Sanremo 1967
La XVII edizione del Festival della Canzone Italiana, andò in onda dal 26 al 28 gennaio 1967 e fu condotta da Mike Bongiorno insieme a Renata Mauro. Al termine della gara canora, la classifica fu la seguente:
- Canzone vincitrice: “Non pensare a me”, interpretata da Claudio Villa e Iva Zanicchi;
- Seconda classificata: “Quando dico che ti amo”, interpretata da Annarita Spinaci e Les Surfs;
- Terza classificata: “Proposta”, interpretata da I Giganti e The Bachelors.
Il Festival di Sanremo ha una storia lunga 70 anni. In questi 70 anni c’è un prima ed un dopo Sanremo. Un evento tragico, imprevedibile ed inimmaginabile ha creato una frattura insanabile tra due epoche: la morte di Luigi Tenco. Era la notte del 27 gennaio 1967, quando, in un albergo della località ligure, fu rinvenuto il cadavere di Luigi Tenco. Fu ritrovato un biglietto, scritto, forse, da Tenco, dove il cantante cercava di spiegare il motivo di quell’ultimo, disperato, folle gesto: «Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda “Io tu e le rose” in finale e ad una commissione che seleziona “La rivoluzione”. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi.».
Un “incredibile” messaggio
Potremmo definire questo messaggio in molti modi, uno dei quali potrebbe essere: INCREDIBILE. Infatti, in molti, tra amici e colleghi, ovvero tra coloro che lo conoscevano bene, non hanno mai creduto che quelle parole fossero state scritte da Luigi Tenco. Un mistero. Un mistero che dura da 54 anni, dove la parola fine non è mai stata pronunciata, tanto meno scritta. A poche settimane dalla nuova edizione del Festival, si ritorna, prepotentemente, a parlare del mistero Tenco. A riportarci indietro con la memoria a 54 anni fa ed a quella notte del 27 gennaio 1967, sono le parole di Lino Patruno, musicista e cabarettista, grande amico di Luigi Tenco. In un’intervista pubblicata dal settimanale “Oggi”, Lino Patruno riprende a piene mani la teoria che Luigi Tenco fu ucciso e che, quindi, non si trattò di un suicidio. Inoltre, rivela che presto si scoprirà la verità.
Lino Patruno racconta: «Io Luigi lo conoscevo benissimo: era un giovane allegro e solare; quell’immagine da depresso cronico gli è stata cucita addosso dopo, per giustificare la tesi del suicidio. Secondo me Tenco si era ficcato in un brutto giro», spiega Patruno. «Per motivi di marketing lo avevano “fidanzato” con Dalida, un brutto e ambiguo personaggio che andava in giro con un tale ancora più brutto e ambiguo di lei, Lucien Morisse, il suo primo marito da cui aveva divorziato ed era rimasto al suo fianco in qualità di agente e personal manager. Si diceva che questo Morisse fosse addirittura legato al Clan dei marsigliesi…
Si diceva anche che Tenco, quella sera, era incavolato nero, non per l’eliminazione della sua canzone, ma perché aveva scoperto che il Festival era tutto truccato. Forse voleva pubblicamente denunciare anche un giro di scommesse clandestine. Probabilmente qualcuno gli ha chiuso la bocca prima che potesse fare danni».
Dalida
Luigi Tenco come James Dean
L’8 febbraio 2021 James Dean avrebbe compiuto 90 anni. L’attore di “Gioventù bruciata” morì a soli 24 anni, a causa di un incidente stradale. “Bello e dannato”, è sempre stata questa la definizione postuma di James Dean, fino a farlo diventare un MITO. Probabilmente, se Luigi Tenco fosse nato in Inghilterra o negli Stati Uniti, sarebbe diventato, dopo la sua tragica e prematura morte, un MITO. Anche lui era bello, dannato, apparentemente malinconico ed inquieto. In questi casi, come avviene per tutti i grandi artisti scomparsi prematuramente, ci viene sempre da dire: “con quel talento chissà quante cose belle avrebbe potuto ancora regalarci”. Quando Luigi Tenco, nel suo ultimo messaggio, parla dei suoi cinque anni dedicati alla musica, ci ricorda, tra le righe, le tante belle canzoni scritte in così poco tempo. Canzoni che dopo oltre 50 anni ancora cantiamo ed ascoltiamo, semplicemente perché erano bellissime.
Le citiamo soltanto cinque, come gli anni che Tenco dedicò alla musica:
- Lontano Lontano
- Vedrai Vedrai
- Mi Sono Innamorato Di Te
- Un Giorno Dopo L’altro
- Ciao Amore Ciao
Luigi Tenco faceva parte di quella che è stata definita “la scuola genovese”. Un filone d’oro nella miniera del cantautorato italiano, capace di generare talenti come Fabrizio De André, Gino Paoli, Umberto Bindi, Bruno Lauzi.
Il ricordo di un amico
Fabrizio De André compose per l’amico Luigi Tenco la splendida “Preghiera in gennaio”. De André ricordava così la genesi di quella canzone:
“L’ho dedicata a Tenco. Scritta, o meglio pensata nel ritorno da Sanremo dove c’eravamo precipitati io, la mia ex moglie Enrica Rignon e la Anna Paoli (prima moglie di Gino Paolindr). Dopo aver visto Luigi disteso in quell’obitorio (fuori Sanremo peraltro, perché non ce l’avevano voluto) tornando poi a Genova in attesa del funerale che si sarebbe svolto due giorni dopo a Cassine, mi pare, m’era venuta questa composizione. Non l’ho di certo scritta apposta perché la gente pensasse che io avevo scritto apposta una canzone per Luigi, tant’è vero che non c’era scritto assolutamente da nessuna parte che l’avevo composta per lui.” (Fabrizio De André).
Una triste ricorrenza
Ogni anno, in occasione del Festival di Sanremo, si ricorda quella notte tragica, dove, come raccontava l’inviato della RAI Lello Bersani, si era lì soltanto per parlare di musica ed invece si stava raccontando una tragedia, di una giovane vita che non c’era più.
E gli occhi intorno cercano
quell’avvenire che avevano sognato
ma i sogni sono ancora sogni
e l’avvenire è ormai quasi passato.
Un giorno dopo l’altro
la vita se ne va
domani sarà un giorno
uguale a ieri.
Brano tratto da “Un giorno dopo l’altro” di Luigi Tenco