Mia Martini. 25 anni fa la morte improvvisa di una grandissima cantante

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Venticinque anni dal 12 maggio 1995


. Un quarto di secolo non è poco. Oltre alla morte precoce spiace anche che sia una porzione di tempo in cui Mia Martini ha goduto di un consenso unanime. Come se sparito il corpo e rimasta la voce, si fosse dissipata di colpo anche la croce della iettatrice. Eppure che fatica. Che rammarico ascoltandola pensare agli anni da reclusa, lei che era stata cantante di classe all’Olympia, accanto a Charles Aznavour, e poi costretta alla semi clandestinità, ospite di feste di paese e piccoli club, giusto per mantenersi. «Sono stati anni di grande studio» diceva, quelli che andavano dal 1983 al 1988.

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Ma subito prima c’era stata una decade gloriosa. L’esplosione con Piccolo Uomo, Minuetto, il sodalizio – anche sentimentale – con Ivano Fossati, le lotte con le case discografiche e l’antidivismo. Condotto attraverso un’acerrima lotta per l’aderenza al principio artistico, l’unica ragione di vita: cantare per esprimere emozioni. Guadagnare, anche, ma per prima cosa essere una cantante. Non c’è mai stato nessun dubbio per Mia Martini. Nessun altro obiettivo. Col grande ritorno di Almeno tu nell’universo questa necessità – spenta da così tanto silenzio – risulterà ancora più incisiva, quasi dovesse recuperare il tempo sprecato.

Mia Martini

Mia e Loredana. (Olycom)

Già da giovane però, risulta una caratteristica che la distingue dalle altre. Perché nonostante l’età la sua voce mostra la densità dell’esperienza. Quella particolare ricchezza di strati che dona rotondità alle frasi, alle alle parole. Per cui i testi diventano biografie, non interpretazioni per interposta persona. Mia canta e la gente capisce, capisce anche che c’è poco da chiedere, spiegazioni da esigere. Forse capisce persino l’urgenza e la scadenza imminente del suo “mandato”. È il dono dei grandi artisti. Talvolta con noi fino alla consunzione, talaltra meteore la cui scia non svapora.

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Mia Martini: la grande assente

Ne era consapevole Mia Martini, che Loredana descriveva come una ragazza perennemente con il libro degli spiriti in mano? Esiste cioè un punto di rottura come nei materiali, dopo il padre padrone, quattro mesi di carcere a Tempio Pausania, in provincia di Sassari, per possesso di droghe leggere, l’infamia di portare sfortuna, la completezza di un amore mai raggiunta? Eccome, se si vuole credere all’ipotesi del crepacuore di 25 anni fa. Sul letto del suo appartamento a Cardano al Campo, in provincia di Varese, dove si era trasferita da poco. In testa le cuffie di un walkman e la mano sul telefono.

Sapere la verità su quel decesso improvviso non è nemmeno più importante. Se davvero stesse per chiamare la sorella («me so’ persa la telefonata della vita») oppure il 113, poco importa. Importa un po’ di più la mestizia geografica in cui si era rintanata, di nuovo, con le telecamere puntate su quella palazzina di balconi e tapparelle da geometra: possibile che un cubo simile potesse ospitare un grande talento? Il dramma artistico, e assieme umano, rimane la brusca interruzione di una controprova, ossia la voce che parlava per altri. E le possibilità che se ne sono andate con lei.

La prova? I tributi che non reggono, che si inceppano, che si scusano perché era roba sua, la cantava meglio lei, non c’è niente da fare. Un po’ buco nero che risucchia e un po’ sole che acceca. Però lì, anzi qui, presente. Vietato bussare sulla porta ma per sempre quel benedetto punto, che attorno a noi ruota eccome.

Stasera su Rai1 Io sono Mia

Per ripercorrere la storia di Mia Martini Rai1 ripropone stasera Io sono Mia, il biopic del 2018 record di ascolti diretto da Monica Rametta, con Mimì interpretata da Serena Rossi. Un ritratto che comincia dal Festival di Sanremo del 1989, quello di Almeno tu nell’universo. E poi passa alla famiglia, ai successi e anche a Ivano Fossati, che ha rifiutato tuttavia ogni citazione esplicita. Così come Renato Zero. Avvallo completo, invece, di Loredana Bertè. Che ha più volte dichiarato la bravura di Serena, commuovendosi per la fedeltà nella mimesi. «La sfida più grande è stata quella di interpretare una donna così tormentata e lontana da me. Anche se poi era meridionale e fisica come la sottoscritta. Amava guidare, mangiare, cucinare. Tifava Napoli. E Billy Joel era uno dei suoi artisti preferiti».

Nel cast anche Maurizio Lastrico, Lucia Mascino, Dajana Roncione, Antonio Gerardi, Nina Torresi, Daniele Mariani, Francesca Turni, Fabrizia Coniglio, Gioia Spaziani, Duccio Camerini, Simone Gandolfo, Corrado lnvernizzi, Edoardo Pesce.

La trama

Un’esile figura femminile percorre i corridoi che portano al palco del Teatro Ariston. È Mia Martini al suo rientro sulle scene dopo anni di abbandono, nelle ore che precedono la sua performance, conosce Sandra, una giornalista che in realtà al Festival di quell’anno vorrebbe incontrare Ray Charles e che considera la Martini solo un ripiego. Ed è con lei che, in una serrata intervista, Mia ripercorre la sua vita: gli inizi difficili da bohémienne; il rapporto complesso con il padre che, pur amandola, la ostacola fino a farle male; una storia d’amore contrastata che la travolge segnando il suo destino sentimentale; il marchio infamante di iettatrice, che le si attacca addosso come la peste condizionando la sua carriera con alti e bassi vertiginosi; il buio, fino alla nuova dimensione di vita più pacificata.

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