Salto con gli sci, oltre la gravità

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Come può venire in mente a un essere umano di lanciarsi da un trampolino innevato con degli sci ai piedi a oltre 90 km/h per atterrare 140 metri più in là?

Forse solo la tracotante e umana voglia di prevalere nella perenne sfida contro la forza che ci tiene attaccati al terreno potrebbe spiegare perché esiste una disciplina come il salto con gli sci.

Siamo abituati ad avere la percezione di una velocità di 90 km/h grazie alle automobili che sfrecciano in autostrada, e se ci pensiamo bene questa velocità non è neanche una delle più elevate dello sport, senza bisogno di scomodare i motorsport infatti in una discesa libera si superano comodamente i 100 km/h.

Siamo invece meno avvezzi a comprendere quanti siano 140 metri, una distanza che potreste percorrere in un minuto e mezzo a piedi e che invece viene coperta galleggiando in aria per circa sei secondi.

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Sei lunghi secondi senza nessun mezzo per frenare se non la resistenza dell’aria stessa, sei secondi praticamente in volo senza l’aiuto di ali, motori, eliche o palloni, sei secondi che possono finire molto bene (qui un gran salto di Ryoyu Kobayashi, favorito per le prossime Olimpiadi di Pechino e conosciuto con l’altisonante soprannome di “Concorde di Hachimantai”) o molto male (vedi la terribile caduta di Daniel Andre Tande, che fortunatamente sta bene e dopo quasi un anno è tornato a gareggiare).

Da tutta questa sfida contro la gravità ci si potrebbe aspettare atleti protesi in sforzi sovrumani e pose impossibili. E invece tutto il salto è un unico, completo, fluido e armonioso movimento dal momento in cui l’atleta lascia la stanga di partenza fino al dolce atterraggio effettuato con una leggera genuflessione e le braccia a formare una croce latina con il resto del corpo (la cosiddetta tecnica del “telemark”).

Il momento della spinta non è un momento estremamente muscolare, l’atleta si stacca solo dalla stanga e comincia a prendere velocita sul trampolino innevato. Lo stacco dal trampolino è potente ed esplosivo ma le percezione che se ne ha da spettatore è quella di naturalezza e disinvoltura. In volo l’atleta è quasi fermo nella sua posizione estremamente orizzontale con gli sci a V e le braccia aperte a cercare di trovare più portanza possibile e non ci sono movimenti non intuitivi come la tecnica Fosbury del salto in alto.

Infine, l’atterraggio è leggero e armonioso, al contrario per esempio dell’atterraggio tumultuoso del salto in lungo, non interrompe il movimento in maniera brusca ma ne è parte integrante a tal punto che l’atleta continua poi la sua sciata in decelerazione prima di fermarsi.

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La componente artistica è quindi insita nel salto con gli sci tanto che per vincere non conta solo andare più lontani ma anche lo stile del salto, valutato da cinque giudici con un punteggio da zero a venti.

salto con gli sci

La valutazione si concentra soprattutto sulla stabilità della fase di volo e sulla qualità del telemark piazzato all’atterraggio. Nel computo del punteggio finale, oltre alla misura del salto e ai punteggi dei giudici, entrano infine anche altri fattori esterni come le compensazioni per il vento, che possono essere negative se si salta con un vento favorevole come un vento frontale che tende a “tenere su” l’atleta, o positive se si salta con vento da dietro o laterale. In condizioni di vento troppo forte non si può saltare per la sicurezza dei saltatori e sovente le gare di salto registrano ritardi, rinvii o addirittura cancellazioni.

Il salto con gli sci dunque è l’unico sport dove entra in gioco anche una componente di giudizio tecnico se non addirittura artistico, nonostante ci sia già una misura, con le sue dovute compensazioni, a valutare la prestazione degli atleti.

Può pertanto succedere che non vinca semplicemente chi va più lontano, anche se è difficile recuperare uno svantaggio di punti dovuto a qualche metro in meno con il solo stile. Spesso però le valutazioni dei giudici si rivelano determinanti in confronti molto equilibrati dal punto di vista dei metri.

Altra differenza con gli sport con misura più familiari è che non conta solo il salto migliore ma le gare sono sempre su due serie i cui punteggi si sommano. Al contrario dunque di una gara di salto in lungo che può essere vinta con cinque nulli e un salto eccellente, nel salto con gli sci è fondamentale non sbagliare nessuno dei due salti, magari resistendo a condizioni difficili di vento in una serie per sfoderare la propria miglior prestazione nell’altra.

Appuntamento quindi alle Olimpiadi di Pechino per vedere al loro massimo livello questi atleti volanti ben identificati costruire parabole morbidissime nel cielo.

salto sci quadro

Perché in fondo il salto con gli sci è uno dei pochi sport che, oltre alle emozioni, infonde anche un senso di serenità e pace allo spettatore tanto che un salto di Kobayashi potrebbe stare benissimo in un museo accanto a un dipinto come “La cattedrale di Chartres” di Corot.

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Redazione MusaNews
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