La quarantena che ormai da oltre venti giorni costringe tutti a casa, se per molti è noiosa, per alcuni è addirittura pericolosa. Rinchiusi tra le mura di casa, senza la possibilità di uscire, con un nemico invisibile fuori dalla porta, si è costretti a fare i conti con le proprie paure, che a volte prendono il sopravvento.
La percezione del pericolo
«L’antico, profondo e ben rodato meccanismo fisiologico dell’allarme è perfettamente congegnato per preparare il nostro corpo a reagire a situazioni di emergenza o di pericolo. E in effetti in questo periodo i pericoli e le emergenze non mancano: il pericolo di infettarci o che si infettino i nostri cari con una malattia dagli esiti imprevedibili, il pericolo di ripercussioni economiche e sociali dell’epidemia, e le misure di distanziamento sociale che ci costringono a modificare radicalmente le nostre abitudini», spiega il Professor Pietro Spagnulo, psichiatra, psicoterapeuta cognitivo comportamentale e Presidente dell’Istituto per la Applicazioni della Mindfulness alla psicoterapia e la medicina.
Un continuo stato d’allarme
Vivere momenti e stati di ansia è dunque del tutto normale. Ma possono sorgere dei problemi. «Il primo e forse il più diffuso è la difficoltà a sganciarsi dallo stato d’allarme, ovvero la tendenza ad essere persistentemente assorbiti da pensieri di ansia, da pensieri negativi o catastrofici sul futuro, al punto da non riuscire a liberare la mente per dedicarci alle cose importanti, utili e persino gradevoli», continua l’esperto.
Nuove condizioni di vita
«Il secondo problema è dato dalla necessità di adattarsi a nuove condizioni di vita, come la convivenza forzata con partner o familiari con i quali si hanno relazioni difficili o complicate, o la necessità di rinunciare a comportamenti che svolgevano funzioni rasserenanti o cruciali per il nostro equilibrio. Per questi problemi possiamo fare molto, anzi, possiamo cogliere l’opportunità di migliorare alcuni aspetti della nostra vita», commenta il Professor Spagnulo.
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