Sono passati quarant’anni dall’uscita del primo film di Massimo Troisi “Ricomincio da tre”. Ogni anniversario che lo riguarda acuisce la nostalgia ed il senso di profondo vuoto.
5 marzo 1981. Ricomincio da T(r)E Massimo, quarant’anni sono tanti, una vita. Eppure tanti ricordano benissimo quel film. No, non è per le volte che lo hanno trasmesso in televisione, ma perché era qualcosa che tanti attendevano. Massimo Troisi aveva già toccato con mano il successo con “La Smorfia”, il mitico trio che vedeva insieme, oltre a Massimo Troisi, Lello Arena e Enzo Decaro.
Prima la televisione, grazie ad una trasmissione storica della RAI, intitolata “NO STOP”, che si è poi rivelata uno straordinario trampolino di lancio per tanti, nuovi giovani comici come Carlo Verdone, I Giancattivi e I Gatti di Vicolo Miracoli. E poi il teatro. In giro per l’Italia con “La Smorfia”, con i teatri sempre pieni ed un successo prorompente. L’originalità, la simpatia e quel filo di malinconica allegria rendevano Massimo Troisi un predestinato.
Si iniziava a parlare di lui come del nuovo Totò. Ma non poteva essere un nuovo Totò, era Massimo Troisi ed era già tanto tanto. Da questo grande artista si attendeva, impazientemente, il passo successivo. Il passo che lo avrebbe potuto consacrare Grande Attore. Un film.
“Ricomincio da tre”, la consacrazione
E Massimo Troisi quel passo lo fece e presto. “Ricomincio da tre” è la sua opera prima, con la quale entra, di diritto, nella storia del nostro cinema. Nel film interpreta il ruolo di Gaetano, un giovane che lascia il suo paese, San Giorgio a Cremano, per cercare di crearsi una nuova vita. È la metafora della vita artistica di Massimo Troisi.
Lui lascia davvero il suo paese natale, San Giorgio a Cremano, per abbracciare una passione artistica, attraverso la quale, riesce a dare vita ad una nuova immagine della napoletanità, meno piagnucolosa e stereotipata. Nel film, situazioni comiche si succedono freneticamente, dettate dalla capacità straordinaria di Massimo Troisi di creare infiniti spunti dove l’agrodolce sorriso s’intreccia con la fragorosa risata.
Il tutto lasciandosi sempre aperta una fessurina dove infilare il colpo di genio. Perché Massimo Troisi era, soprattutto, un artista geniale, capace di stupirti facendo cose apparentemente normali. Se riflettiamo un attimo, è esattamente ciò che fanno i talenti purissimi, rendere semplici le cose difficili.
Ricomincio da T(r)E Massimo, un saluto
Ci verrebbe da dire che ora “Non ci resta che piangere”, citando il titolo di un altro, indimenticabile film di Massimo Troisi, scritto e recitato insieme ad un altro grande attore, Roberto Benigni. Ma Massimo Troisi ci ha regalato momenti di grande spensieratezza, di serenità, dove si rideva, si rifletteva un po’ sul senso della vita, anche amaramente, ma poi si rideva di nuovo. Ragione per cui Massimo Troisi non si può che ricordare se non attraverso un sorriso. Il suo. Ciao Massimo