La società moderna nelle sue caratteristiche si sviluppa e si trasforma cancellando la Storia o perlomeno prendendola a singhiozzo per il comodo di chi oggi gestisce la comunicazione.
Il Calcio, ma soprattutto chi lo ama, però ha una memoria infallibile. Nel bene e nel Male.
Ricorda le sue Ere, i suoi Campioni, il suo sviluppo, le sue idee, la sua natura ed il suo radicamento nella società.
In questo grande confronto tra la mercificazione e santificazione dell’attuale e la difesa nostalgica del calcio di ieri Io scelgo la valutazione complessa del contesto nel quale i Campioni regalano emozioni. Contesto inteso come insieme di fattori determinanti, tecnici, psicologici, tattici, fisici, sociali, regolamentari e comportamentali.
E anche se dovessimo utilizzare questa serie di caratteristiche la valutazione per determinare il Migliore sarebbe quasi impossibile.
Con la vittoria dell’Argentina ai Mondiali in Qatar si è definitivamente e ufficialmente aperta la diatriba tra il predominio assoluto tra Lionel Messi e Diego Armando Maradona.
Messi è senza ombra di dubbio uno dei più grandi giocatori della Storia del Calcio.
Diamolo come premessa. Per numeri, per classe, per estro.
Ma la Storia dice anche che l’Argentino è cresciuto in un contesto tecnico accomodante.
Un calcio tecnologico a favore degli attaccanti, dove non c’è spazio per marcature individuali e dove è sempre più sbiadito il tatticismo del più debole che vuole opporsi alla forza del più forte.
Un calcio di tutti e per tutti dove tutti vogliono prendersi la scena stupendo con innovazione e corsa, nel quale l’agonismo appare come nemico e nemico dell’attualità.
Un calcio veloce, dinamico, aperto dove il risultato deve uscire dopo la giocata e non la giocata al servizio del risultato.
Un calcio che ha livellato i valori medi ma ha dato esposizione ai valori migliori, un calcio visibile a tutti che pensa di stare tra la gente e non è della gente.
Messi ha rotto gli schemi di un calcio veloce ma poco attento, ha illuminato con giocate con un eco globale. Ha influenzato tecnicamente le sue squadre, ha reso migliore il gioco ma non è stato il migliore.
Arriviamo a Maradona.
Se ci guardiamo indietro troviamo squadre sempre più forti, soprattutto nei Campionati del Mondo. La Francia del 2018 era più forte dell’attuale Argentina. La Germania del 2014 molto più solida e compatta della Francia, la Spagna più spumeggiante e spettacolare dei tedeschi. L’Italia del 2006 avrebbe trovato poche avversarie in questo Mondiale nonostante non fosse la favorita nel suo, il Brasile del 2002 per non parlare della Francia del ’98.
Maradona ha fatto la differenza cercando in ogni modo di non farla.
Ha sovvertito le regole del gioco in un calcio sfavorevole. Ha vinto dove non era possibile ed oltre alle abilità ha gettato nella mischia personalità.
Non era solo un giocatore di calcio si era costituito come un capo, un trascinatore fallibile ma straordinario.
Maradona era il piede della vittoria e la responsabilità da prendersi nei momenti di difficoltà.
Messi è Globale, Maradona era Identitario.
Messi unisce, Maradona divideva.
Messi vince, Maradona lottava.
Allora la definizione principale è il cambiamento della società e di conseguenza del calcio, dei suoi ritmi e dei suoi attori. Tante, troppe differenze in pochi decenni che ne hanno deviato la natura e la strada, la percezione.
Considerato ciò trovare Il Migliore sarebbe un torto troppo grande che mancherebbe di rispetto a chi gode del Calcio ma se pongo le seguenti domande le risposte mi aiutano ad avvicinarmi:
Maradona avrebbe potuto giocare o adattarsi al calcio attuale? Messi avrebbe giocato e brillato con questa frequenza nel calcio degli anni ‘80-‘90?
Forse dal mio approfondimento se ne intuisce il calibro ma lascio a voi libera interpretazione.
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