. Esiste poi anche un’altra forma di contagio molto più rara, detta trasmissione indiretta: in questo caso può essere un altro figlio che viene in contatto con un suo coetaneo malato di varicella e diventa portatore del virus. Vogliamo anche ricordare che la varicella non si prende attraverso un oggetto che è stato toccato da un malato, mito utile da sfatare. La varicella ha una fase di incubazione di 15-21 giorni e rimane contagiosa fino a 1-2 giorni prima della comparsa delle vescicole, fino a quando tutte le vescicole non si sono seccate e trasformate in croste.

varicella in gravidanza: come si prende?© Istock

Varicella in gravidanza: i rischi nel primo trimestre

Per prima cosa vogliamo sottolineare che se la mamma si ammala di varicella, non è detto che il virus arrivi anche al feto: questa probabilità esiste, ma è piuttosto bassa. Nell’ipotesi in cui anche il bambino che si porta in grembo risulti contagiato dal virus della varicella, è utile considerare in quale periodo della gestazione ci si trova. I problemi maggiori si possono avere se si prende la varicella in gravidanza nel primo trimestre, quando gli organi dell’embrione si stanno ancora formando: se anche il bambino si infetta, c’è un 7% di probabilità che alla nascita possa manifestare la cosiddetta sindrome da varicella congenita, caratterizzata da lesioni cutanee con cicatrici, atrofia muscolare, dita più piccole e corte rispetto alla norma, o lesioni cerebrali come encefaliti, che possono provocare ritardo mentale.
Nei casi più gravi di contagio da varicella, si può verificare aborto spontaneo.

 

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varicella in gravidanza: i rischi© IStock

Varicella in gravidanza nel secondo o terzo trimestre

Se il contagio da varicella in gravidanza avviene nel secondo e terzo trimestre, le conseguenze sono minori e diminuiscono sempre di più man mano che si va avanti con la gestazione. I rischi potrebbero aumentare nelle ultime settimane e se si contrae la varicella possono esserci tre possibili scenari. Vediamo quali sono.

Quando la malattia viene presa fino a 21 giorni prima del parto, la mamma ha il tempoi di passare i suoi anticorpi al feto, ma in generale la probabilità di passaggio del virus nella placenta è basso. In base a quando è avvenuto il contagui, il bambino potrebbe guarire prima della nascita o manifestare la varicella dopo la nascita, ma anche in questa seconda ipotesi la malattia ha un decorso quasi sempre favorevole.

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varicella in gravidanza© IStock

Se la mamma partorisce proprio durante l’incubazione della malattia, il bambino nascerà sano, ma rischierà il contagio nei giorni successivi. In questo caso la carica batterica sarà inferiore perché il virus non è stato trasmesso attraverso la placenta bensì per via respiratoria. In ogni caso entro 48 ore dalla nascita al bambino verranno iniettate immunoglobuline specifiche contro il virus della varicella, che aiuteranno il sistema immunitario ancora acerbo del neonato, a liberarsi della malattia. Solo in una fase successiva potrebbe essere necessario somministrare al piccolo alcuni farmaci antivirali, il modo tale da debellare il virus in maniera definitiva.

L’ipotesi peggiore si verifica quando il contagio avviene nei 18-20 giorni prima della data del parto, perché in questo caso il bambino nascerebbe nel momento in cui cominciano i primi sintomi e la carica batterica è molto alta. Tutto nasce dal fatto che in questo momento la mamma non ha ancora avuto la possibilità di trasmettere al feto i suoi anticorpi e al momento della nascita il bambino non avrà ancora sviluppato un sistema immunitario forte per combattere la malattia. Cosa si deve fare in questo caso? La mamma dovrebbe cercare di risalire al momento in cui è venuta in contatto con il virus, per poi valutare insieme al proprio ginecologo se anticipare o cercare di ritardare di qualche giorno il parto in modo da non farlo coincidere proprio con i giorni più critici.

 

varicella in gravidanza: come si cura© IStock

Come curare la varicella in gravidanza?

Se hai contratto la varicella in gravidanza, per prima cosa cerca di non farti prendere dal panico. E’ bene sapere che la madre non corre particolari rischi. In generale, però, i sintomi possono essere molto fastidiosi ed importanti: l’organismo della donna incinta è già impegnato nello sviluppo del feto, per questo anche il sistema immunitario potrebbe essere meno pronto a debellare un virus come la varicella. Per alleggerire il decorso della malattia e ridurre il rischio di trasmissione al bambino, si possono somministrare le immunoglobuline, ma sempre entro 72 ore dall’esposizione al contagio.
I farmaci virali che sono i classici somministrati a bambini ed adulti in caso di varicella, sono sconsigliati in gravidanza perché il loro uso non è considerato sicuro.


 

varicella in gravidanza: il vaccino© IStock

Come prevenire il contagio da varicella in gravidanza

Se stai cercando di diventare mamma e non hai mai avuto la varicella, allora potresti pensare di fare il vaccino, l’unica arma efficace per prevenire il contagio da varicella in gravidanza. La vaccinazione è un preparato assolutamente sicuro, chiedi un consulto al tuo medico per avere maggiori informazioni. Nel caso in cui tu fossi sicura di non aver mai contratto il virus, almeno 3 mesi prima del concepimento puoi programmare la vaccinazione, in questo modo potrai stare assolutamente tranquilla e goderti la gravidanza in tutta serenità.
In alcuni casi la malattia decorre senza particolari sintomi, e spesso molti soggetti non sanno di averla avuta. In caso di dubbio, prima di fare il vaccino basterà fare delle semplici analisi del sangue per controllare la dose di anticorpi relativi al virus (Varicella-Zoster) e solo dopo, se il riscontro è negativo, procedere con la vaccinazione.

 

varicella in gravidanza ed herpes zoster© IStock

Herpes Zoster e Varicella in gravidanza

L’Herpes Zoster e la Varicella sono delle infezioni virali molto serie e da non sotovalutare mai. Se prendiamo ad esempio la varicella, una volta entrato nell’organismo, il virus rimane silente a livello del midollo spinale. Se in particolari situazioni si verifica una riduzione delle difese immunitarie (organismo debilitato, stress ecc…), il virus può riattivarsi, manifetsandosi con arrossamento a livello cutaneo e vescichette, che provocano bruciore e dolore più o meno intenso. In questi casi si parla di herpes Zoster, detto anche fuoco di sant’Antonio. Trattandosi dello stesso virus della varicella, si può quindi venire contagiati anche da un paziente affetto da herpes Zoster, ma la trasmissione in questo caso sarà molto più difficile perché potrà avvenire solo per contatto con il liquido secreto dalle vesciche e non per via respiratoria. Una donna incinta, dunque, deve fare maggiormente attenzione anche a chi dovesse manifestare i segni tipici dell’Herpes Zoster.

Fonte articolo Alfemminile

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Redazione MusaNews
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