Non è la felicità o il piacere, ma il senso della vita che protegge il nostro cervello

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Nel 2050, il 16% della popolazione mondiale avrà più di 65 anni. Di conseguenza, la prevalenza del morbo di Alzheimer e di altre demenze dovrebbe più che triplicare entro quella data, da 57 milioni di persone oggi a 152 milioni.

La ricerca ha dimostrato che uno stile di vita sano, come mantenere il cervello attivo, fare esercizio regolarmente e seguire una dieta equilibrata, riduce il rischio di sviluppare demenza, ma ora una nuova ricerca evidenzia come anche il benessere psicologico protegga le funzioni cognitive dalla degenerazione.

Una vita significativa protegge le funzioni cognitive

Per comprendere meglio come il benessere mentale influenzi la funzione cognitiva e il rischio di sviluppare demenza, i neuroscienziati dello University College London hanno esaminato i dati di 62.250 persone in tre continenti con un’età media di 60 anni.

Hanno scoperto che avere uno scopo e un significato nella vita era associato a un rischio di demenza inferiore del 19%. La cosa curiosa è che il senso della vita era un determinante più decisivo dell’ottimismo e della felicità.

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I ricercatori spiegano che vivere con uno scopo può ridurre il rischio di declino cognitivo più della felicità a causa delle differenze che esistono tra i concetti di eudemonia ed edonismo.

La chiave sta nell’eudemonia

Le persone che si concentrano sul perseguimento della felicità eudemonica tendono a vivere vite più equilibrate e hanno maggiori probabilità di impegnarsi in comportamenti protettivi come l’esercizio fisico e le interazioni sociali.

La ricerca eudemonica soddisfa un bisogno umano molto profondo basato sul significato, in modo che le persone che trovano un significato nelle loro vite hanno maggiori probabilità di attuare stili di vita sani che proteggano il loro equilibrio emotivo e, a lungo termine, il funzionamento cerebrale.

Invece, le attività edoniche che creano uno stato di euforia sono spesso bisogni fugaci o pulsioni che, una volta soddisfatte, lasciano dietro di sé una sensazione di vuoto. La ricerca edonistica della felicità può comportare comportamenti privi di significato o malsani, quindi queste persone potrebbero essere più inclini all’eccessiva indulgenza.

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In effetti, un altro studio condotto presso la Claremont Graduate University ha rilevato che la soddisfazione nella vita tende ad aumentare con l’età a causa di un aumento del rilascio di ossitocina. È possibile che avere uno scopo e un significato nella vita riduca anche la presenza di biomarcatori chiave legati alla demenza, come la neuroinfiammazione e la risposta allo stress cellulare.

Una vita significativa potrebbe svolgere un ruolo protettivo a livello cerebrale perché diminuisce la risposta allo stress. Se abbiamo livelli più bassi di cortisolo, saremo in grado di spegnere qualsiasi risposta cellulare o la neuroinfiammazione cronica che potrebbero influenzare il cervello a lungo termine.

Pertanto, per proteggere il nostro cervello, è meglio concentrarsi su quelle attività che ci portano benessere ed equilibrio, attività che sono significative e che contribuiscono a quel progetto più grande che abbiamo nella vita.

Fonti:

Bell, G. et. Al. (2022) Positive psychological constructs and association with reduced risk of mild cognitive impairment and dementia in older adults: A systematic review and meta-analysis. Ageing Research Reviews; 77: 101594.

Zak, P. J. et. Al. (2022) Oxytocin Release Increases With Age and Is Associated With Life Satisfaction and Prosocial Behaviors. Front. Behav. Neurosci; 10.3389.


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Redazione MusaNews
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