Uscire dalla crisi: ottimismo vs realismo?

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C’è una bella storia che mi viene in mente ogni qualvolta mi trovo immerso in una situazione negativa dalla quale non so come uscire e rispetto alla quale non so quando finirà. Questa storia mi aiuta, perché mi ricorda quale sia l’atteggiamento mentale migliore al quale allinearmi per poter non soltanto uscire indenne da questa crisi – possibilmente indenne – ma anche in alcuni casi rinforzato.

Si chiama “Il paradosso di Stockdale” e prende il nome proprio da Jim Stockdale, un ufficiale dell’esercito americano che andò a combattere la guerra in Vietnam. Venne catturato e tenuto imprigionato per otto anni.

Otto anni sono veramente un sacco di tempo: 8 compleanni, 8 Natali, 8 primavere, 8 anniversari di matrimonio. Otto anni durante i quali lui subì all’incirca 20 torture prima di poter essere liberato. Eppure Stockdale è sopravvissuto e la sua storia ha da insegnarci alcune cose secondo me importanti, che anche noi possiamo estrapolare e adattare alla nostra situazione.  

 

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1. Speranza

Come primo insegnamento, Stockdale disse che lui, durante tutto questo periodo, non perse mai la speranza di poter un giorno uscire da quell’inferno. Personalmente credo che la speranza sia un qualcosa di magico quasi, di energizzante, e nessuno di noi dovrebbe perdere il rapporto con questa dimensione. Tutti noi dobbiamo coltivare speranze, dobbiamo avere fiducia. Spesso, invece, disperare e lasciare tutto quanto sono grandi tentazion.

Per sperare invece serve dedizione, costanza, impegno. Sperare quindi nel futuro, sperare che prima o poi riusciremo a capire come uscire da questa situazione. Si tratta, in fin dei conti, di avere fede, ma non tanto fede in un senso religioso: fede nel domani, nell’ignoto, nel futuro. Fede che questa storia prima o poi avrà un lieto fine.  

 

2. Attenzione all’ottimismo

Seconda cosa che ci insegna Stockdale è che lui notò come furono le persone ottimiste, quelle che non riuscirono a sopravvivere alla lunga prigionia. Il che sembra un controsenso con quanto appena affermato, ma in realtà non lo è. 

Quelli che durante la prigionia del Vietnam, infatti, non riuscivano a sopravvivere, erano coloro i quali dicevano: “Dai che per il prossimo Natale saremo fuori”. E poi però non succedeva, allora poi dicevano: “Dai che per la prossima Pasqua saremo tutti fuori, ce la faremo”. Ma ancora niente, e allora: “Magari sarà il prossimo Natale, la prossima Pasqua”, ma in realtà questa loro aspettativa ottimistica sul futuro veniva puntualmente disattesa.  

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Ora, un atteggiamento positivo di questo tipo è figlio, secondo me, di un pensiero positivo ingenuo, che probabilmente sul breve termine aiutava i soldati a difendersi dalla brutalità di quel presente, ma sul lungo termine in realtà non faceva altro che aumentare la loro frustrazione. I soldati che sposavano questa filosofia – in altre parole – non guardavano in faccia la brutalità della situazione e alla fine, una delusione dopo l’altra, si lasciavano sprofondare nell’apatia, lasciandosi morire.

Allora, quando ci troviamo ad affrontare una crisi e non sappiamo quando uscirne o quando finirà, forse anche noi dovremmo prendere in considerazione il punto di vista di Stockdale. Non dobbiamo cioè perdere il contatto con la realtà, non dobbiamo negare di vivere una situazione tremenda, ma allo stesso tempo non dobbiamo perdere la speranza di riuscire a venirne fuori.  

D’altra parte, vedere la realtà per quello che èè il modo migliore per poter prendere atto di quello che succede e quindi poter prendere le corrette contromisure. È il primo passo per prendere in mano noi stessi e iniziare a rinforzarci sui nostri punti di fragilità, prenderci cura di noi, diventare degli esseri umani migliori. 

Insomma, in queste situazioni di crisi l’ottimismo fine a se stesso può essere anche molto pericoloso. Il che non vuol dire allora di affrontare la realtà con pessimismo, ma con un sano realismo. Sì, perché per iniziare a modificare la realtà e farla girare a nostro favore, la prima cosa da fare è guardarla in faccia, senza indorare la pillola.  

 

Per usare le parole di Stockdale: “Non bisogna mai confondere la fiducia che alla fine avremo la meglio, che non va mai perduta, con la disciplina necessaria ad affrontare i momenti difficili della nostra vita, gli aspetti più brutali della realtà, qualunque essi siano. 

 

In estrema sintesi, cari amici, questa è la ricetta di Stockdale: dobbiamo accettare la realtà, ma opporci al nostro destino. 

 

 

L’articolo Uscire dalla crisi: ottimismo vs realismo? sembra essere il primo su Psicologo Milano.


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