Avrete sicuramente notato come alcune tipologie di cibi creino dipendenza. Si tratta in particolare di prodotti industriali e ultra elaborati che poco hanno a che fare con gli alimenti naturali. Ora una nuova ricerca svela come mai diventiamo dipendenti da patatine fritte, biscotti confezionati, pizze surgelate e altri alimenti simili.
Ashley Gearhardt, professoressa associata del dipartimento di psicologia presso l’Università del Michigan, ha pubblicato i risultati della sua ricerca, condotta in collaborazione con il dottor Johannes Hebebrand, capo del dipartimento di psichiatria infantile e dell’adolescenza, psicosomatica e psicoterapia presso il Università di Duisburg-Essen in Germania.
Lo studio, pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition, riguarda la dipendenza da alimenti trasformati.
Cibi come patatine fritte, pizza surgelata, gelati e biscotti confezionati hanno molto in comune con sostanze che creano dipendenza come il tabacco e la cocaina. Anche quest’ultime infatti sono sostanze vegetali altamente raffinate e trasformate che vengono in qualche modo “riconfigurate” evidenziando le loro parti più piacevoli.
Proprio quello che avviene agli alimenti trasformati quando i processi che li preparano rimuovono fibre, proteine e acqua, lasciando “formulazioni industriali” di zucchero, sale, aromi artificiali e altri additivi, componenti che vengono rapidamente assorbiti nel flusso sanguigno dando “sollievo” e piacere alle aree del cervello che regolano la ricompensa, l’emozione e la motivazione.
Sale, addensanti, aromi artificiali e altri additivi in alimenti altamente trasformati migliorano anche le proprietà complessive di quell’alimento come la consistenza e la sensazione in bocca, il che aumenta inevitabilmente il piacere di consumarli.
Gearhardt afferma che il nostro rapporto con gli alimenti trasformati può essere così estremo che alcune persone sperimentano effetti collaterali simili all’astinenza quando riducono l’assunzione di cibo spazzatura.
Come si legge nello studio:
“Gli alimenti altamente trasformati (HP) hanno concentrazioni innaturalmente elevate di carboidrati raffinati e grassi. Questi alimenti sono altamente rinforzanti e alcuni (ma non tutti) gli individui li consumano compulsivamente. Gli alimenti HP, come le sostanze che creano dipendenza, sono più efficaci nell’attivare i sistemi neurali legati alla ricompensa rispetto agli alimenti minimamente elaborati. Ancora più importante, gli alimenti HP sono associati agli indicatori comportamentali della dipendenza: diminuzione del controllo sul consumo, forte desiderio, uso continuato nonostante le conseguenze negative e ripetuti tentativi falliti di ridurre o eliminare l’assunzione. Pertanto, gli alimenti HP sono fondamentali nei modelli di assunzione di cibo che creano dipendenza. Come i farmaci che creano dipendenza, gli alimenti HP sono sostanze complesse prodotte dall’uomo progettate per fornire efficacemente ingredienti di rinforzo (ad es. Carboidrati raffinati, grassi)”.
Nello studio condotto dalla dottoressa Gearhardt, che ha coinvolto più di 500 persone, si è visto che alcuni cibi avevano una particolare probabilità di suscitare comportamenti alimentari “simili alla dipendenza”, come voglie intense, una perdita di controllo e un’incapacità di ridurre il consumo nonostante fossero evidenti le conseguenze dannose.
In cima alla lista degli alimenti che creano più dipendenza c’erano pizza, cioccolato, patatine, biscotti, gelato e cheeseburger.
A livello di salute pubblica, le conseguenze negative del consumo di tali cibi sono elevate, anche per coloro che non hanno livelli clinicamente rilevanti di dipendenza alimentare, sottolinea lo studio.
In primis vi è ovviamente il tema dell’obesità, che il consumo frequente di questi alimenti favorisce, e proprio capire il meccanismo che innescano nel nostro corpo i cibi ultra elaborati può essere utile a intraprendere interventi incentrati ad arginare il fenomeno.
Gearhardt intanto ci suggerisce di tenere un diario alimentare per cercare di individuare quali alimenti innescano in noi comportamenti e voglie di alimentazione incontrollata. Una volta identificati i cibi problematici, dobbiamo smettere di comprarli.
Fonte: PubMed / The New York Times
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