Marilyn Monroe, icona intramontabile, in questi giorni avrebbe compiuto 95 anni. Musa News vuole ricordare non soltanto la diva cinematografica, ma la donna Norma Jeane Mortenson Baker.
I miti superano i confini del tempo e dello spazio. Appartengono a tutti, indipendentemente dal sesso, dall’età, dalla fede politica o religiosa. Sono miti proprio perché hanno abbattuto tutti gli steccati che possono creare insensate divisioni. Sono miti proprio perché hanno unito, uniscono ed uniranno. Sono miti perché continueremo a celebrarli oggi come ieri, tra cento anni ed oltre. Un mito eterno in questi giorni avrebbe compiuto 95 anni, ma scomparso da quasi 60. Quando si parla di umani miti il primo nome che viene in mente è il suo.
Una risposta spontanea, diretta, un pò come quando ci chiedono quale automobile preferiremmo possedere e rispondiamo di getto: la Ferrari. Il suo vero nome era Norma Jeane Mortenson Baker, ma il mondo, da quasi un secolo, l’ha conosciuta come Marilyn Monroe. Quella di Marilyn Monroe è stata una vita breve, che si è spenta repentinamente. Fatta di grandi gioie ma anche e, soprattutto, di inconfessabili dolori, di sogni che pian piano si trasformavano in realtà ma anche e, soprattutto, di desideri irrealizzati.
Una gioia malinconica
Quando si osservano gli occhi di Marilyn Monroe si ha sempre l’impressione di scorgere, nel fondo, qualcosa che somigli ad una forma di malinconia, di tristezza, una gioia non completamente autentica dietro un volto luminoso. Probabilmente tale impressione è pregiudicata dal fatto che siamo a conoscenza del triste destino che la sorte le aveva assegnato. O forse no. I primi anni di vita di Marilyn/Norma presentano già delle situazioni troppo grandi da vivere e da gestire per una bambina. Sua madre Gladys, che soffriva di problemi mentali e poi il passare da una casa-famiglia ad un’altra, con l’insostenibile strascico delle violenze fisiche e psicologiche subite.
Quell’infanzia così difficile, triste e complessa non poteva non lasciare segni indelebili sulla pelle e nell’anima di Marilyn/Norma. I suoi tre matrimoni consumati avidamente uno dietro l’altro come bicchieri d’acqua quando si ha molta sete testimoniano la sua voglia di fare tutto e subito. Come se sapesse che il tempo che il destino le aveva assegnato non fosse sufficiente per godersi a pieno le gioie della vita. Occorreva fare tutte le cose velocemente. Sempre. Aveva ben chiari gli obiettivi da raggiungere e li perseguì con feroce determinazione.
Marilyn Monroe, l’Inimitabile
I suoi film, le scene iconiche che sono state spesso, nel corso dei decenni, riprese per disperati tentativi di imitare l’inimitabile, danno il senso di ciò che ha significato Marilyn Monroe per il cinema e per l’immaginario collettivo. Soltanto il genio di Andy Warhol è riuscito a fermare il tempo a Marilyn Monroe. Quel volto, immortalato nelle sue iconografie, datate 1967, è probabilmente l’immagine più conosciuta, osservata, riprodotta al mondo. Quella dell’artista statunitense è stata l’unica maniera di riprodurre qualcosa di assolutamente unico, irriproducibile.
Il personaggio Marilyn Monroe appartiene a tanti mondi. Al cinema, il mondo a cui apparteneva come attrice, ma anche al costume, al glamour, al gossip. Apparteneva al mondo degli uomini che ritagliavano e conservavano nei loro portafogli le sue foto. Ma apparteneva anche al mondo delle donne, perché in un ambiente assolutamente maschile e maschilista come il cinema americano degli anni ’50, Marilyn era comunque diventata una star, lei ce l’aveva fatta: “Non m’importa di vivere in un mondo di uomini purché possa viverci da donna”, amava ripetere ed in questa frase c’è tanto di Marilyn e del mondo, soltanto apparentemente dorato, di Hollywood. La politica, lo sport, la letteratura, sono i mondi che Marilyn ha toccato per via delle sue passioni amorose. Il suo mondo è stato il mondo.
Marilyn Monroe, l’icona intramontabile. Il suo ultimo viaggio
Era una donna intelligente, che aveva il gusto dell’ironia, nonostante tutto e tutti. “Vado a dormire con due gocce di Chanel N.5”, disse una volta scherzando con i giornalisti. Ma dietro l’apparente serenità, dietro le copertina patinate e gli amori celebri, vi era una donna che non era riuscita a realizzare i suoi sogni. Da donna. Avere una propria famiglia, lei che praticamente non l’aveva mai avuta, nemmeno da bambina. Gli aborti, vari e disperati, non le avevano permesso di crescere dei figli. “Vorrei essere felice. Ma chi lo è? Chi è felice?”, diceva. Una malcelata disperazione che trovò sfogo nell’abuso di farmaci. Da lì l’inizio della fine.
Era il 19 maggio 1962 quando al Madison Square Garden, partecipò ai festeggiamenti per il compleanno del presidente John Fitzgerald Kennedy, e cantò davanti a circa 15.000 persone Happy Birthday, Mr. President. Meno di tre mesi dopo non più di 30 persone parteciparono al suo funerale. Marilyn Monroe è nata e morta nella stagione più bella, dove abbonda la luce. Nella sua breve esistenza terrena il buio e le ombre hanno battuto la luce. Prima che l’aratro inesorabile del tempo, che solca i nostri volti, incollasse sul suo bellissimo viso delle impietose rughe, prima che accadesse questo sacrilego evento, qualcuno o qualcosa è sceso sulla terra e l’ha portata via.
Ad accompagnarla, nel suo ultimo viaggio, le meravigliose note di Over the Rainbow (Da qualche parte, sopra l’arcobaleno), tratte dal film Il Mago di Oz ed interpretata da Judy Garland. Da un film senza tempo una canzone senza tempo per un’icona senza tempo. Auguri Marilyn/Norma, l’icona intramontabile.
Da qualche parte sopra l'arcobaleno, i cieli sono blu e i sogni che osi sognare, diventano realtà per davvero Un bel giorno esprimerò un desiderio ad una stella e mi sveglierò in un posto dove avrò lasciato le nuvole assai lontane alle mie spalle, (un posto) dove i problemi si sciolgono come gocce di limone, (un posto) molto più in alto dei comignoli Mi troverai là
Articolo di Stefano Vori