Simone Biles compie 23 anni. E, al posto degli auguri, chiede un’indagine sugli abusi sessuali

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Simone Biles (Photo by Laurence Griffiths/Getty Images)

È la ginnasta più premiata della storia, con quattro ori e un bronzo olimpici, e 19 ori e altre 6 medaglie iridate, Simone Biles sabato ha compiuto 23 anni. E, come tutte le celebrità che si rispettino, i suoi profili social sono stati letteralmente inondati di auguri da parte dei fan. L’atleta, però, non li ha apprezzati tutti: anzi, ha decisamente respinto al mittente quelli giunti dalla sua stessa federazione, la USA Gymnastics. Alla quale la campionessa rimprovera di non aver ancora avviato un’indagine indipendente sugli abusi sessuali del dottor Larry Nassar, ex medico della nazionale di ginnastica. 

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Fate la cosa giusta

«Buon compleanno alla ginnasta più premiata di tutti i tempi! Sappiamo che continuerai a stupirci e a fare la storia», ha scritto la federazione. Immediata la risposta della campionessa«Cosa ne dite di essere voi a stupire me e fare la cosa giusta? Avviate un’inchiesta indipendente». Un chiaro riferimento al caso Nassar, per il  quale la Biles ha già più volte chiesto un’investigazione (raccontando a gennaio che parlare di quelli subiti da lei le ha dato più forza): il medico sta infatti scontando l’ergastolo per le molestie delle quali è stato riconosciuto colpevole, ma la federazione si è limitata a offrire alle 517 vittime che hanno intentato causa contro l’organizzazione (sostenendo di non essere state protette) un risarcimento totale di 215 milioni di dollari. 

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Anch’io vittima di abusi

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La campionessa sostiene invece che andrebbero cercate eventuali connivenze tra la federazione e il medico, perché è difficile credere che molestie sessuali così continuative e diffuse non fossero a conoscenza di qualcuno. E per dare forza alle sue richieste, nel 2018, al culmine delle proteste del movimento #MeToo, la campionessa aveva condiviso sui social la propria storia, raccontando che «anch’io sono una delle tante vittime abusate sessualmente da Larry Nassar. Per troppo tempo mi sono chiesta: ‘Sono stato ingenua io? È stata colpa mia?’. Ora conosco le risposte a queste domande. No. No, non è stata colpa mia. No, non dovrò e non dovrei portare la colpa che appartiene a Larry Nassar, USAG e altri».

La nuova richiesta di indagine

E a febbraio aveva ribadito nuovamente il suo desiderio «di risposte da USAG e USOPC (il comitato olimpico americano, ndr). Vorrei che entrambi desiderassero un’indagine indipendente tanto quanto me e le altre vittime». E ora il nuovo affondo alla federazione, con l’ennesima richiesta di indagine.

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