Sono passati quasi 60 anni da quando Ursula Andress emergeva dalle acque come una Venere di Milo moderna – folgorando un semi-incredulo Sean Connery in James Bond: Agente 007-Licenza di uccidere. Un ingresso nella storia del cinema ormai leggendario, per il fisico, certamente, e perché si trattava della prima Bong girl in assoluto. Un’immagine talmente eccezionale puntualmente omaggiata dalla moda e da altre star – ultima in ordine di tempo Michelle Hunziker, conterranea di Ursula.
Spericolata, sempre di corsa fra un set le foto dei suoi amori sbattuti in copertina, Ursula è stata un modello istantaneo di bellezza da subito. E anche il simbolo di una rivoluzione culturale e di costumi che nel 1962 si affacciava timidamente al mondo. Una delle prime attrici orgogliose di esprimere tutta la sua sensualità. Assiema a una libertà che nel corso degli anni ha sempre sfidato le convenzioni. E il destino quasi tutto già scritto di una vita che sembrava destinata a tutt’altro rispetto alla gloria del cinema.
I primi passi di una Bond Girl
Prima di sei figli cresciuti a cioccolato e religione protestante, Ursula Andress fugge prestissimo dalle noiose e rassicuranti strade del cantone di Berna. Destinazione Roma, in cui nei primi anni 50 cerca fortuna come modella e poi con qualche ruolo nella commedia italiana. Il cinema è l’ambito che le interessa veramente, e grazie a pazienza e perseveranza tipiche del suo temperamento elvetico, Ursula in breve riesce ad approdare a Hollywood. A metterla sotto contratto è la Paramount, che crede nelle potenzialità di questa europea, e spera nello stesso effetto ipnotico di Greta Garbo e Marlene Dietrich.
Ma il “rapporto” fra la giovane attrice e la lingua inglese non decolla. Così come la sua carriera americana. Che sembra invece concentrarsi più che altro sull’amore. Con avventure da copertina accanto per esempio a James Dean. Una manciata di mesi di fuoco subito prima prima dell’incidente fatale dell’attore . E subito prima dell’incontro con il suo primo marito, John Derek. Poi diventato più noto al pubblico per essere stato il compagno di un’altra bomba sexy: Bo Derek.
«Quando esci dall’acqua… »
«È un mistero. Tutto quello che ho fatto è stato indossare un bikini – nemmeno così striminzito – e fischiettare. E il giorno dopo ce l’avevo fatta!» Così Ursula ha commentato i pochi minuti che l’hanno catapultata nello star System mondiale. Fu la stessa Ursula Andress a progettarlo, adattando i due pezzi alla propria sinuosa figura 90-60-90, e anticipando la rivoluzione sessuale imminente. Alla sua Honey Ryder, prima bond girl della storia in Agente 007 – Licenza di uccidere, del 1962, Ursula non presterà la voce – ancora troppo marcatamente svizzero/tedesca – ma “solo” il corpo perfetto.
Che in tante cercheranno di copiare, o omaggiare, senza lo stesso successo. Basti pensare a un’altra Bond girl, Halle Berry, che in La morte può attendere del 2002 proporrà una variante arancione del medesimo costume da bagno. Nei ruoli successivi Ursula non brilla mai per capacità recitative, ma a lei va bene così. Anche perché comunque riesce ad affiancare miti come Elvis Presley in L’idolo di Acapulco e Dean Martin in I 4 del Texas. L’apice però lo raggiunge nel 1965 con Ciao Pussycat, il film che riassume al meglio la cultura pop anni 60. Negli oggetti e nel set. Oltre che nei professionisti che coinvolge. Da un giovane Woody Allen scrittore a Peter Sellers (alle musiche di Burt Bacharach).
Le scorribande amorose
Tra un set e l’altro – compresa una capatina in Italia per il cult La decima vittima di Elio Petri – Ursula incontra nel 1965 il grande amore della vita: Jean-Paul Belmondo. Sette anni di passione travolgente e liti memorabili che riempiranno le cronache rosa dei giornali. «Con lui ho scoperto mondi di cui ignoravo l’esistenza», ricorda Ursula. E in virtù di tale intensità, la sua carriera subisce un considerevole stop. Con l’unica eccezione del film Casino Royale del 1967, prima parodia “ufficiale” della saga Bond, con David Niven nei panni dell’agente segreto.
In cui con grande auto-ironia torna a interpretare la Bond girl, ma con il preciso intento di prendersi in giro e sfatare un po’ il suo mito. L’amore con il grande Bebel però è più forte di tutto, anche se, nel 1972, l’attore la mollerà su due piedi dopo aver incontrato Laura Antonelli. Lasciandola nella disperazione. E allo sbando. In pochissimo tempo passa dal frequentare prima Fabio Testi, e subito dopo Franco Nero.
Ursula Andress: una cougar ante-litteram
Quando nel corso degli anni per lei, come per tante interpreti emerse soprattutto per la bellezza fisica, sembra profilarsi un sereno declino fra serial americani, b-movies nostrani e sceneggiati, ecco arrivare come un fulmine a ciel sereno il giovane Harry Hamlin. Conosciuto nel 1981 sul set di un capolavoro kitsch-mitologico dal titolo Scontro di titani, dove impreziosiva un cast all-star composto da Laurence Olivier e Maggie Smith.
Fra un peplo e un fulmine di Zeus nasce così una passione che, di nuova, dà scandalo. Soprattutto perché Hamlin ha solo 29 anni mentre Ursula è già over 40 ma – la star non se ne cura. Anzi, in barba alle critiche, due anni dopo dà alla luce il suo unico figlio Dimitri, all’età di 43 anni.
Ma non c’è requie per Ursula Andress. Che nel giro di poco si separa anche da Harry. Senza perdere il vizio per gli uomini giovani, frequentati sempre molto assiduamente. Come il siciliano Fausto Fagone – trent’anni di differenza –, e l’attore e maestro di karate americano Jeff Speakman. Nel frattempo il cinema si allontana sempre di più, anche se sempre con un considerevole humor, Ursula torna davanti allo schermo, specialmente in produzioni televisive. Storico il suo contributo alla serie fantasy Fantaghirò, nei panni della cattivissima strega Xellesia. Forse l’ultimo ruolo di rilievo della sua carriera
Da anni ormai ritirata a vita privata, Ursula appare solo qua e là in occasione di qualche evento o party benefico. Senza strillarlo ai quattro venti, in modo discreto, magari canticchiando da lontano. Proprio come quel giorno in bikini che ha cambiato per sempre la sua vita, entrando di diritto nella memoria collettiva di cinefili, fashion addicted e fan di James Bond.
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